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Trattamento farmacologico della fibrillazione atriale

Trattamento farmacologico della fibrillazione atriale

 

È possibile che il trattamento terapeutico della fibrillazione atriale sia farmacologico, con l’assunzione di farmaci antiaritmici che devono essere assunti 2-3 volte al giorno. I farmaci attualmente disponibili sul mercato sono molto efficaci nella prevenzione delle recidive aritmiche ma non raggiungono il successo totale; pertanto è possibile che molti pazienti presentino ancora delle recidive aritmiche che possono spingerli a recarsi continuamente al pronto soccorso. L’utilizzo di farmaci antiaritmici può essere considerato opportuno in base anche alla presenza di co-morbidità e alla presenza degli inevitabili effetti collaterali dei farmaci che, in teoria, se efficaci dovrebbero essere assunti sine die.

Trattamento per aneurismi dell’aorta addominale

Trattamento per aneurismi dell’aorta addominale

 

Che cosa è un aneurisma?

Con il termine aneurisma si indica una dilatazione localizzata e permanente di un’arteria causata dal danno delle fibre elastiche e muscolari presenti nella parete. Privo così della sua abituale elasticità, il vaso si allarga progressivamente sotto la spinta della pressione del sangue. L’evoluzione naturale dell’aneurisma determina un progressivo aumento di calibro del tratto di arteria coinvolto fino all’inevitabile rottura del vaso. I fattori di rischio che contribuiscono alla formazione dell’aneurisma sono ipertensione, familiarità, alti livelli di colesterolo, diabete e fumo. L’aneurisma dell’aorta è una malattia molto diffusa: colpisce circa il 6% della popolazione di età superiore a 60 anni e interessa più frequentemente i maschi. Gli aneurismi più frequenti coinvolgono l’aorta addominale sottorenale, ma qualche volta si estendono alle arterie iliache, cioè ai due rami principali di divisione dell’aorta diretti agli arti inferiori.

 

Con quali sintomi si manifesta un aneurisma?

L’aneurisma dell’aorta addominale è quasi sempre totalmente asintomatico, ossia non dà segno della sua presenza. Molto spesso, infatti, viene riscontrato nel corso di esami o visite eseguiti per altre ragioni. Alcune volte si può manifestare con un dolore al dorso ed alla regione lombare, causato dalla compressione esercitata dall’aneurisma sui corpi vertebrali e sulle radici nervose.

I sintomi della rottura dell’aneurisma, invece, sono molto diversi: dolori addominali o dorsali con anemia e calo importante dei valori di pressione arteriosa dovute all’emorragia. In caso di comparsa di questi gravi disturbi si deve procedere al ricovero in ospedale immediato per il trattamento.

 

Quali esami sono utili per la diagnosi?

Nella maggior parte dei casi, la palpazione dell’addome da parte del medico permette l’individuazione della presenza dell’aneurisma dell’aorta addominale, soprattutto nei soggetti magri o in presenza di aneurismi di ampio diametro.

L’ecografia addominale o l’ecocolordoppler permettono di valutare precisamente la sede dell’aneurisma, il suo diametro e l’eventuale interessamento delle arterie iliache. Esami come la tomografia assiale computerizzata (TAC) e l’angio-risonanza magnetica (angio-RNM) possono fornire dettagli ancora più precisi.

I soggetti in cui sono presenti fattori di rischio (ipertensione, familiarità, fumo, valori elevati di colesterolo, storia personale di malattia di cuore o delle arterie degli arti inferiori e delle carotidi, diabete, malattie croniche polmonari) dovrebbero effettuare periodicamente un esame ecografico o ecocolordoppler con studio dei diametri dell’aorta. Sarà il medico specialista ad indicare eventualmente la necessità e il tipo di esami per approfondimento.

 

Perché è importante la diagnosi precoce?

La diagnosi precoce della presenza di un aneurisma dell’aorta addominale, anche di piccole dimensioni, permette di controllare nel tempo l’evoluzione della dilatazione stessa e di effettuare il trattamento dell’aneurisma prima di arrivare alla rottura. Bisogna considerare, infatti, che il trattamento di questa malattia è attualmente da valutare come sicuro e con un margine di rischio contenuto quando viene effettuato in “elezione”, mentre le complicanze e la mortalità sono molto elevate se l’intervento è eseguito dopo la rottura.

 

Quali trattamenti sono possibili?

L’esecuzione dell’intervento chirurgico classico di aneurismectomia avviene secondo tecniche ormai collaudate da decenni e con materiali che sono notevolmente migliorati negli anni. Si sostituisce il tratto di aorta dilatato con una protesi, ossia un tubo di materiale sintetico, che viene ancorato con una sutura alla parete arteriosa sana. Questo tubo può essere retto o biforcato a seconda che venga coinvolta solo l’aorta addominale o anche le arterie iliache. Il flusso di sangue viene temporaneamente bloccato da pinze che vengono poi rimosse quando la protesi è stata ben posizionata.

Negli ultimi anni si è introdotta la possibilità di introdurre una protesi nel tratto di aorta dilatata, con un catetere che viene fatto risalire dall’arteria femorale (all’inguine): questa protesi è contenuta in una guaina che, sotto controllo radiologico, viene aperta solo quando è correttamente posizionata in corrispondenza dell’aneurisma. Il grande vantaggio di questa tecnica “endovascolare” è quello di non richiedere un’ampia incisione dell’addome (come invece avviene in caso di intervento chirurgico tradizionale): si può quindi effettuare in anestesia locale o spinale e prevede un tempo di permanenza in ospedale ridotto.

Rappresenta dunque una metodica utile per il trattamento degli aneurismi dell’aorta addominale anche in pazienti che potrebbero essere esposti ad un alto rischio con l’intervento chirurgico, a causa di una contemporanea presenza di malattie di cuore o polmoni. Tuttavia, al momento non sono disponibili dati certi sui risultati a lungo termine del trattamento endovascolare ed inoltre a volte la sua applicazione è resa impossibile dalle caratteristiche morfologiche (la forma e l’estensione della dilatazione aortica stessa).

Si può effettuare una scelta tra le due diverse modalità di trattamento solo dopo aver valutato attentamente i dati che riguardano le condizioni generali, con particolare riferimento a malattie di cuore, polmoni e reni, e le dimensioni e morfologia della dilatazione aneurismatica.

Trabeculectomia

Trabeculectomia

 

Si tratta di un intervento chirurgico per la cura del glaucoma, da eseguire quando i trattamenti farmacologici non siano più sufficienti o in caso non siano tollerati dal paziente.

 

Che cos’è la trabeculectomia?

 

E’ un intervento filtrante che crea un “bypass” tra l’interno e la parte esterna dell’occhio (sotto la congiuntiva, coperta dalla palpebra superiore), in modo tale da far defluire negli spazi sottocongiuntivali l’umore acqueo in eccesso all’interno dell’occhio e diminuirne la pressione. Questo permette di limitare la progressione del glaucoma.

 

In Humanitas è possibile intervenire con una variante della trabeculectomia semplificata grazie all’utilizzo di un impianto microscopico valvolare detto “Ex-PRESS®”.

 

Come funziona la trabeculectomia?

 

L’intervento viene eseguito in anestesia locale e normalmente si richiede una notte in ospedale per osservazione e controlli al mattino successivo.

 

Quali sono i vantaggi della trabeculectomia?

 

La scelta di intervenire con la trabeculectomia dipende dallo stadio e della progressione della malattia.

 

Il trattamento consente di limitare la progressione del glaucoma e consente al paziente di migliorare la qualità della propria vita, sospendendo la terapia farmacologica con colliri.

 

 

Quali pazienti possono effettuare la trabeculectomia?

 

L’intervento è adatto a quasi tutti i pazienti, con l’eccezione dei casi di glaucoma allo stadio terminale, in quanto non porterebbe alcun beneficio.

 

La trabeculectomia è dolorosa o pericolosa?

 

L’intervento non provoca dolore in quanto eseguito in anestesia locale. Dopo l’effetto dell’anestesia, il paziente potrebbe avvertire poco fastidio, correlato ai punti di sutura.

 

 

Sono previste norme di preparazione all’intervento?

 

Il paziente deve instillare colliri prescritti dai medici del Centro Glaucoma programmati nelle visite precedenti. Il giorno prima dell’intervento si deve presenta per la verifica della pressione oculare e il controllo generale.

 

Follow up

 

Nei primi due mesi le visite di controllo sono settimanali. A partire dal terzo mese vengono riprogrammanti controlli a distanza variabile in base al decorso postoperatorio.

 

Intervento per strabismo

Intervento per strabismo

 

Lo strabismo è una malattia comune che riguarda il 4-5% della popolazione.

Il Centro Oculistico Humanitas si occupa dei problemi di strabismo riguardanti ogni fascia di età. Nell’ambito dello strabismo dell’adulto vengono trattati tutti i tipi di strabismo, come quelli causati da:

-scompenso di uno strabismo congenito

-strabismo secondario a problemi neurologici o neurochirurgici

-secondario a problemi organici oculari

-secondario a disordini tiroidei

-strabismi postraumatici

-restrittivi o di altra origine

 

Presso Humanitas si pratica la chirurgia dello strabismo anche utilizzando la più recente metodica denominata MISS (Minimally Invasive Strabismus Surgery) che, riducendo al minimo il trauma chirurgico mediante l’utilizzo di aperture congiuntivali di pochi millimetri, minimizza fino ad eliminare fastidiosi problemi post-intervento quali dolore, occhio rosso, gonfiore palpebrale; questi problemi con l’usuale metodica perdurerebbero spesso per qualche settimana.

 

Che cos’è?

 

L’intervento chirurgico ha l’obiettivo di riallineare gli assi visivi agendo sui muscoli che controllano gli occhi.  Per fare questo è necessario modificare la forza con cui i muscoli sono in grado di far muovere i bulbi oculari.

A tal fine è possibile:

-“rinforzare” un muscolo accorciandolo mediante un intervento di plicatura (in Humanitas è ormai abbandonato da anni l’intervento di resezione, ritenuto troppo demolitivo)

-“indebolirlo” mediante un intervento di recessione

 

Come funziona l’intervento per strabismo?

 

Gli interventi per lo strabismo e per la diplopia possono essere effettuati sia in anestesia topica sia in anestesia generale. Nella maggior parte dei casi il paziente resta in osservazione alcune ore dopo la chirurgia, e raramente è necessario il ricovero, mai comunque superiore ad una notte.

 

L’intervento per strabismo è doloroso o pericoloso?

 

Gli interventi di correzione dello strabismo, pur se non francamente dolorosi, determinano comunque un certo disconfort postoperatorio (dolore, occhio rosso, gonfiore palpebrale) che può perdurare per alcune settimane.

Al fine di ridurre tale disagio in Humanitas, in alcuni casi, si pratica la chirurgia dello strabismo anche utilizzando la più recente metodica denominata MISS (Minimally Invasive Strabismus Surgery) che riduce al minimo il trauma chirurgico.

 

 

Quali pazienti possono effettuare l’intervento per strabismo?

 

Solo una valutazione preoperatoria scrupolosa e completa unita all’esperienza del chirurgo su tutte le possibili tecniche di chirurgia potranno portare alla scelta della miglior strategia chirurgica per il caso specifico.

 

Follow up

 

I pazienti operati per strabismo vengono sempre controllati il giorno successivo all’intervento, dopo una settimana e dopo sei settimane. Successivamente si procede a visite con cadenza annuale.

 

Sono previste norme di preparazione all’intervento?

 

Non sono necessarie metodiche specifiche di preparazione all’intervento. Quando si è concordato l’intervento con il paziente, si programma l’usuale routine pre-ricovero in maniera non dissimile da quella di un qualunque intervento chirurgico (esami ematici di routine, ECG, visita anestesiologica con gli accertamenti ritenuti necessari dall’anestesista).

 

Alternative alla chirurgia

 

La chirurgia è spesso l’atto finale di una serie di processi diagnostico-terapeutici mirati a comprendere e, ove possibile, a risolvere le cause dello strabismo.

Nei bambini la chirurgia deve essere sempre preceduta, e spesso anche successivamente accompagnata, da un’attenta valutazione della funzionalità visiva in tutti i suoi aspetti, diventando infine la risoluzione di uno sgradevole e quanto mai disturbante inestetismo.

In alcuni strabismi degli adulti, essenzialmente in quelli con un angolo piccolo e in quelli che prevediamo siano in miglioramento spontaneo, nei quali spesso il sintomo prevalente è la visione doppia, una buona opzione terapeutica è offerta dalla correzione con lente prismatica inizialmente adesiva applicabile alla lente correttiva e successivamente incorporata alla stessa.

Iniezione intravitreale di farmaco per patologie di retina

Iniezione intravitreale di farmaco per patologie di retina

 

L’Iniezione intravitreale di farmaco per patologie di retina è un trattamento delle patologie retiniche mediante iniezione intraoculare di farmaco.

Da alcuni anni è entrata nella pratica clinica dell’oculista la terapia di patologie retiniche mediante iniezione del farmaco direttamente all’interno dell’occhio. Questo nuovo approccio terapeutico ha permesso di migliorare la prognosi di diverse patologie retiniche riducendo la percentuale di peggioramenti visivi.

 

Che cos’è l’iniezione intravitreale di farmaco?

 

I farmaci attualmente approvati ed utilizzati per uso intraoculare sono farmaci anti-VEGF (inibitori della formazione di nuovi vasi sanguigni) e cortisonici. I primi (anti-VEGF) sono utilizzati nel trattamento della degenerazione maculare senile essudativa, nell’edema maculare diabetico e nell’edema maculare secondario a trombosi dei vasi retinici.

I secondi (cortisonici) sono approvati ed utilizzati per il trattamento dell’edema maculare secondario ad una trombosi dei vasi retinici e per patologie infiammatorie dell’occhio (ad esempio l’uveite).

 

Come funziona l’iniezione intravitreale di farmaco?

 

L’iniezione viene eseguita in ambiente controllato (sala operatoria) in condizioni di sterilità e in regime ambulatoriale. Il paziente quindi, una vola eseguita l’iniezione, può tornare a casa accompagnato dai familiari. L’iniezione è eseguita con anestesia topica, cioè mediante istillazione di colliri anestetici. La terapia post iniezione è a base di colliri. Il primo controllo è eseguito in ambulatorio il giorno successivo. A distanza di circa 2-3 settimane, e in base ai casi, sarà eseguito il controllo successivo.

 

Quali sono i vantaggi e gli svantaggi dell’iniezione intravitreale di farmaco?

 

Il trattamento con farmaci intraoculari ha dimostrato una buona efficacia nel trattamento di diverse patologie retiniche come la degenerazione maculare senile essudativa, un edema maculare secondario a retinopatia diabetica e a trombosi venosa.  Gli effetti indesiderati riportati di tali trattamenti sono rari e tra questi ricordiamo: aumento della pressione intraoculare, mal di testa, vitreite (infiammazione dell’occhio), distacco di vitreo, emorragia retinica (sanguinamento della parte posteriore dell’occhio), disturbi visivi, dolore oculare, mosche volanti (macchie nel campo visivo), emorragia congiuntivale (sanguinamento nella porzione anteriore dell’occhio), irritazione oculare, sensazione di avere un corpo estraneo nell’occhio, aumento della lacrimazione, blefarite (infiammazione delle palpebre), secchezza oculare, iperemia oculare (arrossamento), prurito oculare, artralgia (dolore articolare) e naso faringite (infiammazione del naso e della gola) etc. Raramente possono osservarsi più’ gravi complicanze quali: endoftalmite (infezione del globo oculare), infiammazione oculare grave, lesione alla retina e cataratta. La complicanza sistemica più’ temibile e’ la tromboembolia.

 

L’iniezione intravitreale di farmaco è dolorosa?

 

La durata dell’iniezione è circa un minuto, la sensazione avvertita dal paziente è minima e della durata di pochi secondi.

 

Quali pazienti possono effettuare l’iniezione intravitreale di farmaco?

 

Non esistono controindicazioni assolute alle iniezioni intravitreali per patologie sistemiche.

Esistono diversi profili di rischio soprattutto per pazienti cardiopatici e vasculopatici o per allergie accertare ai farmaci contenuti all’interno di questi medicamenti.

 

Sono previste norme di preparazione al trattamento?

 

L’intervento è effettuato in posizione supina, in un ambiente chirurgico sterile (sala operatoria), con l’ausilio da parte dell’operatore del microscopio. L’atto chirurgico si articola in diverse fasi:

 

-disinfezione della cute perioculare e del sacco congiuntivale

-iniezione intravitreale a 3.5/4.0 mm dal limbus per via transcongiuntivale

-controllo intraoperatorio del tono oculare ed eventuale paracentesi evacuativa dalla camera anteriore

 

 

Dopo l’esecuzione dell’intervento chirurgico verranno fornite dal medico le indicazioni a cui attenersi adatte al caso di ogni singolo paziente.

 

Follow up

 

I controlli successivi alle iniezioni intravitreali sono cardine della terapia stessa. Devono essere effettuati nei tempi e nei modi suggeriti dall’oculista per garantire la giusta efficacia terapeutica.

 

Anastomosi delle tube (o salpingi)

Anastomosi delle tube (o salpingi)

 

Il primo intervento chirurgico con il robot è stato eseguito sulle salpingi, ambito chirurgico fra i più complessi, riguardante le pareti delle tube uterine.

L’indicazione di procedere con la chirurgia robotica per la riapertura delle salpingi dopo legatura delle stesse per sterilizzazione volontaria, sta proprio nella qualità delle suture, che possono essere eseguite con facilità grazie agli strumenti robotici. Infatti, l’anastomosi delle salpingi prevede una serie di punti con fili riassorbibili estremamente sottili, usati per ricostruire lo strato muscolare e la sierosa delle salpingi.

L’estrema precisione dell’operazione microchirurgica riporta in letteratura in prima esperienza, un successo in termini di gravidanze del 50% (in assenza di gravidanze ectopiche). Se esistono gli estremi per eseguire un tentativo di anastomosi tubarica, la tecnica robotica rimane la prima scelta per le qualità espresse dal robot in questo genere di intervento.

Trattamento per la sindrome di Brugada

Trattamento per la sindrome di Brugada

 

Se il test per aritmie ventricolari pericolose risulta positivo, e se viene riscontrato un rischio elevato, ai pazienti colpiti da sindrome di Brugada viene suggerito il posizionamento di un defibrillatore impiantabile (ICD) che finora risulta essere la terapia con la maggior protezione contro eventi improvvisi.

Il posizionamento di un defibrillatore impiantabile viene indicato a pazienti sintomatici in cui si manifesta un pattern di tipo 1, sia spontaneo che in seguito a somministrazione di farmaci bloccanti i canali del sodio, pazienti che presentano sintomi come sincope, respiro agonico notturno, lipotimie (una volta escluse tutte le cause non cardiache, oppure ai pazienti risultati candidabili allo studio elettrofisiologico).

Trattamento per la sindrome del QT lungo

Trattamento per la sindrome del QT lungo

 

La terapia per alcune forme di LQTS è con farmaci betabloccanti o con farmaci a base di potassio.

Quando la terapia farmacologica non è sufficiente o indicata, viene consigliato l’impianto del defibrillatore, dispositivo che ha in compito di erogare shock per interrompere aritmie fatali.

Trattamento per la displasia aritmogena del ventricolo destro

Trattamento per la displasia aritmogena del ventricolo destro

 

La terapia della ARVD/C (displasia o cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro) è deputata innanzitutto alla protezione dal rischio aritmico, iniziando con la modifica dello stile di vita, escludendo una attività fisica strenua, e con la terapia farmacologica: in quest’ultima sono inclusi betabloccanti, l’amiodarone e alcuni farmaci antiaritmici bloccanti di classe IC. Per questi pazienti è necessario valutare attentamente l’indicazione all’impianto di un ICD.

Vitrectomia

Vitrectomia

 

La vitrectomia è l’intervento chirurgico che permette di trattare il distacco della retina rimuovendo il corpo vitreo, ovvero il gel trasparente localizzato tra l’iride e la retina.

 

Cos’è la vitrectomia?

 

La vitrectomia è uno degli interventi chirurgici che permettono di trattare il distacco della retina quando coinvolge un’area significativa della retina stessa. Il chirurgo procede alla sostituzione del corpo vitreo, il quale viene aspirato con strumenti adatti alla microchirurgia e sostituito con una soluzione salina. Al termine del trattamento, della durata di due o tre ore, entrambi gli occhi vengono bendati.

 

Immediatamente prima dell’intervento le pupille devono essere dilatate.

La vitrectomia permette di recuperare la vista in due casi su tre, ma l’intervento è associato al rischio di complicazioni come sanguinamento, cataratta e endoftalmite.

 

La fase post-operatoria può essere accompagnata da un dolore che può essere controllato con farmaci analgesici.

 

Quali pazienti possono effettuare la vitrectomia?

 

La vitrectomia è indicata nei pazienti affetti da retinopatia diabetica, foro maculare, membrana epiretinica e infezioni o traumi oculari.

 

 

Sono previste norme di preparazione all’intervento?

 

Prima dell’intervento il chirurgo può richiedere un’ampia gamma di analisi di entrambi gli occhi, incluse Tac, risonanze magnetiche ed ecografie.

 

Follow up

 

Dopo l’intervento devono essere utilizzati colliri e antibiotici. Inoltre è indispensabile tenere gli occhi a riposo fino a guarigione completata. In assenza di complicanze il paziente deve sottoporsi a controlli a 1, 7, 21, 60, 120 e 180 giorni dall’intervento.

 

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