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Daltonismo

Daltonismo

 

Condizione altrimenti nota anche come “cecità ai colori”, il daltonismo è un’anomalia visiva che comporta un’alterata percezione dei colori. La cecità ai colori può essere di due forme: totale o parziale; la cecità totale, detta acromatopsia, è molto rara. Le persone affette da tale forma non sono in grado di distinguere alcun colore e risultano molto sensibili alla luce. Più diffusa è invece la cecità parziale ai colori, detta discromatopsia, che riguarda l’insensibilità totale o la scarsa sensibilità a uno o più colori, solitamente il verde e il rosso. Questo disturbo della vista prende il nome da John Dalton, chimico e fisico inglese che ne era affetto e che per primo lo descrisse nel lontano 1794.

 

Che cos’è il daltonismo?

Il daltonismo è caratterizzato da:

  • protanopia in caso di insensibilità totale al colore rosso e di protanomalia in caso di scarsa sensibilità a questo colore
  • deuteranopia in caso di insensibilità totale al colore verde e deuteranomalia in caso di scarsa sensibilità a questo colore
  • tritanopia in caso di insensibilità totale al colore blu e tritanomalia in caso di scarsa sensibilità a questo colore (le ultime due sono malattie genetiche piuttosto rare)

 

Quali sono le cause del daltonismo?

Il daltonismo deriva dal malfunzionamento delle cellule sensoriali che, nonostante siano tutte presenti (i coni rossi, verdi e blu), alcune di loro non lavorano correttamente, determinando così la mancanza di capacità totale o parziale da parte dei soggetti di riconoscere specifici colori. Generalmente questo disturbo ha un’origine ereditaria, ma può manifestarsi anche in seguito ad altre cause ed essere monolaterale o bilaterale.

 

Il daltonismo “acquisito” può essere dovuto a:

opacità del cristallino, che porta a una leggera alterazione della sensibilità blu-giallo

abuso di alcol, negli soggetti affetti da alcolismo si può rilevare una diminuzione della sensibilità ai colori, soprattutto dello spettro blu-giallo piuttosto che rosso-verde

traumi cranici, che possono comportare un’alterata sensibilità ai colori

diverse altre patologie a carico dell’occhio, che possono portare a deficit del senso cromatico

 

Nella popolazione europea, il daltonismo interessa circa l’8% degli uomini e l’1% delle donne. Questa notevole differenza che si riscontra tra uomini e donne è dovuta al fatto che la protanopia e la deuteranopia sono individuate nei geni presenti nel cromosoma sessuale X che nelle donne è presente in duplice copia. Dunque, affinché una donna manifesti questo disturbo visivo è necessario che entrambi i cromosomi X presentino gli alleli per il daltonismo, mentre nell’uomo è sufficiente che siano presenti sull’unico cromosoma X.

 

Quali sono i sintomi del daltonismo?

La sintomatologia del daltonismo è caratterizzata dall’alterata percezione dei colori. I soggetti che soffrono di protanopia o protanomalia hanno difficoltà in particolare a visualizzare le tonalità rosse, le persone con deuteranopia e deuteranomalia hanno difficoltà a visualizzare il verde mentre coloro che soffrono di tritanopia e tritanomalia hanno difficoltà a visualizzare il colore blu.

 

Come prevenire il daltonismo?

Non è possibile prevenire il daltonismo ereditario, cioè la forma più diffusa di questo disturbo. Qualcosa si può invece fare per prevenire il daltonismo “acquisito”, cercando di evitare tutte quelle condizioni che possano predisporre al suo sviluppo tra cui evitare un abuso di alcolici, tenere sotto controllo la salute degli occhi ed evitare traumi cranici.

Congiuntivite

Congiuntivite

 

La congiuntivite è classificata come disturbo acuto se persiste al massimo quattro settimane, o altrimenti come malattia cronica.

 

Quali sono le cause della congiuntivite?

La congiuntivite può essere provocata da germi (batteri, virus, miceti o protozoi), fattori tossici esterni o interni all’organismo, allergie, farmaci e alterazioni della secrezione lacrimale.

 

Quali sono i sintomi della congiuntivite?

I sintomi sono rossore, infiammazione, lacrimazione aumentata, fotofobia e secrezioni che, nel caso della congiuntivite cronica, durano più di 4 settimane e possono interessare la cornea, che si mostra con la cheratite puntata superficiale.

Le forme virali sono associate anche a formazioni sferoidali semitrasparenti sulla congiuntiva (reazione follicolare) o, molto spesso, all’infiammazione dei linfonodi sottomandibolari e periauricolari.

Frequentemente, invece, le congiuntiviti di origine allergica, sono associate a prurito, secrezioni acquose e rigonfiamento della palpebra. Le forme batteriche mostrano secrezione purulenta.

 

Diagnosi

La diagnosi della congiuntivite si basa su una visita medica.

In caso di forma infettiva batterica che non risponda agli antibiotici ad ampio spettro, si effettua un tampone congiuntivale da sottoporre poi a test microbiologici e ad un antibiogramma per analizzare l’eventuale resistenza agli antibiotici da parte dei batteri per poter poi individuare la terapia più idonea.

Per le forme allergiche può essere utile una consulenza allergologica.

In caso di significativi sintomi respiratori è consigliabile una visita otorinolaringoiatrica.

 

Trattamenti

La terapia della congiuntivite, concordata con lo specialista oculista, è basata su colliri cortisonici, antibiotici, antivirali, antifungina o antistaminica. In alcune casi viene prescritta l’assunzione di detti antibiotici, antivirali o antistaminici per via orale.

Sono indicati trattamenti desensibilizzanti con stabilizzatori della membrana mastocitaria nel caso di congiuntivite allergica cronica

 

Prevenzione

La prevenzione della congiuntivite passa da un’adeguata igiene e, nel caso delle forme infettive, evitando il contagio tra occhi.

In caso di allergie note è opportuno evitare l’esposizione all’allergene.

Cisti della palpebra

Cisti della palpebra

 

Le cisti sono neoformazioni da consistenza duro-elastica e dal contenuto liquido o semisolido di solito capsulate, generate dalla struttura da cui derivano, solitamente una ghiandola o il suo dotto escretore.

 

Che cosa sono le cisti della palpebra?

Le cisti dermoidi, di solito di origine congenita, racchiudono materiale di provenienza epidermica e cutanea, possono generarsi a livello superficiale, sottocutaneo, in profondità nelle palpebre o a livello dell’orbita.

 

Le cisti di Moll (idrocistoma apocrino delle ghiandole di Moll) sono piccole, tonde, contengono un liquido semitrasparente e si formano lungo il bordo della palpebra, agli angoli degli occhi.

 

Le cisti di Zeis (idrocistoma eccrino delle ghiandole di Zeiss) sono piccole, tonde e contengono una secrezione biancheggiante.

 

Le cisti sebacee, spesso individuate nell’angolo interno dell’occhio e derivanti dalle ghiandole sebacee, racchiudono materiale caseoso.

 

Esistono, poi, le milia, delle cisti multiple superficiali, bianche e tondeggianti e che derivano dai follicoli piliferi e dalle ghiandole sebacee.

 

Quali sono le cause delle cisti della palpebra?

I batteri sono una delle cause principali della formazione delle cisti, come ad esempio lo stafilococco. Le cisti dermoidi sono invece congenite e i milia possono essere secondari a traumi, infezioni cutanee, radioterapia o malattie bollose. L’ostruzione del dotto di una ghiandola, la blefarite cronica, cosmetici scaduti o non correttamente rimossi prima di coricarsi e scarsa igiene sono altre possibili cause delle cisti della palpebra.

 

Quali sono i sintomi delle cisti della palpebra?

Le cisti si mostrano come una sacca chiusa da una membrana sulle palpebre o intorno agli occhi. Sono presenti arrossamenti, gonfiore, dolenza, discromie, secrezioni, prurigine e fastidio alla chiusura delle palpebre.

 

Diagnosi

Per diagnosticare la presenza di una cisti è di solito sufficiente un’analisi clinica.

 

Trattamenti

Nella maggior parte dei casi, è necessaria la rimozione chirurgica delle cisti e l’esame istologico delle stesse e del loro contenuto.

La rimozione prevede l’escissione chirurgica completa con asportazione della capsula:

  • per le cisti dermoidi, è previsto un esame istologico dopo la rimozione chirurgica completa. Se si sospetta anche un’infiammazione dell’orbita oculare, prima di intervenire è necessario uno studio dell’imaging radiologico
  • per le cisti di Moll, sono previsti esami che escludano il trattarsi di un idrocistoma eccrino o di un carcinoma basocellulare cistico.

 

Prevenzione

L’igiene delle dita, delle mani e della pelle attorno agli occhi è fondamentale per evitare la comparsa delle cisti della palpebra. Per impedire il contagio e la diffusione della cisti è meglio evitare di toccare o sfregare gli occhi e di utilizzare cosmetici.

Cheratocono

Cheratocono

 

Il cheratocono è una malattia degenerativa a seguito di una inferiore rigidità strutturale della cornea. Si manifesta solitamente nell’infanzia o nella pubertà e progredisce in buona parte dei casi fino ai 35-40 anni. In alcuni soggetti può progredire anche oltre tale età. Associazioni con altre malattie sono frequenti, ad esempio con l’atopia (predisposizione ereditaria alle malattie allergiche), l’amaurosi congenita di Leber, le distrofie corneali, il trisomia 21 (mongolismo), la malattia della tiroide, la malattia del collagene (lassità dei legamenti articolari), ecc.

 

Che cos’è il cheratocono?

Consiste in un graduale indebolimento del tessuto che si assottiglia e si estroflette all’apice assumendo una forma a cono. Anche se spesso in misura diversa, in genere colpisce entrambi gli occhi. Si stima che ne sia affetta 1 persona ogni 1500, stima che raddoppia nei casi di alterazioni riconducibili al cheratocono. La comparsa e l’evoluzione della malattia sono molto variabili. Nei casi più progrediti, quando l’assottigliamento grave del tessuto corneale comporta un imminente rischio di perforazione, si interviene con il trapianto di cornea.

 

Quali sono le cause del cheratocono?

Le cause del cheratocono non sono conosciute, ma alcuni studi sperimentali hanno portato ad supporre che alla sua base ci siano cause genetiche che ne influenzano l’insorgenza e fattori esterni come allergie o microtraumi da sfregamento che ne condizionano il progresso. L’aumento di alcuni enzimi specifici, fra cui le proteasi e una diminuzione dei loro inibitori, determina instabilità e alcune cellule della cornea, nello specifico i cheratociti, deputati al costante rinnovamento del tessuto, lavorano in modo irregolare, con la conseguente riduzione dello spessore della cornea e conseguente degenerazione e deformità.

 

Quali sono i sintomi del cheratocono?

La capacità visiva con il progredire della malattia diviene progressivamente più sfuocata e nonostante l’utilizzo di occhiali, è scarsamente migliorabile. Il deficit visivo è fortemente invalidante negli stadi più avanzati della malattia e difficilmente correggibile tramite l’ausilio di lenti a contatto.

 

Diagnosi

Per contrastare e fermare il cheratocono prima che raggiunga stadi di sviluppo preoccupanti è necessaria una diagnosi tempestiva.

Per la diagnosi di cheratocono sono disponibili vari esami che permettono di individuare la malattia con largo anticipo rispetto alla comparsa dei sintomi:

  • la tomografia corneale, che studia curvatura, elevazione e spessore della cornea a più livelli e grazie allo studio degli indici topometrici e tomografici (Belin-Ambrosio) permette di rivelare anche le forme più lievi di ectasia corneale e documentarne l’avanzamento.
  • La topografia corneale che permette di avere una mappa di curvatura e una mappa altitudinale della superficie anteriore della cornea
  • La pachimetria che misura lo spessore della cornea e, grazie ad una mappatura atta ad evidenziare lo spessore corneale in ogni suo punto, di individuare e determinare il punto più sottile.

 

Esami diagnostici che misurino la resistenza corneale alla deformazione con soffio di aria possono svelare le forme di più difficili di diagnosi.

 

Trattamenti

La terapia del cheratocono può prevedere:

Cross-Linking corneale, in particolare nelle fasi preliminari, in caso di dimostrata evoluzione della malattia

Rimodellamenti corneali associati a Cross-Linking

Impianto di anelli intrastromali

Cheratoplastica lamellare anteriore profonda (DALK)

Cheratoplastica perforante (PKP)

Un ausilio per aumentare l’acutezza visiva prevede l’utilizzo di occhiali o lenti a contatto e non rappresenta un’opzione terapeutica.

 

Prevenzione

Trattandosi di una malattia ereditaria non è possibile attuare una prevenzione, questo rende indispensabile una diagnosi precoce. Trattare infatti la malattia all’inizio può spesso conservare un’ottima vista a volte senza dover ricorrere a correzione con trattamenti minimamente invasivi. Una diagnosi tardiva può significare il dover ricorrere al trapianto.

 

Vivamente consigliate sono le visite oculistiche durante la fase dello sviluppo a 3, 6 e 12 anni, quando esista familiarità per la malattia (un parente affetto) e quando esistano sintomi quale visione sfuocata scarsamente correggibile con gli occhiali. Tali visite devono però essere effettuate con tutta la diagnostica necessaria, come la topografia corneale e gli altri esami segnalati, per poi procedere ad una diagnosi il più possibile precoce.

 

Cheratocongiuntivite secca (Sindrome di Sjogren)

Cheratocongiuntivite secca (Sindrome di Sjogren)

 

La cheratocongiuntivite secca ha i sintomi tipici dell’occhio secco (bruciore e scarsa lacrimazione), ma ha una causa specifica differente, e cioè nel danno alle ghiandole lacrimali tipiche della Sindrome di Sjogren. La Sindrome di Sjogren, malattia autoimmune, è una malattia infiammatoria cronica. Insorge più di frequente nelle donne in età compresa fra i 40 e i 60 anni.

Si associa solitamente a secchezza della fauci (xeroftalmia e xerostomia).

 

Che cos’è la cheratocongiuntivite secca?

Due sono le forme di cheratocongiuntivite secca, primaria e secondaria.

Quando compare isolatamente è detta Sindrome di Sjogren primaria, quando compare associata ad una malattia del collagene, una connettivite come l’artrite reumatoide è detta Sindrome di Sjogren secondaria.

 

Quali sono le cause della cheratocongiuntivite secca?

La causa della cheratocongiuntivite secca è dovuta ad un processo autoimmune delle ghiandole lacrimali.

 

Quali sono i sintomi della cheratocongiuntivite secca?

I sintomi sono:

  • Secchezza oculare
  • Prurito
  • Sensazione di un corpo estraneo
  • Arrossamento
  • Bruciore e dolore
  • Fotofobia

 

Nelle forme sistemiche, quelle che coinvolgono tutte le ghiandole esocrine, si associa a secchezza di tutte le mucose corporee: orale, vaginale, tracheale, bronchiale, esofagea e gastrica.

 

Diagnosi

Per diagnosticare questa malattia è richiesta una visita medica. Gli esami a cui sottoporsi sono:

  • But (break-up time)
  • Test di Schirmer

 

La componente sistemica è da indagare con una ricerca di autoanticorpi (antinucleo, anti antigeni nucleari, anticellule duttali, REUMATEST). Occorre anche una valutazione reumatologica.

 

Trattamenti

La terapia impiega sostituti lacrimali: lacrime artificiali dense e gel o pomata lubrificante e riepitelizzante da applicare alla sera.

Sono anche consigliati farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans) o Steroidi di superficie nei casi con maggiore sintomatologia.

Nei casi più gravi, come accade per l’occhio secco, può essere indicata l’occlusione del puntino lacrimale inferiore con un piccolo tappo di collagene o di silicone (punctum plug) e talvolta l’uso di lenti a contatto terapeutiche a protezione corneale.

In tutti i casi è consigliata la somministrazione di integratori a base di vitamina E di Omega 3.

Orzaiolo

Orzaiolo

 

L’orzaiolo è causato dalla degenerazione con formazione di pus (necrosi suppurativa) delle ghiandole associate ad un follicolo pilifero ciliare.

 

Che cos’è l’orzaiolo?

L’orzaiolo si presenta come una formazione purulenta individuata alla radice di un ciglio. Se è coinvolta una ghiandola di Zeiss (cioè un tipo di ghiandola atta a produrre grasso associato alle ciglia) l’orzaiolo si forma sul bordo esterno della palpebra. Se, invece, è coinvolta una ghiandola del Meibomio (cioè un tipo di ghiandola che produce la componente lipidica delle lacrime) l’orzaiolo si forma sul bordo interno della palpebra.

 

Quali sono le cause dell’orzaiolo?

In generale l’orzaiolo è causato da infezioni batteriche della famiglia degli stafilococchi. Frequentemente si presenta come una complicazione di una blefarite stafilococcica.

 

Quali sono i sintomi dell’orzaiolo?

I sintomi caratteristici dell’orzaiolo sono il dolore della palpebra, l’infiammazione e il rigonfiamento del bordo palpebrale.

 

Diagnosi

La diagnosi dell’orzaiolo si basa unicamente su una visita oculistica. Il medico deve necessariamente andare ad escludere la presenza di un calazio o di una cisti del bordo palpebrale.

 

Trattamenti

La terapia medica dell’orzaiolo consiste nella somministrazione di colliri antibiotici, dopo accurata pulizia del bordo oculare con prodotti specifici. Attualmente è preferito l’utilizzo di un antibiotico macrolide.

Per evitare la propagazione dell’infezione alle zone circostanti, l’orzaiolo non deve essere schiacciato o bucato con aghi per farne fuoriuscire il pus.

Se persiste deve essere trattato come un calazio (con asportazione).

 

Prevenzione

La migliore strategia per prevenirne la comparsa è toccarsi gli occhi solo con mani pulite e curare l’igiene degli occhi, trattando adeguatamente la blefarite.

Orbitopatia tiroidea

Orbitopatia tiroidea

 

L’orbitopatia tiroidea è una patologia caratterizzata da una serie di sintomi e segni strettamente collegati ad un disturbo della funzionalità tiroidee, nello specifico l’ipertiroidismo del morbo di Graves-Basedow.

 

Che cos’è l’orbitopatia tiroidea?

Le donne sono maggiormente colpite dall’orbitopatia tiroidea. Esse sviluppano più spesso rispetto agli uomini il processo infiammatorio autoimmune che provoca il rigonfiamento e la fibrosi dei tessuti molli dell’orbita. La severità della malattia è variabile e viene catalogata secondo le linee guida dell’EUGOGO (European Group on Graves Orbitopathy), mentre con l’utilizzo del CAS (Clinacal Activity Score) si fissano il grado di attività della patologia e le modalità terapeutiche.

 

Quali sono le cause dell’orbitopatia tiroidea?

A provocare la malattia è un processo autoimmune ad oggi non ancora completamente conosciuto, se non che la sua origine è nella tiroide.

 

Quali sono i sintomi dell’orbitopatia tiroidea?

Sintomi dell’orbitopatia tiroidea sono eritemi, il rigonfiamento e la retrazione palpebrale, rossore e bruciore oculare, occhio sporgente, sensazione di corpo estraneo nell’occhio, rarità dell’ammiccamento. A volte l’orbitopatia tiroidea è associata a difficoltà e dolore nei movimenti dell’occhio, soprattutto rivolgendo lo sguardo verso l’alto. Altri sintomi da prendere in considerazione sono visione doppia, alterazione nella visione dei colori e diminuzione dell’acuità visiva nei casi di neuropatia ottica da compressione.

 

Diagnosi

La diagnosi è clinica, seguita da esami di laboratorio e radiologici e prevede:

Cv in caso si sospetti la compressione del nervo ottico

Visita ortottica per lo studio delle modificazioni della motilità oculare

Imaginig radiologico: TAC cranio/orbite e RMN (valutazione rapporto plesso/muscolo)

Consulto multidisciplinare con specialisti endocrinologi e otorinolaringoiatri

 

Trattamenti

La terapia iniziale indispensabile è il trattamento della patologia alla tiroide.

In fase attiva della malattia sono utilizzati:

Steroidi, anche in accostamento alla radioterapia, per il loro effetto antinfiammatorio e immunosoppressivo;

Altri farmaci immunosoppressivi.

 

In fase non attiva della malattia, è consigliata una terapia chirurgica con:

  • Decompressione orbitaria, adatta soprattutto nelle forme più severe che potrebbero pregiudicare irreversibilmente la vista e se c’è compressione del nervo ottico. La decompressione permette di accrescere lo spazio della cavità orbitaria.
  • Chirurgia muscolare per migliorare il possibile strabismo che sdoppia le immagini.
  • Chirurgia palpebrale per diminuire la retrazione della palpebra.

 

Prevenzione

Terapia della patologia tiroidea

Astensione dal fumo

Miopia

Myopia

 

Myopia is the most common defect of vision, affects 30% of the European population, and constitutes the most frequent eye disorders. In the myopic subject the view from afar is reduced by making distant objects appear blurry. This happens as a result of a defect of the eye refraction, which makes it difficult to focus. The light rays from distant objects are to fall on a place before the retinal plane, generating a blur retinal.

 

What is myopia?

In some patients myopia you can do as an accompaniment to other retinal disorders resulting in visual impairment. In case of alterations of the central retina, or glasses or contact lenses will be sufficient to recover a clear view and view pictures not blurry.

 

In these cases even a refractive surgery to reduce myopia can reacquire the tenths, but at least allows to obtain greater visual acuity without the need for lenses or by employing a reduced diopter lenses, less thick and more aesthetically pleasing. The diopter is the value that expresses the ability of essential lens for a myopic eye to see well.

In cases of progressive myopia, due to a gradual elongation of the bulb, the surgery goes to correct the refractive defect present at the time of surgery, but is not able to eliminate the tendency to an increase of the length of the eyeball can not therefore prevent a subsequent worsening of myopia.

Visual acuity indicates the visual performance achievable by each eye. It is measured in tenths by reading the patient numbers and places varying size letters on specially designed boards. The smaller are the recognized symbols the greater the visual acuity.

The maximum value of the visual acuity of an eye in perfect health is ten tenths of millimeters (10/10).

 

What are the causes of myopia?

The main causes of myopia can be:

unusually long eyeball;

greater curvature than the norm of the cornea or the lens;

refractive power of the excessive lens (index myopia).

 

What are the symptoms of myopia?

The person suffering from myopia to see in sharp, needs consistently in all the activities carried out during the day, including driving, eyeglasses or corrective lenses that allow you to properly correct the incoming light rays into the eye in so as to form clear images on the retina.

The symptoms of myopia may include:

blurry vision in observing distant objects

The need to frequently squint to get a clear view

Eyestrain resulting in headaches

 

Diagnosis

To diagnose myopia requires an eye examination with measurement of visual acuity:

Myopia diagnosis is made by the ophthalmologist during eye examination. The specialist measuring visual acuity and accurately determines the diopter of the visual defect, also with the aid of cicloplegiche drops, which produce the dilation of the pupil and a difficulty in focusing.

After the eye examination is determined the level of myopia expressed in diopters. Simplistically, the diopter power of the lens to match needed to see clearly the sull’ottotipo symbols, the board used ophthalmologist

 

treatments

You can correct myopia with glasses or contact lenses or you Piò required surgical intervention.

The photo refractive surgery recurring use of the excimer laser. The laser energy breaks the bonds between the molecules and produces an “evaporation” of the targeted tissue without damaging the surrounding tissues.

Other surface surgery techniques include:

PRK, a variant and trans-epithelial PRK customized, one of the most modern technology currently available

LASEK

EpiLASIK

Techniques intrastromal surgery (LASIK)

 

The refractive “customized” surgery is essential in the presence of high-order irregularities and allows a greater improvement of the retinal image quality obtained after the intervention elevating further the obtained visual quality.

 

Prevention

They are recommended visits to control eye from the age of 4-5 years and if you have family history of eye disease even before this age.

Membrana Epiretinica

Membrana Epiretinica

 

Le patologie a carico dell’interfaccia vitreo-retinica sono un gruppo di alterazioni fisiche dell’occhio che possono deteriorare gravemente la vista. Tra queste c’è la Membrana Epiretinica (anche nota come pucker maculare). Si verifica quando si ha una formazione di uno strato di cellule in grado di produrre una trazione sulla retina, provocandone il suo distacco.

 

Cos’è la membrana epiretinica?

Lo stadio iniziale della Membrana Epiretinica viene chiamato cellophane maculare a seguito dell’immagine brillante percepita durante l’esame oftalmoscopico dall’oftalmologo sul fondo dell’occhio. La prevalenza dell’ERM aumenta con l’avanzare dell’età. Si stima siano colpiti il 2% dei pazienti sotto i 60 anni e il 12% di quelli sopra i 70 anni.

 

Quali sono le cause della membrana epiretinica?

L’origine non è ancora del tutto chiara. La forma più frequentemente riscontrata non ha una causa ben definita, se non quella del normale invecchiamento dell’occhio. Questo processo di alterazione del corpo vitreo produce la proliferazione e l’accumulo di diversi tipi di cellule: cellule gliali, fibroblasti, macrofagi e cellule dell’epitelio pigmentato.

Altre cause di questa patologia possono essere:

Processi infiammatori oculari

Trombosi venose della retina

Diverse forme di maculo patie

Esiti di chirurgie oftalmiche

Esiti di laser retinico

Altre sindromi rare

 

Quali sono i sintomi della membrana epiretinica?

La Membrana Epiretinica è una patologia che può evolversi silenziosamente, senza dare sintomi.

Generalmente il paziente percepisce avvisaglie molto variabili come:

Alterazione del punto di messa a fuoco (metamorfopsia)

Visione doppia monoculare

Micropsia, condizione neurologica in cui gli oggetti appaiono più piccoli di quanto non lo siano in realtà.

Macropsia, condizione neurologica in cui gli oggetti appaiono più grandi di quanto non lo siano in realtà.

Diversi gradi di diminuzione dell’acuità visiva.

 

Diagnosi

Per formulare una diagnosi accurata si sottopone il paziente a visita oculistica e tomografia a coerenza ottica (OCT).

La tomografia consente di stabilire il livello di trazione a carico della retina.

 

Trattamenti

L’urgenza di intervenire chirurgicamente dipende dallo stadio di avanzamento del danno oculare. L’intervento standard in questi casi è la vitreoctomia che prevede il peeling della membrana limitante interna con l’uso di una sostanza tamponante, come aria, gas o olio di silicone, che facilita la chiusura del foro.

Recentemente l’Ocriplasmina (JETREA) ha dimostrato la sua efficacia nella terapia di sindrome di trazione vitreo-maculare. Essa consiste in un’iniezione di questo enzima nella cavità vitrea.

 

Prevenzione

Con la griglia di Amsler, un test di autovalutazione attuato direttamente dal paziente, la percezione alterata delle immagini o la comparsa di metamorfopsie può essere agevolmente individuabile.

Nel caso in cui il paziente vedesse le righe ondulate, è importante che si rivolga all’oculista specialista in patologie retiniche.

Lesioni epiteliali benigne

Lesioni epiteliali benigne

 

Le palpebre possono subire vari tipi di lesioni che originate nei vari strati dell’epidermide. Le forme più comuni sono: il papilloma squamoso, la cheratosi seborroica, la cheratosi attinica, il corno cutaneo, il cheratoacantoma. Queste lesioni possono essere associate o meno a neoplasie benigne. Occorre dunque una stretta osservazione dell’origine di tali lesioni e del loro sviluppo.

 

Che cosa sono le lesioni epiteliali benigne?

Il papilloma squamoso è la lesione palpebrale benigna più frequente. Può essere di due tipologie: lesione singola o lesione multipla. Entrambe queste due lesioni vanno localizzate solitamente in vicinanza del margine palpebrale.

 

La cheratosi seborroica, altrimenti nota anche come verruca senile, è un’altra lesione molto frequente. Appare come una formazione di squame singole o multiple grasse in genere peduncolate di colore scuro.

 

La cheratosi attinica, detta anche cheratosi senile o cheratosi solare, è una lesione precancerosa che raramente si sviluppa al terzo superiore del volto. Colpisce in genere individui anziani, di pelle chiara e che con un’esposizione solare indiscriminata.

 

Il corno cutaneo è un’evoluzione di altre lesioni sottostanti quali ad esempio la cheratosi, il carcinoma basocellulare, il carcinoma squamocellulare e altri tumori dell’epidermide. Si presenta come un prominenza di cheratina addensata.

 

Il cheratoacantoma si presenta come un nodulo solitario. Si sviluppa in modo rapido nelle regioni del viso più esposte alla luce. Nell’arco di alcune settimane termina il suo ciclo di sviluppo e generalmente svanisce spontaneamente in un periodo di sei mesi lasciando una cicatrice.

 

Quali sono i sintomi delle lesioni epiteliali benigne?

Le lesioni epiteliali benigne sono solitamente asintomatiche.

 

Diagnosi

Per diagnosticare le lesioni epiteliali benigne è richiesta una visita oculistica.

In caso di sospetta neoplasia maligna, il paziente è sottoposto ad imaging radiologico e successivo consulto multidisciplinare.

 

Trattamenti

Per trattare una lesione epiteliali benigna si sottopone il paziente ad intervento di rimozione chirurgica e successivo esame istologico.

 

Prevenzione

È necessario proteggere adeguatamente il volto e gli occhi dai fattori di rischio, riducendo quindi l’esposizione ai raggi solari e sottoponendosi a visite specialistiche periodiche e tempestive in caso di anomalie.

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