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Ambliopia (occhio pigro)

Ambliopia (occhio pigro)

 

L’ambliopia, patologia anche chiamata “dell’occhio pigro”, colpisce circa il 4% della popolazione mondiale. Questa condizione porta ad una riduzione più o meno marcata della capacità visiva di un occhio o, più raramente, di entrambi.

Brevemente si può dire che deriva da un’alterata trasmissione del segnale nervoso tra l’occhio e il cervello. Quest’ultimo privilegia quindi l’occhio con la maggiore acuità visiva rispetto a quello con acuità visiva ridotta.

Questa patologia, ad oggi, può essere trattata con possibilità di successo parziale o completo solamente intervenendo entro i primi 5-6 anni di vita di un bambino.

 

Cos’è l’ambliopia?

Solitamente monolaterale, l’ambliopia può essere determinata da patologie oculari che, durante lo sviluppo del sistema visivo del bambino nei suoi primi anni di vita (0-6 anni), impediscono allo stimolo visivo il raggiungimento della retina, dovuto ad esempio alla cataratta in età pediatrica, molto spesso congenita.

Frequentemente si presenta in occhi perfettamente sani dal punto di vista anatomico. La causa è da ricercarsi in una difetto di refrazione non corretto per tempo che altera la normale stimolazione sensoriale del sistema visivo.

 

Quali sono le cause dell’ambliopia?

Le cause più frequenti dell’ambliopia sono:

Lo strabismo, cioè un allineamento non corretto degli occhi, causato da un malfunzionamento dei nervi oculomotori che ne controllano i movimenti.

Cataratta congenita e ptosi palpebrale

Anisometropia, cioè la condizione in cui i due occhi hanno una rifrazione diversa.

 

Quali sono i sintomi dell’ambliopia?

I sintomi dell’occhio pigro sono molto raramente riferiti dal paziente data la sua giovane età e quindi l’incapacità di riportare la differenza visiva tra i due occhi. E’ quindi di fondamentale importanza sottoporre il bambino ad una visita oculistica preventiva entro i primi 3-4 anni di vita, indipendentemente dalla presenza o meno di sintomi. Ad oggi vi è la tendenza ad anticipare ulteriormente la visita oculistica al primo anno di vita del bambino al fine di avere una diagnosi il più possibile precoce.

Anche se l’occhio pigro colpisce solitamente solo un occhio, non sono rari i casi che interessi entrambi gli occhi.

 

Diagnosi

Gli esami utili per determinare una diagnosi di ambliopia sono:

Visita oculistica

Valutazione ortottica con studio della motilità oculare

 

Trattamenti

La terapia anti-ambliopica va individuata il più presto possibile in stretta collaborazione con l’ortottista che deve inizialmente valutare e quindi correggere i difetti refrattivi e/o delle cause che anatomicamente ostacolano la corretta proiezione sulla retina delle immagini dell’ambiente esterno (come cataratta o ptosi palpebrale), Si passa quindi alla terapia vera e propria che consiste nell’occlusione diretta dell’occhio con bende o adesivi semitrasparenti posti sugli occhiali.

 

Prevenzione

La diagnosi precoce è di fondamentale importanza per la prevenzione dell’ambliopia e del suo eventuale trattamento. Importante quindi è lo screening preventivo da effettuarsi anche a partire dall’età di sei mesi seguito da controlli periodici nell’arco dei primi 5-6 anni di vita del bambino.

Astigmatismo

Astigmatismo

 

L’astigmatismo, disfunzione oculare che può essere presente dalla nascita, può essere associato a miopia, ipermetropia e presbiopia, con differenti combinazioni tra i difetti e differenti livelli di gravità.

 

Che cos’è l’astigmatismo?

L’ astigmatismo è una disfunzione dell’occhio molto comune e solitamente facilmente curabile. Essa deriva dalla forma della cornea, membrana con curvatura ovale simile ad un pallone da rugby quindi non medesima sui diversi meridiani. Questa fa succede perché l’occhio ha differenti poteri di messa a fuoco lungo tutti i meridiani della cornea, provocando nei casi di minore entità un’inferiore nitidezza delle immagini. L’astigmatismo degrada la capacità visiva sia da lontano che da vicino e, rispetto alla presbiopia, non ha correlazione con l’età del paziente.

 

Quali sono le cause dell’astigmatismo?

La causa dell’astigmatismo può essere un’alterazione della curvatura della cornea che presenta un profilo ellissoidale, anziché una normale forma sferica. In questo caso i raggi di luce provenienti dal mondo esterno vengono proiettati in maniera non uguale nei vari punti della retina. L’occhio dell’astigmatico vede male sia da lontano che da vicino, gli oggetti possono apparire sfocati, sdoppiati.

 

Quali sono i sintomi dell’astigmatismo?

Come detto, dal momento che gli oggetti vengono proiettati sulla retina in modo disuguale alcune parti di essi sono a fuoco mentre altre sono fuori fuoco. Ad esempio nel vedere su un pannello la lettera “T” l’astigmatico può vedere la linea verticale a fuoco mentre la linea orizzontale fuori fuoco o viceversa. Il cristallino in alcuni casi può compensare in parte, mettendo a fuoco prima la linea verticale e poi quella orizzontale lasciando poi al cervello il compito di elaborare l’immagine. Nei casi più gravi, gli oggetti possono apparire distorti in diversi modi: per esempio un cerchio può essere percepito come una forma ovale. Lo sforzo visivo necessario per compensare questo difetto può essere causa di cefalea, affaticamento, bruciore e dolore che interessa i bulbi oculari e l’arcata ciliare, lacrimazione.

 

Diagnosi

Visita oculistica: di frequente chi è astigmatico se ne accorge solo dopo un’accurata valutazione medica. È importante sottoporsi periodicamente, sin da piccoli, a controlli preventivi di routine presso un oculista.

 

Gli esami utilizzati per diagnosticare il tipo di astigmatismo sono:

lettura dei caratteri della tabella ottotipica

Cheratometro o oftalmometro

Topografia corneale, per tracciare una mappatura punto per punto della curvatura della cornea

Tomografia corneale

Autorefrattometro

 

Test soggettivo della refrazione, che definisce esattamente, con la collaborazione del paziente, la corretta misura dell’astigmatismo

 

Trattamenti

Il trattamento dell’astigmatismo ha come obiettivo quello di compensare la curvatura irregolare che causa la visione offuscata. Si può ottenere con lenti correttive: occhiali o lenti a contatto. La diagnosi corretta e la prescrizione migliore dell’occhiale deriva sempre da un esame oculistico approfondito. Esami approssimativi aolitamente correggono in modo non sufficiente questo difetto. Esiste anche un’opzione chirurgica, in passato, infatti, questo difetto veniva corretto con chirurgia incisionale, come la cheratotomia radiale, metodo oramai obsoleto. Oggi si interviene con l’utilizzo del laser ad eccimeri.

Il laser ad eccimeri può correggere l’astigmatismo mediante la vaporizzazione a freddo del tessuto corneale in modo mirato. Questo può avvenire in superficie con diverse metodologie che si differenziano l’una dall’altra solo per la preparazione preliminare all’azione del laser: PRK, LASEK, epiLASIK, ASA. In alternativa può avvenire in profondità dopo avere tagliato e sollevato uno strato superficiale di cornea. L’applicazione eseguita dal laser ad eccimeri è identica per entrambi i due trattamenti.

Il fronte avanzato di questa metodologia chirurgica sono i trattamenti personalizzati, cioè un rimodellamento della cornea mediante laser ad eccimeri che tiene conto delle caratteristiche dell’individuo e che spesso consente una visione migliore rispetto ai trattamenti standardizzati.

La sezione di chirurgia refrattiva del Centro Oculistico dell’Istituto Clinico Humanitas è in possesso di un laser ad eccimeri di ultima generazione riconosciuto come uno degli strumenti chirurgici più all’ avanguardia presenti attualmente sull’intero mercato mondiale. Riesce ad intervenire con successo su astigmatismi molto più elevati rispetto a quelli che in passato era possibile trattare. Nel caso dell’astigmatismo, soprattutto se si tratta di un astigmatismo asimmetrico o irregolare, la chirurgia personalizzata offre un supporto fondamentale per ottenere un ottimo risultato dell’intervento . In questi casi la personalizzazione del trattamento è di fondamentale importanza per ottenere un risultato di qualità molto superiore alle aspettative della chirurgia standard.

 

Prevenzione

​Per prevenire l’astigmatismo è consigliato effettuare visite oculistiche sin dai 4 o 5 anni di età, ma, in caso di familiarità con malattie oculari, anche prima.

 

Blefarospasmo Essenziale

Blefarospasmo Essenziale

 

Il blefarospasmo essenziale è una patologia che causa una contrazione involontaria con successiva chiusura a intermittenza e spesso completa delle palpebre.

 

Che cos’è il blefarospasmo essenziale?

Il blefarospasmo essenziale è una patologia che colpisce entrambi gli occhi (bilaterale, cioè in modo asimmetrico) e si manifesta soprattutto in età senile. La chiusura non volontaria delle palpebre può essere sia continua che ad intermittenza. La frequenza delle contrazioni aumenta considerevolmente nel corso degli anni fino a portare ad una marcata limitazione della capacità visiva a causa dell’incontrollabilità dello spasmo.

 

Quali sono le cause del blefarospasmo essenziale?

La causa del blefarospasmo non è ancora del tutto chiara, ma si ritiene che sia collegata a un funzionamento non regolare di alcune strutture nervose poste alla base del cervello, cioè i gangli della base, che hanno una funzione importante nel controllo dei movimenti.

Anche alcuni farmaci (neurolettici, antistaminici, dopaminergici, anticonvulsivi, pilocarpina, carbacolo, alcuni anestetici) possono essere causa indiretta del blefarospasmo.

 

Quali sono i sintomi del blefarospasmo essenziale?

Il blefarospasmo essenziale inizialmente si manifesta con sensibilità alla luce, aumento della frequenza dell’ammiccamento e secchezza dell’occhio. Anche lo stress può contribuire a peggiorare i sintomi.

 

Diagnosi

Per diagnosticare il blefarospasmo è necessaria una visita medica accurata, dopo aver esaminato tutte le possibili cause secondarie di patologie oculari (blefarite, trichiasi, patologie corneali, glaucoma, uveiti, occhio secco).

Se si sospettano cause neurologiche si ricorre a scanner tomografico per andare ad escludere eventuale patologie della regione ponto cerebellare.

 

Trattamenti

La terapia è eseguita tramite sedute periodiche di somministrazione di tossina botulinica sulla chemodenervazione.

 

Calazio

Calazio

 

Il calazio è una cisti (o lipogranuloma) della palpebra che può formarsi a causa di una infiammazione cronica delle ghiandole del Meibomio, ghiandole che producono la componente lipidica delle lacrime. Un calazio, se di grosse dimensioni può anche causare astigmatismo a seguito della compressione della cornea.

 

Che cos’è il calazio?

Può essere sia acuto, sia cronico, problema che causa dolore, eritema e gonfiore della palpebra. Può trasformarsi in un nodulo duro alla palpazione. Il nodulo può svilupparsi alla superficie anteriore cutanea (calazio sovratarsale) o, più spesso, alla superficie posteriore della palpebra (calazio sottotarsale). Il materiale purulento contenuto può fuoriuscire, ma nel caso non lo facesse e rimanesse incistato deve essere rimosso per via chirurgica.

 

Quali sono le cause del calazio?

La formazione di un calazio può dipendere da stati ansiosi, patologie del tratto intestinale (come la colite spastica) e disordini alimentari.

 

Quali sono i sintomi del calazio?

La sintomatologia tipica del calazio è la percezione di un dolore continuo alla palpebra associato a una sensazione di fastidiosa pressione.

 

Diagnosi

La diagnosi del calazio, a seguito di visita oculistica, prevede l’analisi diretta da parte del medico.

In caso di lesioni ricorrenti e frequenti è consiglibile un esame istologico che permetta la diagnosi differenziale fra calazio, carcinoma sebaceo, carcinoma basocellulare e linfoma.

 

Trattamenti

La terapia medica del calazio prevede l’uso di pomate a base di antibiotici e steroidi. La palpebra deve essere tenuta pulita per mantenere sgombri i dotti delle ghiandole, evitando impacchi caldo-umidi se la cute risulta arrossata ed infiammata.

La terapia chirurgica consiste nell’incisione seguita da un raschiamento (courettage). Per evitare cicatrici si tende ad intervenire dall’interno della palpebra. Meno frequentemente si interviene dall’esterno mettendo, poi, dei punti. L’intervento viene eseguito in anestesia locale e in regime ambulatoriale, ad eccezione dei bambini, che devono di essere necessariamente sedati.

 

Prevenzione

Per prevenire il calazio è necessario seguire un regime di alimentazione curato e regolare, consumando con cautela insaccati, dolci e altri cibi ricchi di sostanze grasse, soprattutto se di origine animale.

Un’accurata e regolare pulizia del bordo delle palpebre aiuta a mantenere puliti i dotti delle ghiandole. Soggetti particolarmente predisposti a sviluppare un calazio possono pulire più accuratamente ciglia e palpebre con un bastoncino di cotone imbevuto di acqua tiepida o, in casi particolari, utilizzando shampoo specifici.

Sindrome premestruale

Sindrome premestruale

 

La sindrome premestruale è tipica delle donne in età fertile; racchiude una combinazione di sintomi di tipo fisico e psicologico. I sintomi si manifestano sempre nei giorni che precedono le mestruazioni e si risolvono al loro arrivo.

 

Che cos’è la sindrome premestruale?

Molte donne riferiscono disturbi nei giorni vicini al ciclo mestruale, ma non per tutte si parla di sindrome premestruale. La sindrome premestruale, infatti, racchiude un insieme di sintomi, di tipo fisico e psicologico, che si presentano sempre nei giorni che precedono le mestruazioni. È quindi una sindrome tipica delle donne in età fertile e ne interessa dal 2% al 5%.

 

Quali sono i sintomi della sindrome premestruale?

In molti casi, la condizione ed i sintomi associate può avere notevoli ripercussioni nella vita sociale, nelle relazioni personali e al lavoro.

 

I sintomi caratteristici includono:

cambiamenti di umore con irritabilità, tendenza alla depressione, aggressività

maggior stanchezza

tensione mammaria

attacchi di fame (soprattutto rivolta ai dolci)

crisi di pianto

minor capacità di concentrazione

cefalea

gonfiore (alcune donne registrano anche un aumento di peso in quei giorni)

 

Quali sono le cause della sindrome premestruale?

Le cause possono essere molteplici:

  • una diminuzione nell’organismo delle sostanze responsabili dello stato di benessere (come la serotonina);
  • un disequilibrio nel rapporto tra estrogeni e progesterone (il dosaggio ormonale non rileva modificazioni di questi ormoni e in particolare del progesterone, rispetto alla norma, ma è probabilmente il metabolismo del progesterone stesso che risulta cambiato, conducendo alla manifestazione dei sintomi);
  • un’alterazione nel ricambio idrosalino con conseguente calo di alcune sostanze, come il magnesio, che comporta cefalea, crampi e gonfiore. Viene chiamato in causa anche un deficit vitaminico.

 

Diagnosi

Le donne che riferiscono sintomi in fase pre mestruale sono invitate a compilare un diario in cui annotare, mese per mese, i disturbi e i segni e sintomi

più frequenti: questo consente al ginecologo di verificare la periodicità dei sintomi stessi e diagnosticare quindi una sindrome premestruale vera e propria. La ripetitività dei sintomi per almeno 4-5 mesi è un dato significativo per la diagnosi.

 

Trattamenti

È consigliabile prestare attenzione all’alimentazione: diminuire l’apporto di sale, l’assunzione di alcol e di caffè e il consumo di dolci; al contrario, è importante un corretto apporto idrico (bere almeno due litri di acqua al giorno).

Possono essere di aiuto gli integratori minerali a base, per esempio, di magnesio e calcio e/o la supplementazione di vitamine (E, B6). Alcuni studi suggeriscono anche l’assunzione di soia: i fitoestrogeni che vi sono contenuti contribuirebbero a riequilibrare il rapporto tra estrogeni e progesterone.

In commercio esistono preparati che contengono tutte queste sostanze con l’aggiunta di altri rimedi naturali, come l’agnocasto, il gingko biloba o l’olio di enotera.

È racommandato dedicarsi a un moderato esercizio fisico (camminare, nuotare, correre) o ad attività quali pilates, yoga e shiatsu.

In alcuni casi viene prescritta l’assunzione della pillola anticoncezionale che, inibendo l’ovulazione, permette un bilanciamento migliore tra estrogeni e progesterone, contrastando l’ insorgenza dei sintomi caratteristici della sindrome premenstruale.

Dermatite da contatto o atopica della palpebra

Dermatite da contatto o atopica della palpebra

 

La dermatite da contatto della palpebra è una reazione infiammatoria della pelle caratterizzata da una anomala risposta immunitaria verso una sostanza scatenante, chiamata allergene.

 

Che cos’è la dermatite da contatto della palpebra?

La dermatite da contatto si manifesta con una improvvisa presentazione di eruzione cutanea nell’area che circonda l’occhio o con l’accumulo di liquidi nelle palpebre (edema palpebrale) e una lieve secrezione acquosa.

 

Quali sono i sintomi della dermatite da contatto della palpebra?

I sintomi di una dermatite da contatto sono:

prurito

lacrimazione

bruciore

edema

iperemia

 

Quali sono le cause della dermatite da contatto della palpebra?

Le cause della dermatite da contatto della palpebra possono essere il risultato di una reazione a colliri o cosmetici.

 

I più frequenti allergeni che interessano l’area oculare includono:

coloranti

nichel

cobalto

cromo

rame

 

(Queste sostanze sono spesso presenti nei cosmetici per il make up)

 

Diagnosi

Per la diagnosi si procede con visita medica per escludere dermatiti irritative, tossiche e infettive. Inoltre, vengono eseguiti esami allergologici per determinare l’allergene responsabile della reazione:

Prick test

Patch test

Rast sierici

 

Trattamenti

La dermatite da contatto palpebrale si cura in fase acuta con l’applicazione di pomate con blanda quantità di steroidi (desametazone crema 0.05%) sulla regione palpebrale interessata per 4-5 giorni.

In caso di necessità, la condizione è trattata con un antistaminico orale. Trattamenti desensibilizzanti possono essere utili nel lungo termine.

 

Prevenzione

Per prevenire la dermatite, l’unica prevenzione è evitare accuratamente agenti e sostanze che provocano la reazione.

Caviglia rigida

Caviglia rigida

 

La caviglia è un’articolazione molto complessa e delicata formata da tre ossa “a cerniera” – perone e tibia che si articolano con l’astragalo – collegate dai tendini e inframmezzate dalla cartilagine. Lesioni, microtraumi, infiammazioni dei tendini, distorsioni, esiti di interventi chirurgici, fratture, un’immobilizzazione errata o prolungata nel tempo, la degenerazione dei tessuti, l’artrosi e le tendinosi possono determinare problemi nella funzionalità dell’articolazione. In particolare il danno del tendine d’Achille provoca rigidità o debolezza con o senza dolore e determina difficoltà nei movimenti.

 

Che cos’è la caviglia rigida?

La caviglia è simile a una cerniera che consente di muovere il piede in due direzioni principali: in estensione dalla gamba (flessione plantare) o verso la gamba (flessione dorsale) consentendo di camminare, correre, saltare. La caviglia non permette la rotazione ma soltanto movimenti di flessione ed estensione. In alcune condizioni le strutture che compongono l’articolazione possono alterarsi, deteriorarsi o subire una degenerazione che determina difficoltà nel compiere movimenti un tempo considerati normali.

 

Quali sono le cause della caviglia rigida?

La più frequente causa di rigidità della caviglia è la tendinosi, che colpisce il tendine d’Achille. La tendinosi è una degenerazione del tendine; quest’ultimo perde le sue normali caratteristiche elastiche e diventa rigido, fibroso, ispessito, e in alcuni casi subisce delle calcificazioni.

La tendinosi può a sua volta essere causata da un’attività sportiva che sovraccarica l’articolazione. Alcuni sport, ad esempio il pattinaggio o il calcio, determinano una flessione costante della caviglia che la espone a sovraccarichi funzionali, traumi e infiammazione cronica.

Altre cause della caviglia rigida sono:

– la postura o l’uso di scarpe non appropriate possono determinare una sovraestensione dell’Achilleo che alla lunga comporta una degenerazione delle fibre che lo compongono

– piede piatto, retropiede valgo e alcune anomalie nella struttura nel piede possono favorire il processo infiammatorio

– malattie dismetaboliche e farmaci determinano l’alterazione della composizione del normale tessuto tendineo o favoriscono il processo di fibrosi tendinea che fa perdere elasticità all’articolazione

– patologie degenerative quali artrite reumatoide, artrite reattiva, gotta, spondilite anchilosante e artrite psoriasica

 

Quali sono i sintomi della caviglia rigida?

I sintomi della caviglia rigida includono dolore accompagnato talvolta gonfiore e arrossamento dell’area soggetta a infiammazione. I sintomi possono manifestarsi a riposo o più frequentemente durante il movimento. Altri sintomi sono la debolezza dell’arto e il dolore generato dall’appoggiare il piede, ruotarlo o camminare.

 

Come prevenire la caviglia rigida?

Per prevenire la caviglia rigida si devono sempre utilizzare calzature adeguate al tipo di attività svolta, sia che si cammini sia che si faccia sport.

Occorre evitare di sovraccaricare l’articolazione con sforzi intensi o movimenti ripetuti, è necessario sottoporre l’articolazione a stretching dolce prima dell’attività sportiva e sottoporsi tempestivamente a controlli ortopedici quando si lamentano problemi durante il movimento.

Un’alimentazione equilibrata ricca di vitamine, Omega-3 e minerali, povera di alcol e di cibi di origine animale contribuisce a mantenere in salute tutte le articolazioni.

Acne

Acne

 

L’acne consiste in un’infiammazione dei follicoli pilosebacei e si presenta in linea di massima con i brufoli, i quali prima si formano inizialmente come comedoni (i punti neri) per poi dare avita a papule o pustole (brufoli) o anche ai più gravi noduli e cisti. L’acne si presenta principalmente nelle zone di viso, collo, torace e dorso. Anche se non si tratta di una patologia grave, l’acne nella sua forma più intensa induce anche a cicatrici inestetiche e permanenti che possono anche influenzare negativamente la psiche.

 

Che cos’è l’acne?

L’acne può essere di tipo giovanile o tardiva, cioè un disturbo che compare in età post adolescenziale o dell’adulto.

La prima compare insieme allo sviluppo sessuale e solitamente tende a scomparire alla fine di questo periodo o perdurare nell’adulto.

L’acne tarda o tardiva compare nell’adulto anche senza aver sofferto di acne giovanile.

Dal punto di vista clinico, si parla di acne comedonica, cistica, conglobata ecc., in base alla prevalenza di comedoni, cisti ecc.

 

Quali sono le cause dell’acne?

La comparsa degli ormoni nel periodo dell’adolescenza causa l’aumento di volume delle ghiandole sebacee e l’inizio della produzione del sebo. Il sebo è una secrezione oleosa, che serve a proteggere la cute dalle infezioni. In alcuni soggetti maggiormente predisposti, il sebo svolge un’azione irritante e induce la formazione del comedone o punto nero.

Il comedone è come un tappo, che impedisce lo scorrimento del sebo dalla ghiandola alla superficie della cute. I grassi che compongono il sebo, ristagnando, si degradano e diventano irritanti. Si sviluppano in eccesso i batteri. Infine, può avvenire una distruzione del follicolo con la formazione della relativa cicatrice.

La causa più importante dell’insorgenza dell’acne è la familiarità, cioè una predisposizione specifica a sviluppare questo disturbo. Intervengono poi fattori esterni come l’igiene, l’inquinamento ambientale, i disordini di alimentazione e, soprattutto, lo stress. Lo stress può far peggiorare l’acne ed il peggioramento dell’acne può provocare stress: si crea così un circolo vizioso.

Al contrario di quanto pensano la maggior parte degli utenti, alimenti molto grassi quali cioccolato, insaccati, formaggi, non creano l’acne. Tuttavia, un’alimentazione troppo calorica, soprattutto negli adolescenti, può far peggiorare un’acne già in atto, oltre a far aumentare il peso.

Un altro comportamento che si vede spesso ed è basato su un concetto sbagliato: il paziente con acne cerca di lavarsi con frequenza, spesso con molto sapone, nel tentativo di “asciugare” la cute seborroica e acneica; purtroppo, facendo questo aumenta la secrezione di sebo e l’irritazione, quindi peggiora l’acne. Quando si ha l’acne occorre lavarsi poco, non strofinare ed utilizzare poco sapone. Nei casi con molta infiammazione, poi, il sapone va sostituito con una crema da lavaggio.

Infine, lo schiacciamento dei punti neri o dei foruncoli provoca una diffusione dell’infiammazione, quindi aumenta la possibilità di formazione di cicatrici. Anche la pulizia del volto dall’estetista, che tenta di togliere i punti neri, è da evitare per gli stessi motivi.

 

Quali sono i sintomi dell’acne?

La comparsa di comedoni o punti neri, di foruncoli, di cisti e di noduli su viso, collo, petto e schiena. Normalmente, non si tratta di una patologia grave ma, nei casi più seri, per evitare la comparsa di cicatrici e segni permanenti, è bene rivolgersi ad uno specialista di dermatologia.

 

Diagnosi

La diagnosi è di tipo clinico ed al dermatologo spetta individuare le concause e indagare sui comportamenti sbagliati, al fine poi di consigliare il trattamento più adatto alle esigenze del singolo paziente.

 

Trattamenti

Un tempo si pensava che l’acne fosse una malattia causata di batteri presenti nel follicolo (teoria batterica), capaci di produrre acidi grassi dotati di attività infiammatoria. In realtà, studi più recenti hanno dimostrato che i batteri svolgono un ruolo secondario nell’acne e quindi il trattamento con antibiotici non è più indicato. Inoltre, gli antibiotici che si usavano per l’acne erano spesso poco tollerati dal fegato e reagivano con la luce del sole (fototossicità). La cura moderna dell’acne non prevede l’uso di antibiotici, nemmeno per applicazione locale.

Alle ragazze o alle donne che hanno l’acne viene spesso prescritta la pillola contraccettiva semplice, o con aggiunta di antiandrogeni. Questo comportamento terapeutico deriva dalla falsa premessa che l’acne sia causata da una disfunzione degli ormoni sessuali. In realtà, le adolescenti o le donne con acne non hanno affatto disfunzioni ormonali. L’impiego della pillola contraccettiva per la cura dell’acne, oltre a non produrre un significativo miglioramento, espone ai rischi dell’uso di estrogeni e antiandrogeni, fra i quali vi sono aumento di peso, comparsa di cellulite, ipertensione, alterazioni del fegato, pericolo di trombosi. Per questi motivi, non si dovrebbe usare la pillola anticoncezionale nella cura dell’acne femminile.

Viene definita come pillola anti-acne una pillola a base di acido retinoico, un derivato della Vitamina A, che agisce impedendo la formazione dei comedoni e delle cisti che sono alla base dello sviluppo dell’acne. L’acido retinoico è quindi un trattamento specifico ed efficace, che ha tuttavia molti effetti collaterali. Tra i più comuni: secchezza cutanea e degli occhi, mal di testa, aumento del colesterolo, calcificazioni e depressione psichica.

Inoltre, questo farmaco, in caso di gravidanza, può indurre gravi malformazioni fetali. Per questo, l’impiego di acido retinoico per via orale è circoscritto ad alcuni casi particolari. L’acido retinoico funziona anche se applicato direttamente sulla cute acneica, evitando così i problemi di tossicità del farmaco assunto per bocca. Tuttavia, data la sua potente attività, si applica, di solito, una sola volta alla settimana e va integrato con il micropeeling.

Il micropeeling consiste nel frizionare le zone interessate dall’acne con la lozione glicoalcolica composta da acido glicoloco e acido salicilico a bassa concentrazione. Questa lozione disinfetta e aumenta l’azione desquamante, liberando i follicoli dai comedoni e quindi, nel tempo, spegnendo l’acne. Poiché la tecnica del micropeeling non comporta l’uso di farmaci, il trattamento può essere fatto da tutti e protratto anche per anni, cioè fino a che l’acne non regredisce spontaneamente. In accoppata con il micropeeling, nei casi più seri, funziona bene la terapia fotodinamica, una moderna forma di trattamento mediante la luce, utile per ridurre l’infiammazione (nelle forme maggiormente infiammate) e permettere di continuare con il micro peeling.

 

Prevenzione

Se si è predisposti all’Acne occorre:

Evitare di applicare creme sul volto, comprese quelle solari.

Non utilizzare trucchi in crema come i fondotinta, ma trucchi minerali.

Struccarsi con creme da lavaggio e non con latte detergente

Evitare di schiacciare i punti neri ed evitare la pulizia del volto

Evitare le forti esposizioni al sole,e le lampade UV

Una volta che l’acne è scomparsa, è possibile continuare un trattamento micro peeling discontinuato per evitare che si formino nuovamente i foruncoli.

Acne cistica

Acne cistica

 

L’acne cistica è un particolare disturbo dalle caratteristiche cronico-infiammatorie localizzabili nel follicolo pilifero e delle ghiandole sebacee e si presenta con comedoni (punti neri chiusi e aperti), papule (elementi infiammati) e pustole (brufoli col puntino bianco o giallo).

Il comedone è un accumulo squamoso che si presenta come tappo allo sbocco dei follicoli, le papule e le pustole si formano invece a causa della crescita affrettata dei batteri della pelle all’interno dei follicoli.

 

Che cos’è l’acne cistica?

L’acne cistica è la forma più grave di acne e compare nel periodo della pubertà o tra i 20 e i 30 anni e si caratterizza per i noduli e le cisti di diversa grandezza sulle zone di viso e tronco. A soffrirne possono essere sia donne che uomini.

 

Da cosa è originata l’acne cistica?

Attualmente non sono ancora note le cause scatenanti dell’acne cistica, la comunità medica ritiene comunque che questa forma acuta possa essere connessa all’eccessiva attivazione delle ghiandole sebacee per stimolo neuroendocrino. I noduli si formano a partire dall’accumulo di secrezioni in profondità. Le cisti sono grumi pieni di pus sotto la superficie della pelle, sono dolorose e possono causare cicatrici, soprattutto se viene trattata in modo opportuno.

 

Quali sono i sintomi dell’acne cistica?

I sintomi dell’acne cistica sono la presenza dei noduli e cisti, infiammazione e dolore.

 

Come prevenire l’acne cistica?

I soggetti affetti da questo tipo di acne dovrebbero seguire i consigli di seguito per trattare il disturbo:

  • Detergere con regolarità, ma non troppo frequentemente, la pelle con prodotti delicati e non schiumogeni. Per detergere la pelle da cellule morte e dal sebo in eccesso senza irritarla sono sufficienti due pulizie al giorno.
  • Non utilizzare cosmetici in crema perché favoriscono l’acne e utilizzare i trucchi minerali.
  • Struccarsi con detergente non schiumogeno prima di andare a dormire ogni sera per far respirare la pelle.
  • Non sfregare la pelle con tessuti che possano peggiorano l’acne quali tessuti di cotone, colli aperti, niente sciarpe.

 

Durante il periodo estivo la pelle va protetta dall’esposizione solare con foto riflettenti minerali e non con creme solari.

 

Diagnosi

La diagnosi è fatta attraverso esame obiettivo che evidenzia la presenza di noduli e cisti.

 

Trattamenti

Il farmaco più efficace è l’Isotretinoina, un derivato della vitamina A, in grado di far regredire l’acne cistica in quattro/sei mesi di trattamento nella quasi totalità dei casi. Purtroppo questo farmaco, assunto a lungo termine, produce differenti tipi di tossicità e pertanto va usato, sotto controllo dermatologico, solo in casi selezionati.

Nel caso in cui non si possa o voglia prendere l’Isotretinoina si impiega il Micropeeling e la Terapia Fotodinamica: questa metodica produce la guarigione dell’acne cistica in tempi più lunghi ma ha il vantaggio di non assumere farmaci e non avere tossicità.

Vaginite

Vaginite

 

La vaginite è un disturbo medico che consisten in un’infezione più o meno grave della vagina che si manifesta con specifiche secrezioni dal colore bianco o giallastro, anche dal cattivo odore, e comporta in taluni casi anche fastidiose sensazioni di prurito e bruciore. I cambiamenti del ph vaginale influiscono notevolmente sul suo manifestarsi, in quanto essi limitano sensibilmente la regolarità fisiologica dei batteri normalmente presenti, in vagina, favorendo l’ingresso di germi patogeni. La vaginite può essere causata da batteri (Gardnerella), funghi (Candida) e protozoi (Trichomonas), ma può anche essere provocata da alterazioni ormonali (come la riduzione dei livelli di estrogeni del periodo post-menopausale).

 

Che cos’è la vaginite?

Esistono diversi tipi di vaginite. Le cause più comuni sono:

batteri

funghi

parassiti

utilizzo di prodotti irritanti

alterazioni ormonali

 

Quali sono le cause della vaginite?

Alla base della vaginite possono esserci diverse cause. Si possono quindi distinguere:

La vaginite batterica: generalmente i batteri “buoni” presenti nella vagina sono più numerosi dei batteri “cattivi”. Può capitare che, però, i batteri “cattivi” aumentino eccessivamente di numero sconvolgendo l’equilibrio della flora batterica vaginale, e causando la vaginite batterica.

La vaginite da funghi: si verifica quando l’equilibrio vaginale subisce dei cambiamenti (per esempio dopo una terapia antibiotica) che permettono a specifici funghi – di solito la candida albicans – di attecchire.

La vaginite da parassiti: è causata tipicamente da un protozoo chiamato Trichomonas vaginalis. È una delle più comuni infezioni sessuali: il microrganismo di solito infetta il tratto urinario negli uomini in modo asintomatico e viene poi trasmesso alla donna attraverso il rapporto sessuale.

La vaginite non infettiva: diversi prodotti – detergenti intimi, detersivi per lavatrice, assorbenti, tamponi interni, spray vaginali, lavande, prodotti spermicidi – possono irritare i tessuti della vagina.

Si definisce infine “vaginite atrofica” l’infiammazione della vagina causata da alterazioni ormonali (disturbo piuttosto frequente dopo la menopausa).

La vaginite attinica: è l’infiammazione della vagina creata da terapie radianti, effettuate nella cura di alcuni tumori.

 

Quali sono i sintomi della vaginite?

I sintomi della vaginite possono includere:

cambiamento di colore, odore e/o quantità di secrezioni vaginali

prurito e/o bruciore

dolori o irritazione durante i rapporti sessuali

minzione dolorosa

leggeri sanguinamenti

 

Determinati sintomi possono aiutare a distinguere il tipo di vaginite:

  • nel caso della vaginite batterica il primo segnale di presenza di tale disturbo è costituito da tutte quelle perdite dal cattivo odore e dal colore bianco-grigiastro. L’odore può essere simile a quello del pesce e può risultare più forte dopo il ciclo mestruale o in seguito a un rapporto sessuale;
  • nella vaginite da funghi il sintomo principale è il prurito vulvo/vaginale, accompagnato da secrezioni bianche e consistenti (simili alla ricotta);
  • nella vaginite da tricomoniasi il sintomo principale è dato da secrezioni che possono andare dal giallognolo al verdastro, e possono essere schiumose. Si accompagna in genere a bruciori vulvo-vaginali.

 

Come prevenire la vaginite?

La prevenzione della vaginite è fondamentale e si attua tramire alcuni utili e sani gesti o abitudine da proporre nella propria routine quotidiana.

Evitare le irrigazioni vaginali se non necessarie: la vagina richiede una normale pulizia, alla pari delle altre parti del corpo. Sottoporre la vagina a lavaggi troppo intensi – come le irrigazioni vaginali – può sconvolgere l’equilibrio dei batteri in essa normalmente presenti e aumentare il rischio d’infezioni.

Dopo aver fatto uso della toilette, è buona regola pulirsi dal davanti verso il dietro, e non il contrario: in questo modo si evita la diffusione di batteri fecali alla vagina.

Nel lavarsi, preferire la doccia al bagno: sciacquare bene il detergente utilizzato e asciugare bene per evitare il ristagno di umidità. Non usare saponi troppo aggressivi.

Utilizzare il preservativo durante i rapporti sessuali aiuta a evitare le vaginiti che si trasmettono sessualmente.

 

Diagnosi

A volte è la stessa sintomatologia riferita dalla paziente a permettere la diagnosi da parte dello specialista. Ovviamente è molto utile l’esame specialistico ginecologico. Se necessario, durante l’esame, lo specialista potrà prelevare un campione di secrezioni da far analizzare in laboratorio per confermare il tipo di vaginite.

 

Trattamenti

Considerata la molteplicità di cause della vaginite, diversi sono i trattamenti a cui è possibile sottoporre le pazienti.

Nel caso della vaginite batterica, potrà essere prescritto un trattamento a base di antibiotici da assumere per bocca o da applicare localmente (sotto forma di crema, ovuli o gel). La terapia dura in genere 5-7 giorni.

La vaginite da funghi viene in genere trattata con farmaci antimicotici. La somministrazione può essere effettuata per via orale o locale (creme, ovuli, tavolette o capsule vaginali).

 

Contro la vaginite da tricomoniasi viene in genere prescritto l’uso di antibiotici per via orale, ma esistono anche trattamenti specifici topici.

La vaginite atrofica può essere trattata efficacemente mediante l’utilizzo di estrogeni sotto varie forme (compresse, gel, creme, cerotti). L’utilizzo degli estrogeni deve sempre essere valutato dallo specialista ed evitato in presenza di controindicazioni. Laddove non è possibile prescrivere terapie ormonali, ci si limiterà all’utilizzo di prodotti emollienti e lubrificanti. Questi stessi prodotti, sono quelli utilizzati per lo più anche nella vaginite da raggi.

Per trattare la vaginite non infettiva è necessario individuare – e rimuovere – la fonte di irritazione.

 

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