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Distorsione

Distorsione

 

Un trauma con allungamento o rottura dei legamenti in seguito a movimenti di torsione e rotazione (generalmente durante un’attività sportiva o lavorativa) genera un danno chiamato distorsione.

Caviglia, ginocchio e spalla sono, in ordine decrescente, le articolazioni più frequentemente colpite da distorsione, anche se tutte le articolazioni del corpo possono essere interessate.

 

Che cos’è la distorsione?

Esistono tre gradi di classificazione della distorsione:

1°grado: Stiramento dei legamenti senza rottura

2°grado: Rottura completa o parziale dei legamenti ma l’articolazione risulta essere ancora stabile

3°grado: Le lacerazioni capsulo-legamentose sono gravi da causare l’instabilità dell’articolazione per eccessivo allontanamento e dislocazione dei capi articolari (in particolare nel ginocchio).

 

Quali sono le cause della distorsione?

Le cause sono diverse, ma possono essere perlopiù raggruppate in: cadute accidentali, traumi sportivi, traumi automobilistici.

 

Quali sono i sintomi della distorsione?

I sintomi, generalmente tutti presenti, sono:

-impotenza funzionale

-dolore

-dolore alla mobilizzazione

-tumefazione edematosa e/o emorragica (in caso di rotture di vasi sanguigni)

-calore

 

 

Come prevenire la distorsione?

Fare stretching regolarmente aiuta a migliorare l’elasticità muscolare e articolare e a ridurre i rischi di incorrere in distorsioni. È bene essere in buona forma fisica prima di dedicarsi a performance sportive di qualsiasi genere e di astenersi nel caso si sia fuori allenamento. Avere muscoli allenati significa avere articolazioni più protette. Attenzione, poi, alle cadute accidentali e, soprattutto nel caso di caviglia e ginocchio, guardare sempre bene dove si mettono i piedi.

 

Diagnosi

Per decidere il trattamento da attuare il medico si avvarrà di opportuni accertamenti diagnostici:

-radiografia, per eliminare il dubbio di una frattura;

-solo se necessario: ecografia e/o risonanza magnetica per valutare meglio la lesione.

 

Trattamenti

La distorsione appena avvenuta necessita di un primo trattamento in fase acuta che si basa su: ghiaccio, riposo, elevazione (dell’arto), compressione (si utilizza l’acronimo G.r.e.co. per ricordare tutte le fasi).

L’articolazione distorta deve essere immobilizzata per un periodo variabile in relazione all’entità del danno. È possibile utilizzare bendaggi, tutori o gesso.

Solitamente è somministrata una terapia anti-infiammatoria e antidolorifica. In alcuni casi, può essere indicata anche una terapia antitrombotica.

Le lesioni di 3° grado, più gravi, di solito richiedono un trattamento chirurgico.

Per il ripristino completo della funzionalità articolare, risolta la prima fase acuta o dopo un intervento chirurgico, è fondamentale seguire un percorso riabilitativo.

 

Crampi muscolari

Crampi muscolari

 

Un crampo muscolare è una contrazione transitoria, improvvisa e involontaria di un muscolo o di un gruppo di muscoli. Anche se generalmente è innocuo, il crampo muscolare può provocare dolore e rendere temporaneamente impossibile l’utilizzo del muscolo interessato. Spesso insorge dopo un’attività fisica intensa, ma non infrequente è la manifestazione di crampi a riposo o durante il sonno.

I crampi muscolari possono risolversi, dopo un periodo più o meno protratto, sia spontaneamente sia con la trazione passiva dei muscoli interessati. Anche la contrazione dei gruppi muscolari antagonisti e la pratica di massaggi alle fasce muscolari colpite dallo spasmo possono alleviare il disturbo. Generalmente i crampi muscolari sono innocui – nonostante risultino non poco fastidiosi – e tendono a risolversi nel giro di alcuni minuti.

 

Quali sono le cause di un crampo muscolare?

La maggior parte delle volte alla base dei crampi muscolari c’è una delle seguenti condizioni:

-lunghi periodi di esercizio o lavoro fisico, soprattutto durante la stagione calda.

-disidratazione

-mantenimento di una posizione per un periodo troppo lungo di tempo.

-assunzione di alcuni farmaci, come i diuretici.

 

I crampi muscolari possono però anche essere segno della presenza di diverse patologie, anche gravi:

-restringimento delle arterie che forniscono sangue alle gambe (aterosclerosi periferica).

-compressione dei nervi nella colonna vertebrale a livello lombare.

-malattie che interessano il sistema muscolare.

-malattie neurologiche (malattia di Charcot).

-squilibri metabolici legati alla mancanza nell’organismo dei giusti livelli di potassio, calcio e magnesio.

 

Tra i fattori che possono aumentare il rischio di sviluppare crampi muscolari troviamo l’età avanzata; la disidratazione; lo stato di gravidanza; la presenza di patologie come il diabete o malattie del fegato o della tiroide.

 

Quali sono i sintomi di un crampo muscolare?

Quando un muscolo o un gruppo di muscoli si contrae in modo improvviso e volontario generando dolore più o meno intenso, possiamo parlare di crampo muscolare. In alcuni casi è possibile percepire un irrigidimento del muscolo appena contratto.

 

Come prevenire un crampo muscolare?

Per prevenire i crampi muscolari è consigliabile:

-evitare la disidratazione, bevendo in modo adeguato tutti i giorni in base alla propria età, attività fisica e/o lavorativa, in base al proprio stato di salute e agli eventuali farmaci che si assumono. Durante (e dopo) l’attività fisica non dimenticare di reintegrare i liquidi (acqua e/o sali minerali) a intervalli regolari;

-allungare i muscoli: è fondamentale effettuare stretching muscolare prima e dopo qualsiasi sforzo fisico.

-se si soffre di crampi notturni si consiglia di fare stretching e svolgere una leggerissima attività fisica (come pochi minuti di cyclette) prima di andare a letto.

Lussazione

Lussazione

 

Il termine lussazione deriva dal latino luxus e significa “andato fuori posto, slogato”. Si parla di lussazione quando, all’interno di una articolazione, i capi articolari si spostano dalla loro posizione fisiologica. La lussazione è  completa quando le superfici dei capi articolari interessati dall’infortunio arrivano a non toccarsi più, mentre si definisce incompleta quando tra le superfici articolari viene mantenuto un rapporto di contatto. Le lussazioni possono essere classificate in base alla loro causa e  possono quindi essere traumatiche, congenite e patologiche.

 

Che cos’è la lussazione?

La lussazione può interessare tutte le articolazioni, ma quelle più frequentemente interessate sono la spalla e le dita, seguite da gomito, ginocchia e fianchi.

 

Quali sono le cause della lussazione?

Le lussazioni più frequenti sono quelle causate da traumi. L’origine del trauma può essere dovuta a:

pratica sportiva: contatto fisico (durante l’esecuzione di sport come calcio, rugby e pallacanestro), cadute (durante la pratica di sport come pallavolo, sci, ginnastica). Le lussazioni alle dita sono molto frequenti soprattutto in sport come pallavolo e pallacanestro.

incidenti: cadute in bicicletta e moto o incidenti automobilistici possono provocare questo tipo di infortunio

Le lussazioni congenite generalmente sono causate da malformazioni dei capi articolari che si manifestano nei bambini alla nascita o in epoca neonatale (la più conosciuta è la lussazione congenita dell’anca).

Le lussazioni patologiche comprendono invece tutte le forme di alterazioni dei rapporti articolari causate da altre patologie.

 

Quali sono i sintomi della lussazione?

Un’articolazione lussata generalmente è caratterizzata dalla seguente sintomatologia:

-è visibilmente deformata

-appare gonfia e calda

-provoca dolore intenso

 

Come prevenire la lussazione?

Alcuni consigli per prevenire una lussazione sono:

-fare sport in modo sicuro, indossando il giusto equipaggiamento protettivo soprattutto nel caso degli sport da contatto

-evitare il ripetersi della lussazione: una volta che l’articolazione si è lussata, può risultare maggiormente suscettibile a lussazioni future. È importante, per evitare il ripetersi dell’infortunio e potenziare l’articolazione, svolgere gli appositi esercizi di resistenza e stabilità consigliati dal fisiatra o dal fisioterapista.

Lussazione della spalla

Lussazione della spalla

 

La lussazione della spalla si verifica quando la testa dell’omero non si trova più a contatto con la cavità glenoidea (il punto in cui si articola con la scapola).

 

Che cos’è la lussazione della spalla?

La lussazione della spalla può essere anteriore (più comune) oppure posteriore. Si tratta di una situazione piuttosto dolorosa che limita in parte o del tutto i movimenti.

 

Quali sono le cause della lussazione della spalla?

La lussazione della spalla avviene in conseguenza di un evento traumatico o, molto più raramente, di una patologia degenerativa. In ogni caso, si tratta di una condizione che tende a ripresentarsi sempre più frequentemente, in quanto le strutture deputate alla stabilità della spalla (capsula e legamenti) tendono a rompersi e/o allungarsi progressivamente in seguito agli episodi di lussazione.

 

Quali sono i sintomi della lussazione alla spalla?

La lussazione della spalla è un infortunio piuttosto doloroso ed è facilmente riconoscibile dal fatto che la spalla è molto dolorante ed è impossibile per il paziente l’esecuzione di alcun movimento. Inoltre, la testa dell’omero si può riconoscere alla palpazione come “scivolata” sotto l’ascella (lussazione anteriore) o dietro di essa (lussazione posteriore).

La lussazione della spalla può comportare alcune complicazioni vascolari e a livello di nervi. Per questo motivo è bene, in caso di lussazione, farsi visitare tempestivamente da un medico, muovere l’articolazione il meno possibile e applicare ghiaccio per ridurre la componente infiammatoria presente.

 

Esistono dei fattori di rischio per la lussazione della spalla?

Alcuni tipi di attività sportiva sollecitano particolarmente l’articolazione fra scapola e omero o la espongono a una maggiore probabilità di eventi traumatici. Anche le cadute e gli incidenti stradali sono fra le cause più comuni di lussazione della spalla. Infine, alcune persone nascono naturalmente con tendini e strutture capsulo-legamentose meno rigide, che li predispongono alle lussazioni.

 

In che modo si può prevenire la lussazione della spalla?

L’unico modo per diminuire le possibilità di incorrere in una lussazione della spalla è fare attenzione alle cadute e cercare di indossare adeguate protezioni se si praticano sport di contatto o attività lavorative che comportano questo rischio.

 

Diagnosi

Una lussazione della spalla è normalmente facile da riscontrare attraverso l’esame fisico del paziente. Talvolta, il medico prescrive una radiografia o una risonanza magnetica di controllo per escludere la presenza contemporanea di fratture o lacerazioni tendinee.

 

Trattamenti

La riduzione della lussazione è una procedura standard nella quale il medico cerca di riportare la testa dell’omero nella sua posizione normale, a contatto con la cavità glenoidea. Questa procedura può essere effettuata in anestesia ed è meglio ridurre la lussazione il prima possibile per ridurre i danni che il dislocamento comporta a strutture vascolari e nervose.

A seconda dell’intensità del dolore (che di norma migliora dopo la riduzione) il medico prescrive una terapia conservativa con farmaci antidolorifici per rilassare i muscoli e l’immobilizzazione dell’articolazione, per permettere un’eventuale guarigione delle strutture lesionate.

Dopo un periodo di immobilizzazione con un tutore si procede con un percorso di riabilitazione per ottenere un recupero articolare completo e un successivo rinforzo delle strutture muscolari che coadiuvano la stabilità della spalla.

Nel caso di persistenza dell’instabilità articolare con episodi sempre più frequenti di lussazione va presa in considerazione la possibilità di sottoporsi a un intervento chirurgico per “stabilizzare” l’articolazione.

L’intervento può essere eseguito in artroscopia se il danno è limitato alle “parti molli”: capsula e legamenti o a “cielo aperto” se al danno capsulo-legamentoso fosse associato un deficit osseo o omerale o scapolare.

 

In entrambi i casi al gesto chirurgico va seguito un lungo periodo riabilitativo composto di:

Prima fase: immobilizzazione del braccio per circa 4 settimane, per permettere al tessuto muscolare di ripararsi.

Seconda fase: fisioterapia assistita, per recuperare il movimento dell’articolazione (circa 4-8 settimane).

Terza fase: rinforzo della muscolatura attraverso l’esercizio fisico assistito e no (circa 8 settimane).

 

Menisco lacerato

Menisco lacerato

 

Il menisco è  un cuscinetto fibrocartilagineo presente tra le due principali ossa dell’arto inferiore, la tibia e il femore. Quando si lacera si genera una lesione nota anche come “rottura del menisco”.

Che cos’è il menisco lacerato?

Il menisco contribuisce a una migliore distribuzione del peso corporeo sul ginocchio, riducendo lo stress sullo strato di cartilagine che ricopre la superficie articolare. Quando si lacera non è più possibile svolgere correttamente queste funzioni.

 

Quali sono le cause del menisco lacerato?

Il menisco può lacerarsi per diversi motivi:

-a causa di un trauma: è la causa più frequente, soprattutto tra gli sportivi. Il menisco si può lacerare improvvisamente quando, ad esempio, ci si ferma bruscamente mentre si corre e si cambia improvvisamente direzione

-a causa dell’usura dell’articolazione dovuta al passare del tempo (a partire dai 40 anni di vita, di solito)

-a causa di altre condizioni mediche come l’artrite degenerativa (patologia degenerativa delle articolazioni)

 

Quali sono i sintomi del menisco lacerato?

La lacerazione del menisco dovuta alla normale usura articolare generalmente non provoca dolore. Se la lacerazione, invece, avviene improvvisamente, è accompagnata da una sintomatologia che può comprendere:

-dolore, spesso intenso, soprattutto quando il ginocchio è in torsione o in rotazione

-gonfiore o rigidità a carico del ginocchio

-difficoltà a stendere il ginocchio (parte del menisco lacerato può inserirsi all’interno dell’articolazione, impedendo al ginocchio di stendersi)

-presenza di raccolta di liquido all’interno del ginocchio

 

Come prevenire la lesione del menisco?

Contro la lacerazione del menisco dovuta al passare degli anni o all’artrite degenerativa non si può fare, purtroppo, nulla.

Diversi, invece, sono gli accorgimenti che possono essere messi in pratica per evitare la lacerazione traumatica di questa struttura fibrocartilaginea:

-evitare tutti i traumi che possono causarne l’insorgenza (attenzione anche a dove si mettono i piedi quando si scende dalla macchina o dall’autobus)

-effettuare appositi esercizi per rafforzare i muscoli delle gambe per contribuire a stabilizzare e proteggere le articolazioni del ginocchio

In caso di svolgimento di attività sportiva:

-effettuare sempre un appropriato riscaldamento prima di aumentare l’intensità dello sforzo fisico

-assicurarsi sempre di indossare il giusto equipaggiamento (la corretta tipologia di vestiario, di calzature ed eventuali protezioni necessarie)

-evitare movimenti bruschi

Visita ortopedica a mano o polso

Visita ortopedica a mano o polso

 

La visita ortopedica della mano o del polso è una visita specialistica condotta da un medico ortopedico che permette di identificare problemi a carico delle ossa, dei muscoli, dei nervi o dei tendini presenti nella mano e nel polso.

 

 

A cosa serve la visita ortopedica della mano o del polso?

 

La visita ortopedica della mano o del polso serve a diagnosticare i problemi alla base di disturbi come dolori, irrigidimenti e intorpidimenti.

Fra le problematiche che possono essere identificate sono incluse la degenerazione di ossa, articolazioni, muscoli o tendini, deformità di origine reumatica o artrosica, compressione di nervi (ad esempio la sindrome del tunnel carpale), infiammazioni, tumori e conseguenze di traumi (anche di origine sportiva).

 

 

Come si svolge la visita ortopedica della mano o del polso?

 

Durante la visita ortopedica della mano o del polso il medico si informa sulla storia personale e clinica del paziente (età, lavoro, attività fisica, traumi e patologie pregresse) e sui sintomi con cui ha a che fare.

All’anamnesi segue l’esame obiettivo, che può prevedere la palpazione manuale e l’esecuzione di test per verificare le capacità di movimento. Se disponibili, saranno esaminate anche radiografie o i referti di altri esami diagnostici condotti in precedenza.

Al termine della visita, che ha una durata tipica di 15-30 minuti, il medico può prescrivere ulteriori accertamenti (ad esempio ecografie, elettromiografie, Tac, risonanze magnetiche) o trattamenti specifici, a volte chirurgici.

 

Sono previste norme di preparazione?

 

La visita ortopedica della mano o del polso non richiede alcuna preparazione. Il paziente è però invitato a portare con sé i referti di eventuali indagini strumentali condotte in precedenza (ad esempio recenti radiografie del polso).

Visita cardiochirurgica

Visita cardiochirurgica

 

La visita cardiochirurgica è un passaggio fondamentale per la preparazione del paziente cui è stato già diagnosticato un problema cardiaco e circolatorio per la cui soluzione è necessario un intervento chirurgico, per la pianificazione dei tempi e delle modalità dell’intervento. La consulenza cardiochirurgica (di controllo) è utile al monitoraggio delle fasi successive all’intervento.

 

A cosa serve la visita cardiochirurgica?

La visita Cardiochirurgica consente di acquisire informazioni e predisporre trattamenti specifici per il paziente candidato a interventi chirurgici al cuore per malattie coronariche:

-esecuzione di by-pass coronarici per la cura della cardiopatia ischemia

-terapia delle cardiopatie congenite a livello atriale e dei tumori che interessano il cuore

-riparazione o sostituzione delle valvole cardiache (chirurgia valvolare o chirurgia della valvulopatie)

-terapia degli aneurismi dell’aorta toracica

-trattamento su ventricoli per la risoluzione di difetti cardiaci congeniti o acquisiti

-trattamento chirurgico della fibrillazione atriale e dello scompenso cardiaco

-impianto di pacemaker e altri strumenti impiantabili per il controllo delle disfunzioni cardiache

-monitorare i pazienti portatori di device o di protesi.

 

Come si svolge la visita cardiochirurgica?

Il paziente viene accolto da un team specializzato che raccoglie il maggior numero di informazioni possibili sulla storia e sullo stile di vita dell’assistito: alimentazione, vizio del fumo, livello di attività fisica e di sedentarietà, eventuali patologie in corso, interventi precedenti, casi in famiglia di patologie cardiache, assunzione di farmaci.

Successivamente vengono prescritti tutti i test di laboratorio necessari per i pazienti che necessitano di approfondimenti diagnostici prima dell’intervento: esami del sangue, esami radiologici, esami cardiologici.

Lo staff sanitario provvede poi ad acquisire tutti i dati e parametri clinici per stabilire il profilo del paziente candidato all’intervento chirurgico, per pianificare e definire la tipologia di intervento più adatto alla patologia, alla disfunzione cardiaca diagnosticata, alle condizioni e all’età del paziente, per procedere ad una valutazione del rischio tromboembolico ed emorragico del paziente in modo da eseguire l’intervento in sicurezza.

 

Sono previste norme di preparazione?

Non sono previste norme di preparazione, il paziente è invitato a portare con sé eventuali esami effettuati su richiesta del proprio medico curante e un promemoria in cui sono indicati tutti i farmaci che sta assumendo.

Test cardiopolmonare

Test cardiopolmonare

 

Definizione

Il test cardiopolmonare è il completamento del normale test da sforzo, cioè il cosiddetto elettrocardiogramma da sforzo. Consente di ottenere un quadro complessivo della condizione fisiologica del paziente. Il test cardiopolmonare supera il tradizionale test da sforzo poiché, mentre per mezzo di quest’ultimo si può verificare il comportamento elettrocardiografico sotto sforzo del paziente, col test cardiopolmonare si può valutare anche l’aspetto metabolico. Il test cardiopolmonare si utilizza da alcuni anni, ma solo recentemente è diventato un esame di routine. Oggi un buon ospedale dotato di dipartimento cardiologico non può prescindere dall’averlo. Il tipo di apparecchiatura che viene utilizzato per eseguire il test da sforzo cardiopolmonare consente di misurare la ventilazione, il consumo di ossigeno e la produzione di anidride carbonica durante lo svolgimento dell’esercizio. In questo modo, con i parametri misurati si può avere un quadro complessivo dello stato fisiologico del paziente.

 

Come si esegue

L’attrezzatura consiste in un ergometro, un elettrocardiografo dotato delle 12 derivazioni standard, un pneumotacografo (che serve a misurare la ventilazione polmonare) abbinato ad un analizzatore di gas (ossigeno e anidride carbonica), il tutto gestito da un software. Il paziente viene collegato a questa apparecchiatura per mezzo di un boccaglio dotato di rilevatore del respiro. Questo strumento trasmette, analizzando respiro per respiro, l’andamento del consumo di ossigeno e la produzione dell’anidride carbonica. L’apparecchiatura consente di costruire un grafico formato da una serie di curve che illustrano il metabolismo della persona.

 

Per chi è indicato?

Questo test viene principalmente utilizzato nei casi di pazienti cardiopatici e/o broncopneumopatici. In particolare è indirizzato a tre tipologie di pazienti:

-cardiopatici ischemici per i quali è necessario verificare la riserva coronarica. Per esempio pazienti operati di by-pass coronarico, per i quali la valutazione del test serve a controllare l’eventuale presenza di ischemia da sforzo residua.

-cardiopatici e/o bronchitici cronici che stanno svolgendo un programma riabilitativo.

-pazienti con scompenso cronico cardiaco più o meno grave. Infatti, attualmente è considerato un test fondamentale nella valutazione del paziente cardiopatico da candidare al trapianto cardiaco.

Alle persone affette da patologie respiratorie, per esempio chi soffre di enfisema o di bronchite cronica, questo esame può fornire indicazioni importanti sulla gravità della malattia, sulla sua evoluzione e valutare l’eventuale approccio terapeutico-riabilitativo.

 

Duplice valutazione

Si può definire un test di valutazione funzionale completo proprio perché riesce a tracciare un profilo fisiologico completo di un soggetto sotto sforzo valutando sia l’aspetto cardiaco sia respiratorio che metabolico.

La verifica della soglia anaerobica è molto importante nell’ambito della valutazione cardiologica. Permette un adeguato controllo sull’attività fisica svolta dal cardiopatico in corso di un programma di riabilitazione. Questo grazie a parametri precisi utilizzati per impostare e monitorare il “training cardiovascolare” in sicurezza e con la certezza di ottenere un buon recupero. Infatti lavorando entro i limiti di questa soglia si ottengono effetti benefici, mentre oltre tale livello di guardia (ossia in condizioni di anaerobiosi) non si ha l’effetto allenante ricercato e si rischiano complicanze.

Soglia aerobica e anaerobica

Per mezzo di questo test si valuta la condizione di partenza e con i vari parametri ottenuti si pongono gli obiettivi che lo sportivo poi svilupperà con il suo allenatore. In particolare è importante per misurare la soglia anaerobica e programmare un allenamento in grado di elevarne il livello in modo da utilizzare il proprio “motore” a un regime di giri più alto senza andare incontro alla formazione di acido lattico in eccesso nei muscoli rispetto alla loro capacità di smaltimento, evitando in tal modo un repentino e indesiderato senso di fatica.

Per atleti e sportivi

Nell’ambito sportivo questo test serve per valutare prevalentemente persone sane, ma anche atleti o sportivi con precedenti di malattie cardiovascolari di entità molto lieve per le quali si può ipotizzare un ritorno all’attività sportiva, cercando di dare al soggetto la possibilità di recuperare le proprie capacità al 100%. Inoltre è particolarmente consigliato alle persone di mezza età che vogliono capire qual è il loro limite e quali sono i margini di miglioramento dal punto di vista cardio-respiratorio; in particolare per chi pratica sport aerobici, cioè ciclismo, mezzo fondo, maratona, sci di fondo ecc…

Per migliorare il proprio allenamento

Anche per le persone che da anni si allenano 2/3 volte a settimana può essere utile eseguire il test cardiopolmonare. Infatti, se non si hanno a disposizione certi parametri (come quelli determinati da un test cardiopolmonare) non si può sapere se correndo a una determinata frequenza cardiaca quel tipo di allenamento è utile, oppure se è troppo vicino alla soglia anaerobica o se addirittura l’ha già superata. Così si rischia di sottoporsi ad un tipo di esercizio che invece di essere produttivo è controproducente. Con la valutazione cardiopolmonare si può indicare qual è lo stato attuale della condizione fisica della persona in modo da garantirle la possibilità di un allenamento ottimale e produttivo. Per è consigliato a persone dai 35/40 anni in su che eseguono sport con un certo impegno.

In caso di iscrizione in palestra è in genere richiesto un normale certificato medico oppure una certificazione specialistica medico-sportiva fondata su una valutazione con elettrocardiogramma registrato dopo uno sforzo, perciò non paragonabile ad un test da sforzo massimale.

Nello sport professionistico le società sportive sottopongono i loro atleti (ad esempio ciclisti, podisti, calciatori…) a valutazioni periodiche obbligatorie tra cui è previsto anche il test da sforzo cardiopolmonare. Si ritiene che ciò sia auspicabile ed utile anche ai dilettanti ed ai cosiddetti amatori che si sottopongono a carichi di allenamento talvolta molto impegnativi.

 

 

Ecocardiografia transtoracica

Ecocardiografia transtoracica

 

L’ecocardiografia (o ecocardiogramma) è una metodica che studia il cuore e il flusso del sangue attraverso le valvole per mezzo degli ultrasuoni. A differenza delle radiazioni utilizzate in radiologia,gli ultrasuoni sono innocui, per cui non è necessaria alcuna precauzione e l’esame può essere eseguito su qualunque paziente innumerevoli volte (anche nelle donne in gravidanza).

 

A cosa serve l’ecocardiografia transtoracica?

L’ecocardiografia transtoracica permette di fornire informazioni dettagliate sulle dimensioni e sulle funzione del cuore e degli apparati valvolari.

 

Come funziona l’ecocardiografia transtoracica?

Il paziente deve stendersi a petto nudo sul lettino dell’ecografista, che gli posizionerà degli elettrodi sul petto. In seguito l’ecografista spalmerà un apposito gel sul petto del paziente e sul trasduttore, una sonda che, appoggiata sul torace, emette gli ultrasuoni che, riflessi e rielaborati dall’apparecchiatura, permettono di visualizzare il cuore e le sue strutture. La sonda verrà spostata sul petto con una leggera pressione. Al paziente potrebbe essere chiesto di rimanere immobile o di respirare profondamente. Al termine dell’esame gli elettrodi saranno rimossi e non resterà che pulirsi dal gel rimasto sul petto. La durata complessiva dell’esame è di circa 10-15 minuti.

 

Chi può effettuare l’ecocardiografia transtoracica?

Non esistono particolari controindicazioni all’ecocardiografia: chiunque può sottoporsi all’esame.

 

Sono previste norme di preparazione?

L’ecocardiografia transtoracica non richiede nessuna preparazione.

 

L’ecocardiografia transtoracica è un esame doloroso o pericoloso?

L’ecocardiografia transtoracica non è né invasiva, né dolorosa e permette di riprendere la normale routine subito dopo l’esame. Anche quando previsto l’uso di agenti di contrasto, si tratta di sostanze non ionizzanti innocue per la salute.

Slogatura

Slogatura

 

Questo infortunio è anche detto lussazione, tuttavia il termine “slogatura” risulta comunemente molto più utilizzato. Consiste in uno spostamento permanente dei campi articolari gli uni rispetto agli altri.

Che cos’è la slogatura?

La slogatura è una lesione articolare che può interessare tutte le articolazioni. Quelle più frequentemente interessate sono la spalla e le dita, seguite da gomito, ginocchia e fianchi.

 

Quali sono le cause della slogatura?

Le slogature sono in genere causate da traumi. In particolare si può incorrere in una slogatura nel caso di:

-incidenti:  se si cade dalla moto, dalla bicicletta o in caso di incidenti automobilistici, ma anche se si inciampa o si cade mentre si corre o si cammina

-pratica di attività sportiva. In questo caso le slogature sono piuttosto frequenti. Possono essere determinate da cadute di vario tipo (soprattutto sport come pallavolo, sci, ginnastica) o dal contatto fisico (soprattutto sport come calcio, rugby e pallacanestro)

 

Quali sono i sintomi della slogatura?

Una slogatura è generalmente accompagnata dalla seguente sintomatologia:

-si avverte dolore intenso nella zona dell’infortunio

-l’articolazione può risultare deformata

-l’articolazione appare gonfia e calda

 

Come prevenire la slogatura?

Per prevenire le slogature è bene:

-fare sport in modo sicuro, indossando il giusto equipaggiamento protettivo soprattutto nel caso degli sport da contatto

-evitare il ripetersi della slogatura: dopo essersi slogata, l’articolazione risulta generalmente maggiormente suscettibile a slogature future. Per evitare il ripetersi dell’infortunio e potenziare l’articolazione è bene svolgere gli esercizi consigliati dal fisiatra o dal fisioterapista

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