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Menopausa

Menopausa

 

Anche se si contraddistingue per importanti cambiamenti nell’organismo femminile che a volte richiedono specifiche cure farmacologiche per la loro risoluzione, la menopausa, non è una malattia. È un passaggio naturale e obbligato con cui ogni donna nella propria vita si trova a confrontarsi: coincide infatti con la fine del ciclo mestruale e della vita riproduttiva femminile. Si definisce menopausa l’ultima mestruazione della donna. La donna è in menopausa quando è trascorso almeno un anno dall’ultima mestruazione.

 

Che cos’è la menopausa?

La menopausa è quella situazione in cui le mestruazioni smettono in modo definitivo di arrivare, mentre il periodo che precede e segue la menopausa, di durata variabile e caratterizzato da una complessa sintomatologia fisica ed emotiva (tra cui le note vampate di calore, ma anche sonno disturbato, irritabilità, tristezza, ansia) viene indicato come “perimenopausa”. Si definisce invece “climaterio” il periodo di transizione tra la vita riproduttiva e la menopausa.

La menopausa è fisiologica quando avviene tra i 48 e i 52 anni.

 

Quali sono i sintomi della menopausa?

Alcune donne entrano in menopausa senza particolari fastidi, quasi senza accorgersi dei mutamenti a cui va incontro il proprio organismo, mentre altre manifestano sintomi che possono anche essere importanti. La fluttuazione (prima) e il calo (poi) dei livelli degli estrogeni, sono infatti responsabili di diverse modificazioni fisiche e psichiche definite, nel complesso, “sintomi della menopausa”.

 

Oltre alle alterazioni a carico del ciclo mestruale, i primi sintomi correlati all’insorgere della menopausa sono quelli legati alla carenza degli ormoni estrogeni (vampate, sudorazioni improvvise, tachicardia, insonnia, repentini cambiamenti d’umore, ansia, depressione, modificazioni della libido, difficoltà alla concentrazione). Sono sintomi a medio termine la distrofia delle mucose vulvo/vaginali e dell’apparato genito-urinario. La sintomatologia più tardiva, che insorge generalmente dopo alcuni anni dalla menopausa, comprende l’osteoporosi e l’aumento del rischio cardio vascolare. Vi è inoltre una ridistribuzione del grasso corporeo, con modificazioni dell’aspetto fisico e una tendenza all’aumento ponderale.

 

Quali sono le cause della menopausa?

La menopausa si verifica a seguito della cessazione di produzione, da parte delle ovaie, degli ormoni riproduttivi (estrogeni).

 

Diagnosi

Per diagnosticare lo stato di menopausa è quasi sempre inutile effettuare test diagnostici. Infatti la fine dei cicli mestruali e l’eventuale comparsa di sintomi, permette alle donne, senza l’ausilio del medico, di comprendere che sta iniziando questo periodo della vita.

In alcuni casi, sarà invece il medico specialista a consigliare l’esecuzione di esami o procedure diagnostiche, per definire meglio il quadro clinico.

 

Trattamenti

La principale terapia della menopausa è quella ormonale sostitutiva, che consiste nella somministrazione di estrogeni, quasi sempre associati a un’adeguata dose di progestinici, in modo da riportare l’organismo a una situazione di equilibrio simile al periodo precedente la menopausa, riducendo o azzerando gli eventuali sintomi.

È compito dello specialista definire in quali casi sia utile e/o necessario intraprendere la terapia ormonale sostitutiva.

 

Come prevenire la menopausa?

Anche se la menopausa è una cosa del tutto naturale che si presenta come passaggio obbligato con cui ogni donna si trova a confrontarsi, spesso questo non rappresenta problematiche di alcun tipo ed è del tutto “indolore”. Dal momento che molte sono le modificazioni a cui l’organismo femminile va incontro con la menopausa, è bene preparare al meglio mente e corpo. Può essere l’occasione per prendersi più cura di se stesse, adottando stili di vita più sani. In particolare è importante ridurre l’apporto alimentare e aumentare l’attività fisica. È inoltre assolutamente consigliata la sospensione del fumo, per contrastare l’aumento del rischio cardiovascolare.

 

Dermatite

Dermatite

 

Con il termine dermatite si indica un disturbo che si presenta con pelle arrossata, irritazione, gonfiore e prurito. La dermatite è un’infiammazione della pelle originata da varie possibili cause, le più comuni delle quali sono causati da fattori irritativi o allergici e in linea di massima sono riconducibili a reazioni a fattori esterni o interni che si manifesta con eruzioni cutanee diffuse. Le dermatiti si differenziano in dermatite irritativa, allergica, eczematosa, infiammatoria, reattiva ecc.

 

Che cos’è la dermatite?

La dermatite consiste in una reazione della pelle a fattori esterni (allergeni, chimici, fisici) o interni (liberazione dei fattori dell’infiammazione ). È caratterizzata da un’infiammazione improvvisa della cute che diventa rossa e pruriginosa. Si presenta nella sua forma momentanea o persistente, a seconda delle cause, e può poi svilupparsi con complicazioni quali gonfiore, desquamazione, vescicole, bolle, erosioni e croste.

 

Le forme più comuni di dermatite sono:

  • Dermatite atopica o eczema atopico: frequente in età infantile, presenta un arrossamento e vescicole in corrispondenza delle pieghe della pelle, ad esempio nei gomiti, nelle ginocchia e nel collo, in cui l’umidità favorisce l’irritazione della pelle.

 

  • Dermatite seborroica: l’infiammazione cutanea si accompagna desquamazione intensa. Si presenta in modo più comune sul cuoio capelluto, causando la forfora, o nei neonati come crosta lattea, e sul volto.

 

  • Dermatite da contatto: causata dal contatto con sostanze urticanti (come l’ortica) o irritanti (come detersivi o altre sostanze chimiche) o il veleno di insetti, è fortemente irritativa e può dar vita a vescicole nell’area interessata.

 

Quali sono i sintomi della dermatite?

I sintomi della dermatite cambiano a seconda dell’origine. In linea generale, i sintomi sono accumunati dalla manifestazione cutanea improvvisa caratterizzata da rossore, desquamazione, vescicole, bolle, erosioni e crosticine. L’eruzione cutanea può essere di natura più o meno fastidiosa e dare origine ad una sensazione di prurito o calore più o meno intensa, spingendo la persona a grattarsi con energia, non comporta comunque lacerazioni e ferite o rischi indiretto di infezione.

 

Come si può prevenire la dermatite?

Non esistono misure specifiche per evitare la comparsa della dermatite nelle sue diverse forme. E’ inoltre sempre meglio limitare il numero di bagni e lavaggi troppo frequenti, perché la pulizia eccessiva e l’uso di saponi più o meno aggressivi finisce per impoverire la pelle degli strati esterni che la proteggono.

È bene anche evitare che la pelle sia eccessivamente secca, usando unguenti autoidratanti.

Indossare abiti di cotone è un’abitudine migliore di usare quelli in fibra sintetica.

Diagnosi

Per diagnosticare la dermatite è essenziale osservarne i sintomi in una regolare visita dermatologica.

In caso di dermatite allergica, il dermatologo può condurre test allergologici, come il Patch Test, attraverso il quale si possono identificare le sostanze che l’hanno provocata.

 

Trattamenti

Le cure della dermatite sono diverse in base alle cause. Sono disponibili in commercio prodotti lenitivi di automedicazione, in grado di alleviare momentaneamente l’infiammazione e il prurito, tra cui le creme all’ossido di zinco e magnesio silicato. La prescrizione di un medico può individuare la terapia più adatta.

L’eczema e le dermatiti allergiche possono essere curate con prodotti a base di cortisone per un periodo ben limitato di tempo.

In alcuni casi si può intervenire anche con la fototerapia: l’uso controllato di raggi UV, infatti, può attenuare o favorire la riduzione dei sintomi più fastidiosi.

Dermatite Seborroica

Dermatite Seborroica

 

La dermatite seborroica è una patologia che si presenta come infiammazione cronica della cute ed interessa principalmente il cuoio capelluto e il volto. A volte si manifesta in modo irregolare e alternato, da qui l’accezione propria di patologia cronico-recidivante e frequentemente si manifesta in quel periodi di transito tra le varie stagioni. Esattamente come le altre forme di dermatite, anche questa consiste in un’infiammazione intensa della pelle ma, al contrario di quanto accade nei casi relativi alle altre dermatiti, quella seborroica comporta una forte desquamazione: la forfora è uno dei segni tipici della dermatite seborroica. Le casistiche più gravi, l’esfoliazione intensa può dar vita a crosticine, in altre a eritema o follicolite.

 

Che cos’è la dermatite seborroica?

La dermatite seborroica è una dermatite che presenta l’infiammazione della cute, con focus particolare nel cuoio capelluto e del volto e dalla formazione di squame degli strati superficiali dell’epidermide che si staccano e cadono (forfora), sostituiti da crosticine. Oltre che cuoio capelluto e volto, può interessare tutte le zone ricche di ghiandole sebacee tra cui la zona sternale, interscapolare, l’area genitale.

 

Quali sono le cause della dermatite seborroica?

Non esiste una causa nota della dermatite seborroica. Si considerano come cause: squilibri ormonali, che si verificano in particolare durante il passaggio da una stagione all’altra, l’uso di farmaci (ad esempio corticosteroidi), lo stress psicofisico, la predisposizione genetica.

 

Quali sono i sintomi della dermatite seborroica?

I sintomi tipici della dermatite seborroica sono la formazione e il distacco dalla cute di squame untuose, sotto forma di forfora. Questa manifestazione è accompagnata in linea di massima da fenomeni di irritazione della cute, fastidi dovuti a sensazioni prurito a volte anche acuto e secchezza della pelle.

 

Come prevenire la dermatite seborroica?

Non esistono misure specifiche per evitare la comparsa della dermatite nelle sue diverse sedi. Si raccomanda di evitare bagni e lavaggi troppo frequenti, perché la pulizia eccessiva e l’uso di saponi o shampoo aggressivi finisce per impoverire la pelle degli strati esterni che la proteggono.

Occorre anche evitare il grattamento o il distacco manuale delle squame dal momento che tutte queste specifiche abitufini o attività tendono a far nascere ulteriori forme di infiammazione da dermatite.

 

Diagnosi

Per la diagnosi della dermatite generalmente è necessaria l’osservazione dei sintomi durante una visita dermatologica.

 

Trattamenti

Il trattamento della dermatite seborroica si realizza con prodotti che riducono l’infiammazione e la desquamazione detti appunto riducenti. I riducenti più usati sono lo Zolfo nella sua forma colloidale e l’Acido Salicilico. I riducenti per la dermatite seborroica sono formulati in crema priva di idrocarburi o in lozione idroalcolica.

Dermatite da Stress

Dermatite da Stress

 

La dermatite è un’infiammazione della pelle e consiste nella formazione improvvisa di chiazze rosse, di pelle secca, di prurito.

La dermatite da stress si presenta con i sintomi caratteristici della dermatite generica e in assenza di altre cause evidenti (sensibilità accertata ad allergeni, contatto con sostanze urticanti, uso di farmaci o cosmetici), avviene senza preavviso e durante un periodo di sovraffaticamento psicofisico ed emotivo.

 

Che cos’è la dermatite da stress?

La dermatite si manifesta con un’infiammazione improvvisa della cute, che può arrecare fastidi di varia entità, prurito o sensazione di bruciore. La reazione è caratterizzata da secchezza cutanea, arrossamento e desquamazione eccessiva,

Per l’azione di grattamento compaiono abrasioni o crostificazione.

Solitamente colpisce il volto, il collo, le mani, i piedi. È frequente anche nella zona delle palpebre.

L’eruzione cutanea può essere più o meno fastidiosa e causare una sensazione di prurito o calore più o meno intensa, spingendo la persona a grattarsi con insistenza. Questa situazione può comportare ferite abrasioni ed escoriazioni e un rischio indiretto di infezione.

 

Quali sono le cause della dermatite da stress?

I meccanismi che innescano la dermatite da stress non sono del tutto noti. È probabile che lo stato di sovraffaticamento psicofisico ed emotivo possa giocare un ruolo di concausa accanto ad altri fattori di base come eccesso di lavaggio, uso di cosmetici, esposizione al freddo e all’umidità.

La pelle rappresenta è infatti una vera e propria valvola di sfogo di complessi meccanismi che alla fine sono in grado di attivare gli ormoni o i mediatori dell’infiammazione.

 

Quali sono i sintomi della dermatite da stress?

I sintomi della dermatite da stress non differiscono da quelli di una dermatite da contatto. La durata del disturbo non è considerabile quale causa primaria della cosiddetta origine psicofisica della patologia. In linea di massima, hanno in comune una manifestazione cutanea improvvisa caratterizzata da rossore, desquamazione, vescicole, abrasioni e crosticine. L’eruzione cutanea pul causa re più o meno problematiche fastidiose che si accompagnano ad una sensazione di prurito o calore o bruciore più o meno intensa, spingendo la persona a grattarsi con insistenza. La dermatite è una delle cause di disfunzione del sonno e può interrompere infatti il riposo notturno.

 

Come prevenire la dermatite da stress?

La prevenzione della dermatite da stress non è possibile perché lo stress può colpirci in qualsiasi momento della vita.

 

Diagnosi

La diagnosi di dermatite da stress viene eseguita escludendo altre cause quali l’esposizione ad agenti esterni, cause endogene e alterazioni immunologiche. Spesso è sufficiente la visita del dermatologo per identificare una reazione transitoria imputabile al sovraffaticamento psicofisico, ma in alcuni casi è necessario condurre esami specifici (per escludere l’interferenza di altri fattori).

 

Trattamenti

Generalmente, la dermatite da stress scompare spontaneamente dopo un breve periodo, senza necessità di terapie specifiche. Tuttavia, in determinate circostanze, per la natura o per la durata della manifestazione, che può provocare disagio fisico o estetico alla persone, si possono utilizzare rimedi utili ad attenuare i sintomi.

Sono disponibili in commercio Creme Lenitive di automedicazione, in grado di alleviare momentaneamente l’infiammazione e il prurito.

L’esposizione al sole è in grado di ridurre il prurito.

Diminuire i lavaggi e lavarsi con detergenti non schiumogeni aiuta a diminuire i fastidi.

Eliminare, quando possibile, le fonti di stress è il trattamento più utile.

Dermatite atopica

Dermatite atopica

 

La Dermatite Atopica (DA è più comunemente nota come eczema costituzionale, e consiste in una vera e propria infiammazione della pelle specificatamente originata da formazioni improvvise di cute secca e pruriginosa e di chiazze rosse con vescicole. In alcuni soggetti si associa ad asma o a rinite allergica. Può interessare la fascia infantile o quella dell’adulto. La DA può presentarsi in vari punti del corpo umano e colpisce soggetti che presentano già pelle secca e iperattiva.

 

Che cos’è la dermatite atopica?

La DA consiste in un’infiammazione senza preavviso della pelle e dà origine ad un prurito anche molto fastidioso e ad arrossamenti localizzati decisamente visibili. In linea generale è un disturbo che colpisce mani, piedi, piega interna del gomito e quella posteriore delle ginocchia, polsi, caviglie, viso, collo, torace. È frequente anche la manifestazione intorno agli occhi.

 

Nella sua forma infantile si manifesta nei primi mesi o anni di vita del bambino, generalmente in maniera improvvisa. La comparsa improvvisa della DA è un tratto comune anche nella popolazione adulta. In alcuni casi, quando la dermatite atopica si cronicizza o si è costretti a grattarsi spesso, la pelle può ispessirsi, dando vita a una formazione di pelle dura ispessita e molto pruriginosa.

 

Da cosa è causata la dermatite atopica?

Le cause della DA non sono note. Si ritiene che ci sia una componente ereditaria che induce a una reattività infiammatoria spiccata verso agenti comuni.

I soggetti affetti da DA hanno una funzione barriera della pelle difettosa per cui entrano in contatto con sostanze normalmente tenute all’esterno.

Il cambiamento di stagione e lo stress psicofisico sono tra le maggiori cause di scatenamento della DA.

 

Quali sono i sintomi della dermatite atopica?

La DA si manifesta con chiazze rosse su cute secca e pruriginosa. Le chiazze possono essere ricoprire di vescicole, abrasioni, crosticine con aspetto simile all’eczema.

Il prurito può essere più o meno intenso e tende a peggiorare durante la notte. La pelle è maggiormente sensibile e incapace di tollerare i prodotti più comuni.

 

Come prevenire la dermatite atopica?

Il consiglio è quello di non fare bagni e lavaggi in modo troppo frequente, la pulizia eccessiva e l’uso di saponi più o meno aggressivi tende infatti ad impoverire la pelle degli strati esterni che la proteggono. È bene asciugare la pelle delicatamente, tamponando l’umidità in eccesso, piuttosto che sfregandola.

Occorre evitare di applicare creme idratanti, emollienti e profumi perché non tollerate dai soggetti atopici.

Non indossare indumenti in fibra sintetica che tengono umida la pelle.

Appena possibile esporsi al sole con criterio e senza utilizzare creme solari.

Utilizzare la Crema Lenitiva al primo accenno di prurito della pelle.

 

Diagnosi

Per la diagnosi della dermatite generalmente è necessaria l’osservazione dei sintomi durante una visita dermatologica.

 

Trattamenti

La cura della dermatite varia in base al livello di gravità. Sono disponibili in commercio prodotti lenitivi di automedicazione, in grado di alleviare momentaneamente l’infiammazione e il prurito.

Nei casi più severi occorre sospendere il lavaggio per non accentuare la dermatite. In questo caso i lavaggi si effettuano a “secco” con un telo inumidito di soluzione astringente e antisettica. Di solito si usa la soluzione di Permanganato di Potassio.

Come medicazione si usano creme ad azione riducente contenenti l’Ittiolo Solfonato o il Coal Tar (catrame minerale). L’esposizione al sole estivo può essere un elemento che contribuisce, se fatta con la dovuta precauzione, alla regressione della DA.

Dermatite allergica da contatto

Dermatite allergica da contatto

 

La dermatite allergica da contatto è una reazione allergica della pelle causata dal contatto con sostanze allergeni, ossia sostanze che possono stimolare la risposta immunologica del corpo umano. Il contatto della cute con gli allergeni dà vita ad una reazione infiammatoria, pruriginosa a cui possono associarsi fenomeni di vescicole, si tratta di una reazione nota anche come Eczema.

 

Che cos’è la dermatite allergica da contatto?

La dermatite da contatto allergica è una reazione della pelle ad allergeni chimici o naturali. Consiste in un’infiammazione improvvisa della cute che diventa rossa e pruriginosa.

 

Dopo la prima fase possono presentarsi vescicole piene di siero, se le vescicole con il grattamento vengono rotte il siero si rapprende sulla pelle in forma di crostosità appiccicosa. Il grattamento dovuto al prurito intenso può provocare l’infezione della pelle.

 

Quali sono le cause della dermatite allergica da contatto?

La dermatite da contatto allergica può trovare origine nel contatto con allergeni chimici o ambientali.

Tra i primi si annoverano alcuni metalli, i coloranti, le resine i preservanti e tra i secondi gli olii e le essenze delle piante e fiori.

 

Quali sono i sintomi della dermatite allergica da contatto?

In linea di massima la dermatite da contatto allergica è una manifestazione cutanea improvvisa caratterizzata da chiazze rosse, vescicole, desquamazione, abrasioni e croste. L’eruzione cutanea provoca quindi prurito o sensazione di calore localizzato e più o meno intenso, spingendo così il soggetto che ne è affetto a grattarsi con insistenza.

 

Esistono trattamenti per la dermatite allergica da contatto?

L’unica prevenzione contro la dermatite allergica consiste nell’evitare il contatto con gli allergeni, quando individuati.

I trattamenti generici per contrastare la dermatite da contatto sono identificabili nei consigli di evitare bagni e lavaggi troppo frequenti, perché la pulizia eccessiva e l’uso di saponi più o meno aggressivi finisce per impoverire la pelle degli strati esterni che la proteggono.

È bene anche evitare che la pelle sia secca, cercando di idratarla con creme delicate e non profumate.

Non fare uso di deodoranti spray e profumi. È bene asciugare la pelle delicatamente, tamponando l’umidità in eccesso, piuttosto che sfregandola.

 

Diagnosi

Il dermatologo effettua la diagnosi grazie al test allergologico, detto test del cerotto o patch test, attraverso il quale si possono identificare le sostanze che l’hanno provocata applicando sulla cute tracce di allergeni purificati per identificare l’origine della reazione.

 

Trattamenti

Il trattamento della dermatite da contatto allergica dipende dall’identificazione dell’agente che l’ha provocata e dalla possibilità di allontanarla della pelle.

L’eczema può essere mitigato applicando crema a base di cortisone.

Tumori ginecologici

Tumori ginecologici

 

Con il termine medico tumori ginecologici si intendono tutte quelle neoplasie che affliggono soprattutto il sesso femminile e colpiscono la zona relativa all’utero (endometrio e cervice uterina) e le ovaie. Il tumore della cervice uterina – la parte inferiore dell’utero – è molto diffuso e rappresenta nel mondo la prima causa di morte per tumore ginecologico. Il tumore a carico dell’utero più frequente è quello dell’endometrio, comune soprattutto in post menopausa. Il tumore delle ovaie può essere di tipo maligno o benigno e coinvolge quei piccoli organi, collocati a destra e a sinistra dell’utero, deputati alla produzione degli ormoni sessuali femminili e degli ovociti.

 

Quali sono le cause dei tumori ginecologici?

Il tumore della cervice uterina è dovuto alla moltiplicazione incontrollata di alcune cellule che si trasformano in cellule maligne. L’infezione da Papilloma Virus (HPV) è uno dei maggiori fattori di rischio da tenere in considerazione perchè insieme ad tipologie di infezione del tratto genitale rientra proprio tra le cause scatenanti del tumore della cervice uterina.

 

Le cause del tumore dell’endometrio non sono ancora note del tutto, tra i fattori predisponenti la predominanza estrogenica (elevati livelli di estrogeni senza o con bassi livelli di progesterone); una condizione comune per esempio nei casi di obesità, diabete, menopausa tardiva.

Il tumore dell’ovaio ha invece forte familiarità, altri fattori di rischio sono: sterilità, trattamento ormonale per l’infertilità, policistosi ovarica ed endometriosi e obesità.

 

Quali sono i sintomi dei tumori ginecologici?

Il tumore della cervice uterina è soventemente – soprattutto nelle prime fasi – asintomatico. Eppure i segnali sintomatici non sono poi così chiari: sanguinamenti vaginali (al di fuori del ciclo), inusuali perdite vaginali, dolore a livello pelvico e durante i rapporti sessuali.

 

Anomali perdite di sangue vaginale (al di fuori del ciclo o in menopausa) sono il sintomo tipico anche del tumore dell’endometrio.

Anche il tumore delle ovaie non ha sintomi specifici, facilmente confondibili con disturbi a livello di digestione o dolori addominali di altra natura.

 

Come prevenire i tumori ginecologici?

Proteggersi dall’Infezione da HPV e dalle altre infezioni del tratto genitale può essere di aiuto nella prevenzione del tumore della cervice uterina, anche se l’uso del preservativo non esclude del tutto la trasmissione del virus.

 

Per saperne di più

Tumori della cervice uterina

Tumore dell’ovaio

Tumore dell’utero

Tumore dell’utero

Tumore dell’utero

 

Il tumore dell’endometrio è una neoplasia decisamente frequente dell’utero e interessa soprattutto le donne in post-menopausa, quindi la fascia d’età che va dai 50 ai 70 anni. Questo specifico carcinoma è origine del’80% dei casi di tumore dell’utero, mentre i sarcomi rappresentano solo il 5% delle neoplasie maligne.

 

Spesso il tumore dell’endometrio viene diagnosticato a uno stadio iniziale, perché può determinare frequentemente sanguinamenti uterini anomali (tra un ciclo mestruale e l’altro) o dopo la menopausa. Le perdite di sangue comunemente presenti in molte donne che affrontano la menopausa a volte rappresentano il primo segnale di cellule che si stanno trasformando in tessuto tumorale quindi è sempre necessario fare un controllo ginecologico.

 

Fattori di rischio

Le cause del tumore dell’endometrio non sono ancora del tutto chiare. Potrebbero rivestire un ruolo determinante i livelli di estrogeni nel sangue (ormoni femminili prodotti dalle ovaie).

 

Il tumore dell’endometrio è infatti più frequente in donne in cui esistono condizioni lasciano creare la predominanza estrogenica (elevati livelli di estrogeni senza o con bassi livelli di progesterone), quali:

terapia sostitutiva estrogenica non bilanciata

diabete

obesità

presenza di tumori che producono estrogeni

menopausa tardiva

sindrome dell’ovaio policistico

nulliparità

inizio precoce del ciclo mestruale

assenza di ovulazione.

 

Altri fattori di rischio possono essere l’età, il diabete e la sindrome di Lynch, malattia che predispone al tumore dell’utero, dell’ovaio, del colon e dello stomaco.

 

Diagnosi

La fase diagnostica prevede:

valutazione accurata della storia clinica del paziente

visita ginecologica

ecografia transvaginale: è una metodica non invasiva ben tollerata dalle pazienti. Il medico inserisce in vagina un piccola sonda per valutare l’utero sfruttando le onde sonore.

 

Questo esame permette di valutare l’epitelio che riveste la cavità interna dell’utero (rima endometriale) che, se aumentato oltre determinati parametri, merita un approfondimento diagnostico.

 

Isteroscopia: è un esame endoscopico che in Humanitas viene eseguito in regime ambulatoriale con strumenti miniaturizzati, senza necessità di anestesia generale. Permette la visualizzazione diretta dell’interno della cavità dell’utero e consente un prelievo di tessuto endometriale (biopsia).

 

Risonanza Magnetica della pelvi: è una metodica non invasiva, che non utilizza radiazioni ionizzanti. E’lo strumento diagnostico di maggior dettaglio anatomico per lo studio della pelvi, in grado di valutare l’estensione loco-regionale della malattia (tumore primitivo ed eventuali linfoadenopatie) oltre che la struttura della lesione primitiva.

 

TAC del torace e dell’addome: è una metodica che utilizza radiazioni ionizzanti, ed è indispensabile per escludere depositi a distanza della malattia (polmone).

PET: identifica le cellule tumorali in attività e può essere utilizzata in casi dubbi di localizzazioni metastatiche del tumore.

 

Trattamenti

Il trattamento del tumore dell’utero generalmete più utilizzato è quello di entità chirurgica. In Humanitas l’intervento viene eseguito con tecnica mini-ivasiva, ossia senza il taglio sull’addome. Questa metodica si avvale della più moderna tecnologia mondiale, la chirurgia robotica (tecnica standard negli Stati Uniti).

Questa procedura è anche la più usata per tutte quelle pazienti che presentano obesità sia medie che più gravi, dal momento che essa permette di limitare in modo considerevole tutta quella gamma di rischi e pericoli operatori e post-operatori, abbastanza frequenti nelle donne obese.

 

Chirurgia

Intervento mini-invasivo – Il trattamento chirurgico standard prevede l’asportazione dell’utero, delle tube di Falloppio, delle ovaie, ed eventualmente un prelievo di linfonodi adiacenti con un approccio mininvasivo (laparoscopia con eventuale ausilio del robot). Solo in pochi casi si ricorre all’intervento tradizionale (laparotomia).

Esame estemporaneo intraoperatorio – Permette di eseguire un’analisi macroscopica e/o microscopica dei tessuti (effettuata dall’anatomo-patologo) in pochi minuti, consentendo al chirurgo di stabilire durante l’intervento se il tumore è maligno e la sua esatta estensione, aumentando così la capacità di eseguire la procedura chirurgica più appropriata.

 

Esistono anche altre terapie quali chemioterapia, radioterapia, e ormonoterapia.

 

Chemioterapia

La chemioterapia post-operatoria può migliorare la prognosi in pazienti con tumore dell’endometrioin stadio avanzato, o con malattia a elevato rischio di recidiva sistemica: si tratta di tumori con un’istologia poco differenziata (esempio con un grading G3) o con infiltrazione dei vasi sanguigni e/o linfatici.

I farmaci maggiormente utilizzati sono i derivati del platino (cisplatino/carboplatino), il taxolo e l’antraciclina (epirubicina e adriamicina).

Viene inoltre utilizzata nel trattamento della malattia metastatica.

 

Radioterapia

Se la paziente è affetta da una forma aggressiva di tumore dell’utero o se è ad alto rischio di recidiva, può essere necessaria la radioterapia post-operatoria. In casi selezionati, quando la chirurgia è controindicata, il medico può raccomandare la radioterapia invece dell’intervento chirurgico.

La radioterapia può consistere in una radioterapia a fasci esterni o nella brachiterapia. In caso di indicazione a radioterapia esterna, è possibile eseguire la radioterapia a intensità modulata (IMRT) allo scopo di ridurre il danno a carico dei tessuti sani vicini.

Ormonoterapia

Nei casi di malattia avanzata e/o qualora sia controindicato un trattamento chemioterapico, può essere indicata una terapia con progesterone.

 

Protocolli di ricerca clinica

Humanitas è un “Comprehensive Cancer Center” (Centro Oncologico), in cui una delle attività consiste nel disegno e nello sviluppo di protocolli di ricerca clinica. Si tratta dell’utilizzo controllato di nuove terapie non ancora approvate ufficialmente. I protocolli di ricerca clinica hanno lo scopo di determinare la sicurezza e l’efficacia di una terapia: possono non rappresentare una cura, ma prolungare la vita o migliorarne la qualità. Tali protocolli possono prevedere l’utilizzo di nuove molecole di diversa origine, come chemioterapici o terapie biologiche, la cui azione è mirata al meccanismo di proliferazione cellulare tipico di un preciso tipo di neoplasia (farmaci “intelligenti”). Per avere maggiori informazioni e capire quali protocolli possono essere adatti al proprio caso, è opportuno che il paziente si rivolga al proprio medico di fiducia.

 

Trials

Studio di fattibilità della radioterapia stereotassica body sbrt per pazienti con linfonodi metastatici per neoplasie genito urinarie gastro-enteriche e ginecologiche.

 

Medici

DOMENICO VITOBELLO

Responsabile di Ginecologia

RAFFAELE CAVINA

Responsabile di Sezione – Oncologia medica ed Ematologia

CRISTIANA BONIFACIO

Aiuto – Radiologia diagnostica

BARBARA FIAMENGO

Assistente – Anatomia patologica

ISABELLA MARIA GIOVANNA GARASSINO

Assistente – Oncologia medica ed ematologia

GABRIELE SIESTO

Assistente – Ginecologia

ANGELO TOZZI

Assistente – Radioterapia

Altre unità operative coinvolte:

RADIOTERAPIA E RADIOCHIRURGIA – Responsabile MARTA SCORSETTI

RADIOLOGIA – Responsabile LUCA BALZARINI

MEDICINA NUCLEARE – Responsabile ARTURO CHITI

Tumore dell’ovaio

Tumore dell’ovaio

 

Si tratta di un tumore con sede nella zona delle ovaie, ossia quegli organi a destra e a sinistra dell’utero responsabili della produzione di ormoni sessuali femminili estrogeni e progesterone e delle cellule riproduttive ovociti. Il tumore alle ovaie può svilupparsi nelle sue formazioni con connotazioni benigne, intermedie (border line) e maligne di questo tipo di neoplasia.

 

La diagnosi del tumore all’ovaio spesso avviene ad uno stadio già avanzato fino all’addome, le statistiche sono infatti abbastanza chiara e indicano solo un 20% di casi medici studiati in cui tale tumore è diagnosticato al suo stadio precoce quando esso è cioè limitato alle sole ovaie. Ciò avviene a causa del fatto che i suoi sintomi non sono univoci ma possono andare incontro a fraintendimenti medici e i professionisti del settore possono scambiarli con facilità per disturbi digestivi o dolori addominali di altra natura.

 

Le forme benigne hanno la caratteristica di non svilupparsi al di fuori delle ovaie e, quindi, di non produrre metastasi. Nel caso di tumori maligni, invece, le cellule tumorali possono andare a colpire anche i tessuti e gli organi adiacenti (nell’addome e nella regione pelvica) o lontani, attraverso il flusso sanguigno o il sistema linfatico.

 

Esistono tre tipi di tumore ovarico maligno:

  • Tumori epiteliali, che rappresentano circa l’85-90% del totale e si sviluppano dall’epitelio (sottile strato di tessuto che riveste le ovaie)
  • Tumori germinali, rari e più frequenti nelle giovani donne e nelle adolescenti, che si sviluppano dalle cellule deputate alla produzione di ovociti
  • Tumori dello stroma e dei cordoni sessuali, anch’essi rari, che originano dal tessuto di sostegno dell’ovaio, che produce gli estrogeni e il progesterone

 

Fattori di rischio

I principali fattori di rischio di questo tumore sono:

  1. Familiarità di malattia (5-10% dei casi)

storia familiare di tumore ovarico

associazione fra tumore ovarico e cancro della mammella (mutazione nei geni BRCA1 e BRCA2 del cancro alla mammella, che aumenta dal 10 al 30% il rischio di tumore alle ovaie);

sindrome di Lynch (HNPCC), che include carcinoma del colon non associato a poliposi, tumore dell’endometrio, dello stomaco, della mammella.

  1. Fattori endocrini

sterilità, trattamento ormonale per l’infertilità, policistosi ovarica ed endometriosi (per alcuni istotipi), obesità, sembrano essere correlati ad un maggior rischio di sviluppo della malattia.

al contrario, multiparità (ossia aver avuto più di un figlio), allattamento al seno e prolungato impiego di contraccettivi estroprogestinici sembrano ridurre il rischio di sviluppare questo tipo di tumore.

  1. Fattori ambientali

esposizione all’asbesto, al talco e all’alcool.

 

Non è attualmente nota alcuna correlazione fra lo sviluppo di questo tumore e l’abitudine al fumo o il consumo di caffeina.

 

Diagnosi

Sebbene non esista un esame attendibile per diagnosticare il tumore dell’ovaio, una serie di indagini possono aiutare il medico ad identificare la presenza della malattia, a partire dalla visita ginecologica.

 

Accanto all’esame clinico, indispensabile l’esecuzione di un’ecografia transvaginale, una metodica non invasiva ben tollerata dalle pazienti, utile per definire l’estensione locale della malattia (il medico inserisce nella vagina un piccola sonda per valutare l’utero sfruttando le onde sonore). Fondamentale inoltre un esame del sangue per valutare il dosaggio del CA125, proteina che risulta aumentata nella maggior parte dei tumori maligni dell’ovaio.

Le indagini strumentali utili per l’approfondimento diagnostico sono:

 

TAC: è una metodica che utilizza radiazioni ionizzanti. Viene usata per la stadiazione della malattia e per l’identificazione di eventuali noduli peritoneali.

Risonanza Magnetica Nucleare (RMN): può essere richiesta in casi selezionati. E’ una metodica non invasiva, che non utilizza radiazioni ionizzanti. E’ in grado di valutare diverse strutture della pelvi e consente di definire in modo preciso la struttura delle masse tumorali.

 

PET: identifica le cellule tumorali in attività e può essere utilizzata nel sospetto di recidiva di malattia.

 

Chirurgia esplorativa: in casi selezionati, il medico può fare ricorso ad un intervento chirurgico allo scopo di confermare la diagnosi di cancro dell’ovaio. In questo modo può ispezionare dall’interno le cavità pelvica e addominale per stabilire la presenza del tumore, attraverso un’incisione piccola (laparoscopia) oppure più estesa (laparotomia). In presenza di tumore, il medico ne identifica la tipologia e ne verifica l’eventuale diffusione. Può anche asportare ed esaminare un numero variabile di campioni di tessuto (biopsie) provenienti dall’addome.

 

Trattamenti

Il trattamento del tumore dell’ovaio in Humanitas avviene con un approccio multidisciplinare, che comprende chirurgia, chemioterapia e radioterapia. La terapia ormonale può essere un’alternativa nelle pazienti che non tollerano regimi citotossici.

 

Chirurgia

Laparotomia – Attraverso un’incisione addominale il chirurgo asporta, nella maggioranza dei casi, le ovaie, l’utero, le tube di Falloppio, una piega di tessuto adiposo detta omento, l’appendice, ed eventualmente le ghiandole linfatiche adiacenti. Il chirurgo esegue inoltre delle biopsie mirate e preleva una piccola quantità di liquido addominale.

 

Esame estemporaneo intraoperatorio – Permette di eseguire un’analisi microscopica dei tessuti (effettuata dall’anatomo patologo) in pochi minuti, consentendo al ginecologo di stabilire durante l’intervento se il tumore è maligno, aumentando così la capacità di eseguire la procedura chirurgica più appropriata ed evitando alla paziente un eventuale re-intervento.

Laparoscopia con eventuale ausilio della chirurgia robotica – E’ una procedura mini-invasiva utilizzata dagli specialisti in Ginecologia di Humanitas in casi selezionati come nella ristadiazione del tumore dell’ovaio (rivalutazione della malattia dopo primo intervento incompleto), che prevede ad esempio l’asportazione di linfonodi e dell’utero.Questa procedura viene utilizzata, in casi selezionati e per alcuni tipi di neoplasia, anche nella terapia conservativa (ossia senza asportazione dell’apparato genitale nelle donne in età fertile) del tumore dell’ovaio negli stadi iniziali.

La procedura laparoscopica e/o robotica viene utilizzata anche dopo un trattamento chemioterapico per asportare l’apparato genitale interno ed i tessuti eventualmente coinvolti (linfonodi, omento, appendice…)

 

​Chemioterapia

Dopo l’intervento chirurgico è previsto un trattamento chemioterapico, in tutti gli stadi di malattia eccetto i più precoci. L’approccio standard prevede la combinazione di due agenti chemioterapici, un derivato del platino (carboplatino o cisplatino) e il paclitaxel, ripetuti per sei cicli a intervalli di tre settimane.

Altri farmaci chemioterapici per il trattamento del cancro dell’ovaio sono il topotecan, la doxorubicina liposomiale pegilata, l’etoposide, la gemcitabina, la vinorelbina, la trabectedina, usati singolarmente o in associazione.

I medici di Humanitas studiano i potenziali nuovi farmaci attraverso protocolli di ricerca clinica.

 

Radioterapia

La radioterapia consiste nell’uso di radiazioni ad alta energia per distruggere le cellule tumorali. Attualmente il suo utilizzo per il trattamento del cancro dell’ovaio è limitato in caso di recidiva o ripresa di malattia a distanza.

 

Protocolli di ricerca clinica

Humanitas è un “Comprehensive Cancer Center” (Centro Oncologico), in cui una delle attività consiste nel disegno e nello sviluppo di protocolli di ricerca clinica. Si tratta dell’utilizzo controllato di nuove terapie non ancora approvate ufficialmente. I protocolli di ricerca clinica hanno lo scopo di determinare la sicurezza e l’efficacia di una terapia: possono non rappresentare una cura, ma prolungare la vita o migliorarne la qualità. Tali protocolli possono prevedere l’utilizzo di nuove molecole di diversa origine, come chemioterapici o terapie biologiche, la cui azione è mirata al meccanismo di proliferazione cellulare tipico di un preciso tipo di neoplasia (farmaci “intelligenti”). Per avere maggiori informazioni e capire quali protocolli possono essere adatti al proprio caso, è opportuno che il paziente si rivolga al proprio medico di fiducia.

 

Medici

DOMENICO VITOBELLO

Responsabile di Ginecologia

RAFFAELE CAVINA

Responsabile di Sezione – Oncologia medica ed Ematologia

CRISTIANA BONIFACIO

Aiuto – Radiologia diagnostica

BARBARA FIAMENGO

Assistente – Anatomia patologica

ISABELLA MARIA GIOVANNA GARASSINO

Assistente – Oncologia medica ed ematologia

GABRIELE SIESTO

Assistente – Ginecologia

ANGELO TOZZI

Assistente – Radioterapia

Altre unità operative coinvolte:

RADIOTERAPIA E RADIOCHIRURGIA – Responsabile MARTA SCORSETTI

RADIOLOGIA – Responsabile LUCA BALZARINI

MEDICINA NUCLEARE – Responsabile ARTURO CHITI

Malattie sessualmente trasmissibili

Malattie sessualmente trasmissibili

 

Le malattie sessualmente trasmissibili (MST), comunemente note con il nome di infezioni sessualmente trasmesse (IST) sono infezioni che si trasmettono per contagio diretto tramite contatto sessuale. Sono in genere causate da batteri, virus e protozoi che passano da un individuo all’altro mediante il passaggio, attraverso le mucose, di liquidi biologici infetti. Si tratta di specifici disturbi e patologie che tendono a concentrare la loro azione nelle zone di interesse degli organi genitali o altri organi e apparati.

 

Che cosa sono le malattie sessualmente trasmissibili?

L’attività sessuale ha un ruolo essenziale nella diffusione di queste infezioni, ma è possibile essere infettati anche senza contatto sessuale: è quello che accade, ad esempio, nel caso di trasmissione da madre a bambino durante la gravidanza o il parto (trasmissione verticale), tramite trasfusioni di sangue infetto o tramite l’uso di aghi o strumenti chirurgici non adeguatamente sterilizzati (tatuaggi).

 

Quali sono le cause delle malattie sessualmente trasmissibili?

Le infezioni sessualmente trasmesse possono essere causate da:

  • batteri (gonorrea, sifilide, clamidia);
  • virus (Papillomavirus umano, herpes genitale, Hiv, epatite A, B e C);
  • protozoi (come la tricomoniasi).
  • funghi (Candida Albicans)

 

Quali sono i sintomi delle malattie sessualmente trasmissibili?

Non è detto che le infezioni sessualmente trasmesse si manifestino nell’immediato, al contrario queste possono anche restare latenti per periodi più o meno lunghi. I sintomi possono manifestarsi in base alla tipologia di infezione da alcuni giorni ad alcuni anni dopo l’esposizione. Alcune infezioni sono banali e si risolvono in pochi giorni (è il caso per esempio della Candida Albicans), o qualche settimana, senza lasciare conseguenze. Altre volte (come nel caso dell’HIV o della sifilide) la progressione della patologia può portare a complicanze serie e alcune volte letali. Alcune di queste infezioni possono decorrere in modo del tutto asintomatico per molto tempo, pur conducendo a serie alterazioni funzionali di alcuni organi con decadimento della loro funzione (è il caso per esempio dei danni a carico delle tube da parte della Clamidia Trachomatis, con conseguente infertilità).

 

Particolare attenzione si deve prestare a determinati segni:

  • piaghe sui genitali, nella zona rettale o nella zona orale
  • bruciore o dolore alla minzione
  • secrezioni dal pene
  • perdite vaginali (leucorrea)
  • perdite vaginali ematiche
  • ingrossamento dei linfonodi, soprattutto nell’area inguinale
  • dolori pelvici, accompagnati in alcuni casi a febbri persistenti o a diarrea
  • rash cutaneo su tronco, mani o piedi

 

 

E’ possibile agire per prevenire le malattie sessualmente trasmissibili?

La prevenzione è fondamentale per evitare l’insorgere delle infezioni sessualmente trasmissibili. Ci sono diversi modi per evitare o ridurre il rischio di sviluppare queste malattie:

Astensione dall’attività sessuale “a rischio” (evitare rapporti sessuali occasionali, utilizzare in modo corretto il preservativo).

Vaccinazioni: per prevenire l’infezione da Papillomavirus umano (Hpv), da epatite A e da epatite B è possibile vaccinarsi.

Evitare l’uso di droghe o l’abuso di alcol, il cui effetto può favorire l’adozione di comportamenti sessuali azzardati o pericolosi.

Evitare la condivisione di tutti quegli oggetti – tra cui rasoi, forbici, aghi, spazzolino da denti – che possono penetrare la cute o le mucose.

Se si è deciso di eseguire un tatuaggio, accertarsi che vengano messe in atto correttamente le procedure per la disinfezione e sterilizzazione dello strumentario.

 

Diagnosi

Diversi sono i test che possono essere utilizzati per diagnosticare un’infezione sessualmente trasmessa:

esame obiettivo specialistico

esami del sangue

analisi dell’urina

esami di campioni di fluidi biologici

 

Trattamenti

La scelta del trattamento dipende dal tipo di infezione di cui il paziente soffre. Le malattie sessualmente trasmissibili causate da batteri sono generalmente più facili da curare, mentre le infezioni virali possono essere seguite nel tempo, ma non sempre curate.

 

Nel caso delle infezioni sessualmente trasmesse causate da batteri e protozoi vengono impiegati antibiotici somministrati per uso locale o sistemico. È preferibile astenersi dall’attività sessuale fino al completamento del trattamento e alla regressione delle eventuali lesioni.

 

Nel caso di infezioni virali vengono impiegate terapie antivirali (come nel caso dell’Herpes) o trattamenti chirurgici locali (come nel caso dell’HPV).

Nel caso del virus dell’Hiv: nonostante non siano ancora state messe a punto terapie in grado di eliminare definitivamente il virus, le attuali cure riescono a tenerlo sotto controllo per molti anni e la mortalità causata da questa malattia è decisamente calata negli ultimi decenni.

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