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Ticagrelor

Ticagrelor

 

Il ticagrelor si usa per minimizzare il pericolo di ictus, infarto o morte in soggetti che hanno avuto un infarto o che soffrono di angina.

 

Che cos’è il ticagrelor?

Si tratta di un inibitore dell’aggregazione delle piastrine. Opera frenando o arrestando l’adesione delle piastrine alle pareti dei vasi sanguigni o ai tessuti lesi.

 

Come si prende il ticagrelor?

Il ticagrelor si prende in combinazione con l’aspirina. Si prende per bocca in forma di pastiglie.

 

Effetti collaterali del ticagrelor

Prendere la ticagrelor può facilitare la comparsa di lividi.

 

È meglio avvertire immediatamente un dottore in presenza di:

rash

orticaria

prurito

problemi respiratori

sensazione di oppressione o male al petto

gonfiore di bocca, viso, labbra o lingua

raucedine inusuale

emorragie oculari

svenimenti

battito cardiaco rallentato, accelerato o irregolare

senso di avere la testa leggera

macchie violacee sulla cute

fiato corto

sintomi di ictus

sintomi di emorragie in corso

 

Avvertenze

Il ticagrelor non si deve prendere in presenza di emorragie in corso, se si ha mai avuto a che fare con emorragie cerebrali e se si soffre di seri disturbi al fegato. Non è neanche indicato a chi prende certi antifungini azolici, carbamazepina, dexametasone, alcuni macrolidi, nefazodone, fenobarbital, fenitoina, certi inibitori della proteasi, rifampicina o telitromicina.

 

Prima di cominciare la cura è fondamentale avvertire il dottore:

di allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti o ad altri medicinali o cibi

dei farmaci, dei fitoterapici e degli integratori presi, menzionando nello specifico altri medicinali per prevenire o curare i coaguli ematici, anticoagulanti, inibitori diretti della trombina, Fans, rivarobaxan, salicilati, antifungini azolici, macrolidi, nefazodone, inibitori della proteasi, telitromicina, carbamazepina, dexametazone, efavirenz, idantoine, fenobarbital, primidone, rifamicine, iperico, digossina, lovastatina e simvastatina

in presenza di assunzione di medicinali per sciogliere coaguli ematici entro 24 ore dalla terapia con ticagrelor

se si soffre (o si ha sofferto) di disturbi ai reni, ai polmoni o respiratori, emorragie gastrointestinali e problemi emorragici in generale, ulcere, polipi all’intestino, anomalie del battito cardiaco, disturbi di coagulazione, ictus, artrite gottosa o livelli alti di acido urico nel sangue

in presenza di svenimenti collegati a rallentamento del battito cardiaco in mancanza di un pacemaker permanente

se si hanno in programma interventi chirurgici o procedure dentistiche

in presenza di dialisi

in presenza di gravidanza o allattamento

 

È meglio avvertire dottori, chirurghi e dentisti dell’assunzione di ticagrelor.

Tetrabenazina

Tetrabenazina

 

La tetrabenazina si usa nella cura dei movimenti involontari collegati alla corea di Hungtington.

 

Che cos’è la tetrabenazina?

La tetrabenazina minimizza i livelli cerebrali di certe molecole, compresi quelli di dopamina, noradrenalina e serotonina. Il suo preciso meccanismo di funzionamento però non si conosce del tutto.

 

Come si prende la tetrabenazina?

La tetrabenazina viene somministrata per via orale.

 

Effetti collaterali del tetrabenazina

Prendere la tetrabenazina può provocare la sindrome neurolettica maligna. Può anche venire collegata alla comparsa di movimenti incontrollati e accrescere il livello di prolattina nel sangue.

Tra gli altri suoi eventuali effetti collaterali troviamo anche:

diminuzione dell’appetito

capogiri

sonnolenza

nausea

stanchezza

insonnia

vomito

 

È meglio avvertire immediatamente un dottore in presenza di:

rash

orticaria

prurito

problemi respiratori

sensazione di oppressione al petto

gonfiore di bocca, viso, labbra o lingua

svenimenti

battito cardiaco accelerato o irregolare

febbre

incremento della sudorazione

incremento della tosse o tosse strana

nuovi problemi muscolari o peggioramento di quelli preesistenti

movimenti involontari di viso, bocca, mascelle o lingua

problemi psicologici o del comportamento (nuovi o aggravati)

disturbi di insonnia persistenti

nausea o vomito gravi

capogiri gravi o continui

fiato corto

istinti suicidi

problemi a parlare o a deglutire

problemi di minzione

lividi o emorragie

disturbi alla vista.

 

Avvertenze

La tetrabenazina non è indicata in presenza di pensieri suicidi, depressione non curata o non monitorata dai medicinali, diminuzione della funzionalità epatica, sindrome del QT lungo o battito cardiaco irregolare. Non dovrebbe neanche essere presa in combinazione con certi medicinali che possono influire sulla funzionalità cardiaca, tipo certi antibiotici, certi antiaritmici e certi medicinali per disturbi psicologici o problemi dell’umore, o se nei 20 giorni prima sono stati presi MAO inibitori o reserpina.

La tetrabenazina può alterare le capacità di guidare e di manovrare macchinari pericolosi, principalmente se presi con alcolici o altri farmaci. Inoltre i capogiri collegati alla sua assunzione possono aggravarsi con temperature alte, l’attività fisica e la febbre.

 

Prima di cominciare la terapia è fondamentale avvertire sempre il dottore:

di allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a medicinali o cibi

dei farmaci, dei fitoterapici e degli integratori presi, nello specifico antibiotici, medicinali contro irregolarità del battito cardiaco, medicinali per disturbi comportamentali o psichiatrici, duloxetina, fluoxetina, medicinali neurolettici, paroxetina, reserpina, sertralina, terbinafina e MAO inibitori

se si soffre (o si ha sofferto) di depressione, istinti suicidi, disturbi psicologici o problemi dell’umore, patologie cardiache, squilibri elettrolitici (per esempio mancanza di potassio o magnesio nel sangue) o ridotto metabolismo del CYP2D6

in presenza di infarto recente

in presenza di gravidanza o allattamento

Cabergolina

Cabergolina

 

La cabergolina si usa nella cura di problemi collegati a livelli alti di prolattina, sia se a provocarne l’incremento sono tumori dell’ipofisi sia se si tratta di disturbi dalle cause ignote.

 

Che cos’è la cabergolina?

La cabergolina opera fermando la secrezione di prolattina da parte dell’ipofisi.

 

Come si prende la cabergolina?

La cabergolina si prende per bocca.

 

Effetti collaterali della cabergolina

La cabergolina può provocare problemi del comportamento.

Tra gli altri suoi eventuali effetti collaterali troviamo anche:

costipazione

capogiri

dolore alla testa

indigestione

leggero dolore allo stomaco

nausea

stanchezza o debolezza

vomito

 

È fondamentale recarsi immediatamente da un dottore in presenza di:

gonfiori a viso, gola, lingua o labbra, mani, caviglie, gambe o piedi

rash

prurito

orticaria

sensazione di oppressione o male al petto

dolore alla schiena

alterazioni del comportamento o dell’umore

bruciori, intorpidimenti o pizzicori

confusione

minzione diminuita

svenimenti

allucinazioni

battito cardiaco irregolare

tosse continua

capogiri o senso di avere la testa leggera intensi o continui

intenso male o sensibilità allo stomaco

fiato corto

crescita di peso repentina e inspiegabile

disturbi alla vista

 

Controindicazioni e avvertenze

La cabergolina può non essere indicata in presenza di pressione elevata, disturbi alle valvole cardiache, problemi collegati a fibrosi e assunzione di butirrofenoni, metoclopramide, fenotiazine, tioxanteni o triptani.

Prima dell’assunzione è meglio avvertire il dottore:

di allergie al principio attivo, ad altri medicinali (nello specifico ai derivati dell’ergot), ad altre sostanze o a cibi

dei farmaci, dei fitoterapici e degli integratori presi, nello specifico macrolidi, butirrofenoni, metoclopramide, fenotiazine, tioxanteni e triptani e ogni prodotto che potrebbe minimizzare la pressione o provocare disturbi alle valvole cardiache

se si soffre (o si ha sofferto) di disturbi epatici o pressione elevata (anche in seguito a una gravidanza)

in presenza di gravidanza o allattamento

 

La cabergolina può alterare le capacità di guidare e manovrare macchinari pericolosi; questo effetto può aggravarsi consumando alcolici e anche certi farmaci. Alcolici, caldo, attività fisica e febbre possono anche peggiorare i capogiri provocati dalla cabergolina; per questo è fondamentale alzarsi lentamente, principalmente al mattino, e sedersi alle prime avvisaglie di giramenti di testa.

Carboplatino

Carboplatino

 

Il carboplatino si usa soprattutto nella terapia dei tumori all’ovaio.

 

Che cos’è il carboplatino?

Il carboplatino disturba lo sviluppo delle cellule tumorali alterando il loro DNA.

 

Come si prende il carboplatino?

Il carboplatino si assume tramite infusioni in vena.

 

Effetti collaterali del carboplatino?

Il carboplatino può provocare serie reazioni allergiche, soppressioni del midollo osseo e anemia. Può anche minimizzare la quantità delle piastrine e la capacità dell’organismo di ostacolare le infezioni.

 

Tra gli altri suoi eventuali effetti collaterali troviamo anche:

costipazione

diarrea

caduta dei capelli

perdita dell’appetito

nausea

male o disturbi allo stomaco

vomito

debolezza

 

È fondamentale avvertire immediatamente un dottore in presenza di:

rash

orticaria

prurito

problemi respiratori

sensazione di oppressione al petto

gonfiore di bocca, viso, labbra o lingua

alterazioni nella quantità di urina prodotta

tosse

urina scura

diminuzione dell’udito (o perdita)

febbre, brividi o dolore alla gola

arrossamento, gonfiore o male sulla zona di iniezione

intorpidimenti, pizzicori o male a livello di mani o piedi

male, irritazione o piaghe in bocca

acufeni

stanchezza o debolezza intensi o continui

lividi o emorragie

ittero

 

Controindicazioni e avvertenze

Il carboplatino può non essere indicato in presenza di disturbi al midollo osseo o problemi emorragici.

Prima della sua somministrazione è fondamentale avvertire il dottore:

di possibili allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a ogni altro medicinale, a cibi o ad altre sostanze, nello specifico al mannitolo e a composti che contengono platico (per esempio il cisplatino)

dei farmaci, dei fitoterapici e degli integratori presi, nello specifico antibiotici, anticoagulanti, idantoine e ogni farmaco che può ledere i reni

se si soffre (o si ha sofferto) di disturbi epatici o renali o bassi livelli di elettroliti nel sangue

in presenza di gravidanza o allattamento

 

Durante la terapia non si devono assolutamente fare dei vaccini vivi.

In più, le donne in età fertile devono usare efficaci metodi anticoncezionali.

Carbossimaltosio ferrico

Carbossimaltosio ferrico

 

Il carbossimaltosio ferrico si usa nella terapia dell’anemia da mancanza di ferro.

 

Che cos’è il carbossimaltosio ferrico?

Il carbossimaltosio ferrico opera facilitando a soddisfazione dei fabbisogni di ferro dell’organismo.

 

Come si prende il carbossimaltosio ferrico?

Il carbossimaltosio ferrico si assume tramite iniezioni.

 

Effetti collaterali del carbossimaltosio ferrico

Il carbossimaltosio ferrico può provocare serie reazioni allergiche.

 

Tra gli altri suoi eventuali effetti collaterali troviamo anche:

nausea

vomito

leggeri dolori, licidi o alterazioni del colore della cute sulla zona di iniezione

 

È fondamentale avvertire immediatamente un dottore in presenza di:

rash

orticaria

prurito

problemi respiratori

fiato corto

respiro sibilante

sensazione di oppressione o male al petto

gonfiore di bocca, viso, labbra o lingua

capogiri o senso di avere la testa leggera

svenimenti

battito cardiaco accelerato, rallentato o irregolare

febbre o brividi

vampate

male, arrossamenti o gonfiori alla zona di iniezione seri o continui

 

Controindicazioni e avvertenze

Il carbossimaltosio ferrico non è indicato in presenza di forme di anemia non provocate da mancanza di ferro e quando i livelli di ferro nel sangue sono alti.

Prima della terapia è fondamentale avvertire il dottore:

di probabili allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a ogni altro medicinale (nello specifico a prodotti a base di ferro da somministrare tramite infusione in vena), a cibi o ad altre sostanze

dei farmaci, dei fitoterapici e degli integratori presi, nello specifico prodotti a base di ferro da prendere per via orale

se si soffre (o si ha sofferto) di disturbi epatici, porfiria o talassemia

in presenza di trasfusioni di sangue multiple

in presenza di gravidanza o allattamento

Il carbossimaltosio ferrico può compromettere le capacità di guidare o di manovrare macchinari pericolosi; questo effetto collaterale può aggravarsi consumando alcolici e certi medicinali. Inoltre può provocare pericolosi capogiri quando ci si alza; per questo è fondamentale prestare attenzione quando si passa da posizione sdraiata a posizione seduta o da quest’ultima alla posizione eretta e sedersi o sdraiarsi alle prime avvisaglie di giramenti di testa.

Cloralio idrato

Cloralio idrato

 

Il Cloralio idrato si usa per curare i problemi del sonno. Si utilizza anche nella cura dei sintomi dell’astinenza da alcol o nella loro prevenzione. Si può usare come sedativo prima di certe terapie o per minimizzare l’ansia collegata a cure o ad astinenza da numerose sostanze che danno dipendenza.

 

Che cos’è il Cloralio idrato?

Si tratta di un sedativo ipnotico che opera facendo diminuire l’attività del sistema nervoso centrale, provocando sonnolenza e facilitando così il sonno.

 

Come si prende il Cloralio idrato?

Di solito il cloralio idrato si assume per bocca.

 

Effetti collaterali del Cloralio idrato

Tra gli eventuali effetti collaterali del cloralio idrato troviamo anche:

diarrea

capogiri

sonnolenza

gas

nausea

sapore cattivo in bocca

disturbi di stomaco

 

È meglio avvertire immediatamente un dottore in presenza di:

rash

orticaria

prurito

problemi respiratori

sensazioneo di oppressione al petto

gonfiore di bocca, viso, labbra o lingua

disorientamento

vomito

 

Controindicazioni e avvertenze

Il Cloralio idrato non si può usare in caso di certi problemi renali, epatici o cardiaci o di seria infiammazione gastrica. Il suo utilizzo non è indicato neanche in presenza di assunzione di dofetilide, antistaminici o sodio oxibato.

Il Cloralio idrato può alterare le capacità di guidare e di manovrare macchinari pericolosi, principalmente se presa in combinazione ad alcol o altri farmaci. Inoltre, può dare dipendenza.

Prima di prenderlo è fondamentale avvertire il dottore:

di allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti o ad altri medicinali o cibi

dei farmaci, dei fitoterapici e degli integratori presi, menzionando nello specifico arsenico, cisapride, dofetilide, antistaminici, barbiturici, paraldeide, sodio oxibato, diuretici e anticoagulanti

se si soffre (o si ha sofferto) di infiammazioni dell’esofago, ulcere, patologie del sangue, depressione o disturbi renali, epatici o cardiaci

in presenza di pensieri suicidi (anche in passato)

in presenza di abuso di sostanze e dipendenze (anche in passato)

se si ha in programma un intervento chirurgico agli occhi

nell’eventualità di gravidanza o allattamento

Durante la cura è meglio evitare di consumare alcolici o farmaci che provocano sonnolenza, per esempio sedativi o tranquillanti.

 

Clorazepato

Clorazepato

 

Il Clorazepato si usa nella terapia dell’ansia, di certe forme di convulsioni e dei sintomi dell’astinenza da alcolici.

 

Che cos’è il Clorazepato?

Si tratta di una benzodiazepina. Opera frenando la velocità di movimento di certe molecole nel cervello, minimizzando così l’ansia e provocando, in certi casi, sonnolenza.

 

Come si prende il Clorazepato?

Il Clorazepato si assume per bocca, di solito in forma di pastiglie.

 

Effetti collaterali del Clorazepato

Tra gli eventuali effetti collaterali del clorazepato troviamo anche:

vista appannata

problemi di coordinazione

confusione

capogiri

sonnolenza

secchezza della bocca

dolore alla testa

senso di avere la testa leggera

nervosismo

disturbi di stomaco

instabilità

debolezza inusuale

 

È meglio avvertire immediatamente un dottore in preenza di:

rash

orticaria

prurito

disturbi respiratori

sensazione di oppressione al petto

gonfiore di bocca, viso, labbra o lingua

minzione diminuita o diminuzione della quantità di urine prodotte

vista doppia

alterazioni o disturbi d’umore

nuove convulsioni o peggioramento di quelle preesistenti

problemi a parlare

pensieri suicidi o tentativi di suicidio

tremori

insonnia

 

Avvertenze

Il Clorazepato non si deve prendere in presenza di glaucoma ad angolo stretto o di seri disturbi epatici. Inoltre non è indicato in presenza di assunzione di sodio oxibato.

Il Clorazepato può alterare le capacità di guidare e di manovrare macchinari pericolosi, principalmente quando preso in combinazione con alcolici o altri farmaci che possono provocare sonnolenza. Inoltre può dare dipendenza o tolleranza, principalmente quando preso per lunghi periodi o in dosi elevate; per questo è meglio rispettare la prescrizione del dottore e non smettere repentinamente l’assunzione, pena i sintomi di una vera e propria astinenza.

Prima di cominciare a prendere clorazepato è fondamentale avvertire il dottore:

di allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti o ad altri medicinali o cibi

dei farmaci, dei fitoterapici e degli integratori presi, menzionando nello specifico idantoine, rifampicina, cimetidina, clozapina, disulfiram, inibitori della proteasi dell’HIV, contraccettivi ormonali, metadone, nefazodone, omeprazolo, sodio oxibato o acido valproico

se si soffre (o si ha sofferto) di glaucoma, disturbi epatici o renali, convulsioni, disturbi muscolari, patologie del sangue o polmonari, problemi psichiatrici o dell’umore o psicosi

in presenza di pensieri suicidi

in presenza di abuso o dipendenza da alcolici o di sostanze (anche in passato)

nell’eventualità di gravidanza o allattamento

Ablazione della via accessoria

Ablazione della via accessoria

 

In caso di sindrome di Wolff-Parkinson-White (WPW), una volta confermata l’indicazione al trattamento con RF, si procede con il ricorso all’ablazione della via accessoria, costituita dall’erogazioni di polsi puntiformi, millimetrici, di radiofrequenza, effettuati con un catetere ablatore in corrispondenza della via anomala: in questo modo si interrompe la conduzione elettrica lungo tale struttura. Una volta eliminata la via anomala, viene nuovamente eseguito lo studio elettrofisiologico in modo da confermare la buona riuscita della procedura, registrando l’impossibilità che le tachicardie vengano nuovamente indotte. L’esame elettrofisiologico e l’ablazione vengono eseguiti in anestesia locale, effettuata a livello inguinale destro. Gli elettrocateteri necessari per lo studio elettrofisiologico e per l’ablazione vengono introdotti mediante la puntura della vena femorale. Il pomeriggio stesso il paziente è in grado di alzarsi e la mattina successiva può essere dimesso. Dopo aver eseguito una ablazione efficace, se non si presentano altri tipi di aritmia o di cardiopatia, non è necessario iniziare alcuna terapia farmacologica.

Ablazione della fibrillazione atriale

Ablazione della fibrillazione atriale

 

Che cos’è la fibrillazione atriale?

La fibrillazione atriale è un’aritmia cardiaca caratterizzata da attività atriale rapida e non ritmica, con perdita della contrazione degli atri. Gli atri infatti non risultano più in grado di espellere tutto il sangue, che pertanto resterà in parte all’interno delle camere con il pericolo che si formino coaguli. Questo ritmo alterato è assolutamente compatibile con la vita, ma può provocare complicanze potenzialmente molto invalidanti.

La fibrillazione atriale può essere causata, tra l’altro, da difetti delle valvole cardiache o difetti cardiaci congeniti, dall’assunzione di farmaci, caffeina, tabacco e consumo di alcol, dall’ipertiroidismo o altri squilibri metabolici e dall’apnea notturna. In gran parte dei casi, la fibrillazione atriale viene dunque determinata da una malattia cardiovascolare, ma è possibile che si manifesti anche in soggetti che non soffrono di alcuna cardiopatia. In questo caso, solitamente si parla di fibrillazione atriale isolata (30% dei casi). Se alla fibrillazione atriale è correlato anche un vizio strutturale del cuore si tratta di fibrillazione atriale concomitante (50% dei casi). In alcuni individui colpiti da fibrillazione atriale non si manifesta nessun sintomo, o se sono presenti non vengono riconosciuti dal paziente, che si limita ad adeguare il proprio stile di vita. Questi soggetti spesso vivono senza rendersi conto della loro condizione fino al momento in cui questa non viene riscontrata dal medico in occasione di un esame obiettivo o di un elettrocardiogramma. I pazienti che invece presentano sintomi, più frequentemente segnalano palpitazioni, dispnea, debolezza o affaticabilità, di rado sincope e dolore toracico.

Viene effettuata la diagnosi attraverso esame obiettivo, elettrocardiogramma o ECG holter delle 24 ore. Clinicamente, a seconda del modo di presentazione, la fibrillazione atriale viene suddivisa in parossistica (quando gli episodi si manifestano, ma si risolvono spontaneamente in un tempo inferiore a una settimana), persistente (quando l’episodio aritmico non si interrompe spontaneamente ma solo attraverso interventi terapeutici esterni) e permanente (quando gli interventi terapeutici si sono rivelati inefficaci).

 

Che cos’è l’intervento di ablazione chirurgica della fibrillazione atriale?

Quando sia la terapia farmacologica sia un’eventuale cardioversione elettrica si siano rivelati inefficaci nel controllo del ritmo o della frequenza, se si manifestano gravi sintomi invalidanti, il trattamento di scelta nel cercare una soluzione al problema in caso di fibrillazione atriale isolata può essere un’ablazione transcatetere. Se anche l’ablazione transcatetere risulta inefficace, è possibile effettuare un’ablazione chirurgica con la chiusura dell’auricola sinistra: ci saranno probabilità di riuscita sicuramente più elevate a scapito di una maggiore invasività.

In caso di fibrillazione atriale correlata ad un’altra patologia strutturale del cuore, si eseguirà l’intervento seguendo le modalità e l’approccio richiesto dalla patologia cardiaca strutturale (sternotomia o minitoracotomia con circolazione extracorporea o a cuore battente). In caso di fibrillazione atriale isolata di tipo parossistico, è possibile eseguire l’intervento di ablazione attraverso una doppia toracoscopia a cuore battente, con un’invasività minima. In caso di fibrillazione atriale persistente o cronica, verrà effettuato un intervento di ablazione in minitoracotomia, con l’ausilio della circolazione extracorporea.

La probabilità di ripristino del ritmo normale del cuore (ritmo sinusale) può variare dal 70 al 90% in base al tipo di fibrillazione atriale e alla durata della fibrillazione prima di essersi sottoposti all’intervento.

 

L’intervento di ablazione chirurgica della fibrillazione atriale è pericoloso o doloroso?

I rischi associati a questo tipo di intervento sono il sanguinamento, le infezioni, il danno neurologico e il possibile impianto di un pace-maker.

 

Follow-up

Dopo l’intervento il paziente viene trasferito in terapia intensiva, per restare sotto osservazione per 12-24 ore, prima di essere ritrasferito in reparto di degenza. Dopo 4 o 5 giorni dall’intervento il paziente può essere dimesso dall’ospedale ed essere trasferito direttamente presso un centro di riabilitazione cardiologica, dove resterà ricoverato per circa 15 giorni o direttamente a domicilio a seconda dei casi.

Tropicamide

Tropicamide

 

La Tropicamide si usa soprattutto per dilatare la pupilla e bloccare certi muscoli dell’occhio durante specifici esami della vista.

 

Che cos’è la Tropicamide?

La Tropicamide opera rilassando i muscoli dell’occhio per facilitare la dilatazione della pupilla (midriasi).

 

Come si prende la Tropicamide?

La Tropicamide si assume direttamente nell’occhio come un normale collirio.

 

Effetti collaterali della Tropicamide

Tra gli eventuali effetti collaterali della tropicamide troviamo anche:

vista appannata

bruciore

secchezza della bocca

dolore alla testa

nausea

sensibilità alla luce solare

temporaneo dolore pungente

 

È fondamentale avvertire immediatamente un dottore in presenza di:

rash

orticaria

problemi respiratori

sensazione di oppressione al petto

gonfiore di bocca, viso, labbra o lingua

mutamenti comportamentali, principalmente nei bambini

male all’occhio

battito cardiaco irregolare o accelerato

pallore o arrossamenti cutanei

rigidità muscolare

fiato corto

vomito

 

Avvertenze

La tropicamide non si deve mai usare in presenza di glaucoma da chiusura d’angolo.

Prima di prenderla è fondamentale avvertire il dottore:

di probabili allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti o a ogni altro medicinale o cibo

degli altri farmaci, dei fitoterapici e degli integratori che si stanno prendendo, nello specifico carbacolo, inibitori oftalmici della colinesterasi e pilocarpina

nell’eventualità in cui si soffra (o si abbia sofferto) di glaucoma o che si sia a rischio di svilupparlo

nell’eventualità di gravidanza o allattamento al seno

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