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Riso brillato

Riso brillato

 

Che cos’è il riso brillato?

Si tratta di una tipologia di riso (Oryza sativa, varietà che appartiene alla famiglia delle Poaceae) trattato in maniera da intensificarne la brillantezza. Dopo averlo raccolto, il riso greggio viene lavato, seccato e privato degli strati esterni; in questa maniera si ricava il cosiddetto riso integrale, passato poi al processo di sbiancatura per togliere sia le fibre che il germe del riso e il farinaccio. In ultimo, i chicchi vengono irrorati di glucosio oleato per avere il riso brillato.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali?

100 g di riso brillato crudo hanno circa 332 Calorie suddivise così:

91% carboidrati

8% proteine

1% lipidi

 

Nello specifico, in 100 g di riso brillato crudo troviamo:

12 g di acqua

6,7 g di proteine

0,4 g di lipidi

80,4 g di carboidrati disponibili

72,9 g di amido

0,2 g di zuccheri solubili

1 g di fibra, di cui 0,08 g di fibra solubile e 0,89 g di fibra insolubile

1,3 mg di niacina

0,11 mg di tiamina

0,03 mg di riboflavina

94 mg di fosforo

92 mg potassio

24 mg di calcio

20 mg di magnesio

5 mg di sodio

1,3 mg di zinco

0,8 mg di ferro

0,18 mg di rame

10 µg di selenio

 

Quando non consumare il riso brillato?

Non ci sono interazioni tra il consumo di riso brillato e l’assunzione di medicinali o altre sostanze. In presenza di dubbi è sempre meglio consigliarsi con il proprio dottore.

 

Stagionalità del riso brillato

Il riso brillato si trova in commercio tutto l’anno.

 

Eventuali benefici e controindicazioni

Il riso è un cereale facile da digerire e senza di glutine, quindi adeguato anche all’alimentazione di chi è affetto da celiachia. Anche nelle sue variazioni brillate dà una certa dose di micronutrienti: vitamine del gruppo B, amiche del buon funzionamento del metabolismo; potassio che collabora alla regolazione della pressione e della frequenza cardiaca; un po’ di calcio, fosforo e magnesio per la salute di ossa e denti; poco rame e ferro da usare, per esempio, nella creazione di globuli rossi; selenio con proprietà antiossidanti. Dal punto di vista nutrizionale costituisce però principalmente una fonte di carboidrati di tipo amidaceo. Bisognerebbe preferirgli il consumo del riso integrale, che è una fonte di fibre insolubili pregiate per la salute dell’intestino, i cui quantitativi vengono profondamente minimizzati dal processo di sbiancatura.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate sono solo indicazioni generali e non soppiantano in nessuna maniera l’opinione medica. Per assicurarsi un’alimentazione sana e bilanciata è sempre meglio fare affidamento sui consigli del proprio medico curante o di un esperto nutrizionista.

Ricotta salata

Ricotta salata

 

Che cos’è la ricotta salata?

Si tratta di un latticino (non un formaggio) ricavato dal siero di latte di vacca, di bufala, di capra o di pecora. È un derivato del latte a pasta semidura passato a stagionatura breve (che però non dura meno di una settimana). Dopo la lavorazione a temperature elevate – che può includere l’aggiunta di latte o panna – si deve pressare e salare a secco.

Caratteristica delle regioni del Sud e del Centro dell’Italia, in passato la ricotta salata si produceva per accrescere la conservazione della classica ricotta. Oggi l’utilizzo dell’aceto o del limone per acidificare il siero è stato soppiantato da quello dell’acido lattico e dell’acido citrico.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali della ricotta salata?

100 grammi di ricotta salata danno circa 280 Calorie suddivise all’incirca così:

73% di lipidi

18% di proteine

9% di carboidrati

Nello specifico, in 100 grammi di ricotta salata troviamo:

23 grammi di lipidi, tra cui 15 grammi di acidi grassi saturi

18 grammi di proteine

2 grammi di carboidrati, tra cui 2 grammi di zuccheri

3,1 grammi di sale

1,2 grammi di sodio

 

Quando non consumare la ricotta salata?

Il consumo dei latticini può disturbare l’assunzione di ciprofloxacina e di tetracicline. In presenza di dubbi è sempre meglio domandare consiglio al proprio dottore.

 

Reperibilità della ricotta salata

La ricotta salata si trova in commercio tutto l’anno.

 

Eventuali benefici e controindicazioni

La ricotta salata è una ottima fonte di proteine di alta qualità che può essere inserita nell’alimentazione a turno con altre fonti di proteine, tipo la carne e il pesce. La potenziale aggiunta di panna ne accresce l’apporto calorico confronto a quello della ricotta fresca; per questo è fondamentale non fare lo sbaglio di ritenerla in partenza un latticino magro: in base al metodo di produzione e all’origine del siero può essere caratterizzata da un apporto calorico più o meno alto (di solito, per esempio, i derivati del latte di bufala tendono ad essere più calorici). Inoltre la ricotta salata è una fonte di quantità abbondanti di sodio, che in base alle odierne raccomandazioni in ambito nutrizionale non si dovrebbe assumere in dosi superiori ai 2 grammi al dì.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate sono indicazioni generali e non soppiantano in nessuna maniera l’opinione medica. Per assicurarsi un’alimentazione sana e bilanciata è sempre meglio fare affidamento sui consigli del proprio medico curante o di un esperto nutrizionista.

Ricotta forte

Ricotta forte

 

Che cos’è la ricotta forte?

La ricotta forte (conosciuta anche come ricotta ascuante, ‘scante, scanta o ashcande) è un latticino caratteristico della Puglia centro-meridionale e della Basilicata materana ricavato dalla filtrazione del siero di latte con possibile aggiunta di latte al 10-12%, tramite un processo di doppia cottura. Può essere ricavata a cominciare dal siero di latte di vacca, di pecora, di capra o misto. Il risultato ultimo è un prodotto spalmabile, dalla consistenza morbida e cremosa, dall’aroma pungente e dal gusto piccante.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali?

100 g di ricotta forte contengono 250 Calorie e:

25% di materia grassa

14,2 % di materia proteica

0,5% di carboidrati

 

La ricotta forte si prepara mettendo 20 grammi di sale per ogni kg di prodotto.

 

Quando non consumare la ricotta forte?

Il latticini non si devono consumare insieme alla ciprofloxacina e alle tetracicline. In presenza di dubbi è meglio consigliarsi con il proprio dottore.

 

Reperibilità della ricotta forte

La ricotta forte si produce tutto l’anno, però il picco di produzione va da ottobre a maggio. Rispetto alla ricotta fresca si mantiene per più tempo, però dopo qualche mese sulla sua superficie si evidenzia uno strato unto dal colorito giallastro.

 

Eventuali benefici e controindicazioni

La ricotta forte è portatrice dei benefici dei latticini. La sua composizione nutrizionale può cambiare in base del latte di origine, nello specifico dall’animale da cui è munto (vacca, pecora o capra) e dalla sua alimentazione, però in generale i latticini vengono considerati buone fonti di vitamine e minerali amici del buon funzionamento del metabolismo e delle difese antiossidanti dell’organismo.

D’altro canto, i latticini non si devono mangiare in quantità eccessive perché sono portatori di grassi saturi, colesterolo e sodio. I primi due, se consumati in quantità troppo alte, possono accrescere i livelli di colesterolo nel sangue; per questo gli adulti in buone condizioni di salute non dovrebbero eccedere nell’assunzione, rispettivamente, a non più del 10% delle calorie giornaliere e a non più di 300 mg al dì. Anche il sodio non deve essere consumato in eccesso; per difendere la salute cardiovascolare è meglio circoscriverlo a un massimo di 2 grammi al dì.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate sono solo indicazioni generali e non soppiantano in nessuna maniera l’opinione medica. Per assicurarsi un’alimentazione sana e bilanciata è sempre meglio fare affidamento sui consigli del proprio medico curante o di un esperto nutrizionista.

Uova di Gallina

Uova di Gallina

 

Che cosa sono le uova di gallina?

Si tratta del prodotto del ciclo riproduttivo della femmina del Gallus gallus. È uno dei cibi più consumati al mondo.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali?

100 grammi di uova di gallina intere danno 128 Calorie suddivise così:

39% proteine

61% lipidi

Nello specifico, in 100 grammi di uova di gallina abbiamo:

77,1 g di acqua

12,4 g di proteine

8,7 g di lipidi, tra cui 3,17 g di grassi saturi, 2,58 g di grassi monoinsaturi e 1,26 g di grassi polinsaturi (0,04 g di acido alfa-linolenico e 0,06 g di acido linoleico)

371 mg di colesterolo

tracce di carboidrati

Tra le vitamine e i minerali, 100 g di uova di gallina danno:

0,3 mg di riboflavina

0,1 mg di niacina

0,09 mg di tiamina

225 µg di vitamina A (retinolo equivalenti); questa quantità cambia decisamente in base al mangime che consumano le galline

210 mg di fosforo

137 mg di sodio

133 mg di potassio

48 mg di calcio

13 mg di magnesio

1,5 mg di ferro

1,2 mg di zinco

5,8 µg di selenio

 

Le uova costituiscono fonte di colina e di luteina/zeaxantina.

 

Quando non consumare le uova di gallina?

Non sono note interazioni fra il consumo di uova di gallina e l’assunzione di medicinali o altre sostanze. In presenza di dubbi è sempre meglio farsi consigliare dal proprio dottore.

 

Stagionalità delle uova di gallina

Le uova di gallina si trovano in commercio tutto l’anno.

 

Eventuali benefici e controindicazioni

Grazie alle loro proprietà nutrizionali, le uova possono collaborare a rimpinguare l’organismo con le vitamine e i minerali di cui ha necessità per soddisfare i fabbisogni delle cellule e per tenere i muscoli in salute (sono origine di proteine di buona qualità). L’alto apporto proteico di questo cibo facilita anche la sazietà, risultando così utile per mantenere il peso forma o per dimagrire. I loro micronutrienti favoriscono anche la promozione del giusto funzionamento del sistema nervoso e di quello immunitario e a difendere la salute della cute e della vista. Inoltre la colina che è contenuta nelle uova collabora alla riduzione dei livelli di omocisteina, molecola collegata a una crescita del pericolo cardiovascolare.

Le uova costituiscono però fonte di dosi alte di colesterolo. Per questa ragione non bisogna mai esagerare nel loro consumo, principalmente dei tuorli.

L’allergia all’uovo è una delle allergie alimentari più comuni tra i bambini.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate sono solo delle indicazioni generali e non soppiantano in nessuna maniera l’opinione del dottore. Per assicurarsi un’alimentazione sana e bilanciata è sempre meglio fare affidamento sui consigli del proprio medico curante o di un esperto nutrizionista.

Tè bianco

Tè bianco

 

Che cos’è il tè bianco?

Si tratta di una bevanda che si ricava dall’infusione delle foglie della pianta Camellia sinensis (o Camellia theifera o Thea sinensis) della famiglia delle Teacee. Si coltiva fin dall’antichità in India, Cina e Giappone; ultimamente anche in Indonesia, sul Caucaso, in Africa orientale e nell’America Meridionale. Quando cresce allo stato selvatico il suo sviluppo assomiglia molto a quello di un albero (può arrivare ai due metri di altezza), invece quando lo si coltiva prende un aspetto più simile a un cespuglio basso e ramificato. Le foglie sono sempreverdi e hanno forme differenti. Oggi ci sono molti tipi di tè (fra cui tè bianco, tè nero, tè verde, tè oolong), che si distinguono tra loro per il procedimento di lavorazione, che è il fattore più importante per distinguere il prodotto finito.

Il tè bianco è così denominato perché si ricava selezionando solo i germogli di tè rivestiti di una peluria bianco-argento. Viene prodotto lasciando appassire all’aria le foglie di tè dopo la raccolta. È in parte ossidato (l’ossidazione è una reazione chimica spontanea nelle foglie di tè).

 

Quali sono le proprietà nutrizionali?

Il tè bianco (parzialmente ossidato) ha molte caratteristiche nutrizionali in comune al tè verde (che non subisce ossidazione): dal punto di vista nutrizionale sono ritenuti molto simili. Cento millilitri (circa 100 grammi) di tè verde (infuso fatto con acqua) danno circa una Caloria e contengono approssimativamente:

99 g di acqua

0,22 g di proteine

0,02 mg di ferro

1 mg di magnesio

8 mg di potassio

1 mg di sodio

0,01 mg di zinco

0,3 mg di vitamina C

0,007 m di vitamina B1 o Tiamina

0,06 mg di vitamina B2 o Riboflavina

0,03 mg di vitamina B3 o Niacina

0,005 mg di vitamina B6

 

Il tè bianco include anche buone quantità di caffeina (circa 15 mg ogni 100 ml di infuso): una tazza da 200 ml contiene quindi circa 30 mg di caffeina.

 

Quando non consumare il tè bianco?

A oggi non si conoscono interazioni fra il consumo di tè bianco e l’assunzione di medicinali o di altre sostanze. Visto, però, che il tè bianco contiene caffeina (circa 15 mg ogni 100 ml di infuso), si consiglia di non darlo da bere ai bambini.

 

Reperibilità del tè bianco

Il tè bianco si trova facilmente per tutto l’anno.

 

Eventuali benefici e controindicazioni

Per le sue specifiche caratteristiche nutrizionali il tè bianco è ritenuto il più pregevole dei tè. Nello specifico è ricco di polifenoli, sostanze antiossidanti che hanno sull’organismo numerose azioni benefiche e protettive: infatti sono capaci di minimizzare il danno a carico delle cellule, con effetti antietà e antitumorali.

Apportano inoltre benefici al sistema cardiovascolare in quanto prevengono l’ipertensione, l’aterosclerosi e altre malattie a carico del sistema cardiovascolare. In teoria i polifenoli del tè bianco hanno anche un’azione positiva sulla cute, conservandola giovane più a lungo, mentre rinforza denti e ossa. Numerose ricerche attribuiscono a questo tipo di tè anche delle proprietà antibatteriche e anti-stress. Grazie alla presenza delle metilxantine (come caffeina, teofillina e teobromina) che hanno effetti biologici sugli adipociti, il tè bianco rende più rapido il metabolismo dei grassi, favorendo la perdita di peso.

Riguardo alle controindicazioni, è sempre bene rammentare che il tè bianco contiene della caffeina: se bevuto in quantitativi elevati può causare problemi come ansia, nervosismo e insonnia.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate sono indicazioni generali e non soppiantano in nessuna maniera l’opinione del dottore. Per assicurarsi un’alimentazione sana e bilanciata è sempre meglio fare affidamento sui consigli del proprio medico curante o di un esperto nutrizionista.

Tartufo Nero, Scorzone

Tartufo Nero, Scorzone

 

Che cos’è il tartufo nero?

Si tratta di funghi Ascomiceti a forma di tubero che si sviluppano sottoterra vicino alle radici di piante arboree, che danno al tartufo le sostanze nutritive; contemporaneamente il tartufo tramite i suoi sottili filamenti consente alle radici una profonda penetrazione nel terreno. Riconoscibili dal tipico odore penetrante, si usano in gastronomia nella preparazione e nella finitura dei piatti. Le varietà di tartufo più di valore sono il tartufo bianco pregiato e quello nero pregiato. Lo scorzone è un tipo di tartufo analogo nelle sembianze a quello nero però meno di valore.

Il tartufo nero è comune principalmente in Toscana e Umbria, nella Francia del Sud e in Aragona. Ha la scorza nerastra con delle venature rossicce più o meno visibili ed è abbastanza irregolare nella forma (presenta dei bitorzoli). È considerato il più pregevole dopo il tartufo bianco e, a differenza di quest’ultimo che dà il meglio di sé mangiato crudo, sviluppa l’aroma in cottura, sebbene si possa gustare anche crudo. Fra i più noti e lodati tartufi neri troviamo quelli di Norcia e di Spoleto.

Lo scorzone è una specie di tartufo analoga a quello nero però meno di valore – anche se ugualmente apprezzabile e rinomato. Dal colore nero-grigio e molto irregolare esternamente, la polpa bianca interna si inscurisce maturando. Lo scorzone ha un odore tipico: quando arriva a maturazione fa venire in mente la nocciola. Si raccoglie tra giugno e settembre, ragion per cui viene anche denominato “tartufo estivo”. Dal punto di vista delle caratteristiche chimiche e nutrizionali assomiglia molto al tartufo nero pregiato.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali del tartufo nero?

100 grammi di tartufo nero danno circa 31 Calorie e contengono approssimativamente:

76 g di acqua

6 g di proteine

0,5 g di lipidi

0,7 g di carboidrati

tracce di amido

0,7 g di zuccheri

8,4 g di fibre

3,5 mg di ferro

24 mg di calcio

62 mg di fosforo

0,05 mg di vitamina B1 o Tiamina

0,09 mg di vitamina B2 o Riboflavina

2 mg di vitamina B3 o Niacina

1 mg di vitamina C

 

Quando non consumare il tartufo nero?

A oggi non si conoscono interazioni tra il consumo di tartufo nero o di scorzone e l’assunzione di medicinali o altre sostanze.

 

Stagionalità del tartufo nero

Il tartufo nero si raccoglie tra dicembre e marzo, invece lo scorzone tra giugno e settembre. Non sono prodotti facili da trovare.

 

Eventuali benefici e controindicazioni

Molti sono gli eventuali benefici che possono venire dal consumo di tartufo nero. Lo scarso apporto di carboidrati e zuccheri fa in modo che questo strano fungo possa venire apprezzato anche da persone affette da diabete. Ricco di proteine e fibre, povero di grassi e privo di colesterolo, lo possono mangiare senza problemi persone di tutte le età, anche affette da problematiche cardiovascolari e da individui con intolleranza al glutine o con celiachia poiché non contiene glutine.

Ad oggi non si sono state evidenziate controindicazioni al consumo di tartufo nero, a meno che non si soffra di un’allergia specifica.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate sono solo indicazioni generali e non soppiantano in nessuna maniera l’opinione medica. Per assicurarsi un’alimentazione sana e bilanciata è sempre meglio fare affidamento sui consigli del proprio medico curante o di un esperto nutrizionista.

Tartufo bianco

Tartufo bianco

 

Che cos’è il tartufo bianco?

Si tratta di funghi Ascomiceti con conformazione di tubero che crescono sottoterra in simbiosi con le radici di piante arboree; la pianta dà al tartufo le sostanze nutritive elaborate tramite fotosintesi, mentre il tartufo con i suoi sottili filamenti consente alle radici una penetrazione profonda nella terra. Caratterizzati da un odore penetrante e molto tipico, si usano in gastronomia nella preparazione e nella finitura di svariate pietanze. I tipi di tartufo più pregevoli sono il tartufo bianco pregiato e il tartufo nero pregiato.

Il tartufo bianco è ritenuto quello di più valore. Si trova quasi solo nelle zone del Centro e del Nord Italia e in Istria: ha una scorza liscia, giallognola o bianca, polpa bianca, rosata o marroncino chiaro. È adatto a essere consumato principalmente crudo. Certe varietà, tipo il tartufo bianco d’Alba, sono specialmente pregiate e costose.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali?

Visto che dal punto di vista della composizione chimica sono molto somiglianti, il tartufo bianco possiede le medesime proprietà nutrizionali del tartufo nero. 100 grammi di tartufo nero danno circa 31 Calorie e contengono approssimativamente:

80 g di acqua

6 g di proteine

0,5 g di lipidi

0,7 g di carboidrati

tracce di amido

0,7 g di zuccheri

8,4 g di fibre

3,5 mg di ferro

24 mg di calcio

62 mg di fosforo

0,05 mg di vitamina B1 o Tiamina

0,09 mg di vitamina B2 o Riboflavina

2 mg di vitamina B3 o Niacina

1 mg di vitamina C

 

Fra i minerali contenuti nel tartufo bianco solitamente troviamo potassio, sodio, magnesio, zinco e rame. Calcolando le dosi ridotte usate, il tartufo bianco ha un valore nutritivo limitato; il valore di questo speciale fungo non è nell’apporto alimentare, ma nel suo profumo.

 

Quando non consumare il tartufo bianco?

A oggi non si conoscono interazioni tra il consumo di tartufo bianco e l’assunzione di medicinali o altre sostanze.

 

Stagionalità del tartufo bianco

Il tartufo bianco si raccoglie tra settembre e dicembre. Non è facilmente reperibile.

 

Eventuali benefici e controindicazioni

Numerosi sono gli eventuali benefici che possono venire dal mangiare tartufo bianco. Pieno di proteine e fibre e povero di grassi, lo possono mangiare persone di ogni età, anche se affetti da problemi cardiovascolari, poiché non contiene colesterolo. Il minimo apporto di carboidrati e zuccheri fa in modo che questo fungo possa venire apprezzato anche da persone affette da diabete. Per poter conservare il suo apporto vitaminico si consiglia di mangiarlo crudo, dal momento che la gran parte delle vitamine si dissolve con le temperature elevate. Non contiene glutine, e quindi lo possono mangiare e apprezzare anche persone affette da intolleranza al glutine o con celiachia.

A oggi non si è a conoscenza di controindicazioni al consumo di tartufo, a parte che non si soffra di allergia specifica.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate sono indicazioni generali e non soppiantano in nessuna maniera l’opinione del dottore. Per assicurarsi un’alimentazione sana e bilanciata è sempre meglio fare affidamento sui consigli del proprio medico curante o di un esperto nutrizionista.

Yogurt

Yogurt

 

Che cos’è lo yogurt?

Si tratta di un cibo ricavato dalla fermentazione del latte con due batteri particolari: lo Streptococcus thermophilus e il Lactobacillus delbrueckii subs. bulgaricus.

 

Quali sono le proprietà nutrizionali?

100 grammi di yogurt da latte intero danno 66 Calorie suddivise così:

23% proteine

53% lipidi

24% carboidrati

 

Nello specifico, in 100 grammi di yogurt da latte intero abbiamo:

87 g di acqua

3,8 g di proteine

3,9 g di lipidi, tra cui 2,07 g di grassi saturi, 0,84 g di grassi monoinsaturi e 0,13 g di grassi polinsaturi (0,05 g di acido alfa-linolenico e 0,08 g di acido linoleico)

11 mg di colesterolo

4,3 g di carboidrati disponibili

4,3 g di zuccheri solubili

Fra le vitamine e i minerali:

1 mg di vitamina C

0,19 mg di riboflavina

0,11 mg di niacina

0,08 mg di vitamina E

0,04 mg di tiamina

38 µg di vitamina A (retinolo equivalenti)

170 mg di potassio

125 mg di calcio

105 mg di fosforo

48 mg di sodio

12 mg di magnesio

0,41 mg di zinco

0,1 mg di ferro

2 µg di selenio

 

Quando non consumare lo yogurt?

Lo yogurt non si deve consumare durante terapie a base di ciprofloxacina o tetracicline. In presenza di dubbi è meglio consigliarsi con il proprio dottore.

 

Stagionalità dello yogurt

Lo yogurt si trova tutto l’anno.

 

Eventuali benefici e controindicazioni

Lo yogurt consente di assorbire le proteine di qualità e gli altri nutrienti esistenti nel latte con una grande digeribilità. La fermentazione è infatti una sorta di pre-digestione del lattosio, che viene tramutato per il 30-40% in galattosio, glucosio e acido lattico. Questo, combinato con la crescita dell’attività dell’enzima lattasi a livello della mucosa dell’intestino e a un rallentamento del passaggio intestinale rispetto al latte, fa dello yogurt un cibo adeguato anche in presenza di intolleranza al lattosio data da mancanza di lattasi. In generale, mangiare lo yogurt si collega al miglioramento del benessere intestinale.

Dal punto di vista nutrizionale lo yogurt è fonte di vitamine amiche del metabolismo e di minerali preziosi per la salute di cuore, ossa e denti. È anche fonte di micronutrienti dalle proprietà antiossidanti.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate sono solo indicazioni generali e non soppiantano in nessuna maniera l’opinione del dottore. Per assicurarsi un’alimentazione sana e bilanciata è sempre meglio fare affidamento sui consigli del proprio medico curante o di un esperto nutrizionista.

Nafcillina

Nafcillina

 

La nafcillina viene utilizzata per trattare e prevenire alcune infezioni batteriche.

 

Che cos’è la Nafcillina?

La nafcillina impedisce la sintesi della parete cellulare dei batteri sensibili alla sua azione. In questo modo ne provoca la morte.

 

Come si assume la Nafcillina?

La nafcillina può essere somministrata per via orale (in genere sotto forma di capsule) o mediante iniezioni direttamente in vena.

 

Effetti collaterali della Naficillina

L’assunzione a lungo termine o ripetuta di nafcillina può causare una seconda infezione.

Fra gli altri suoi possibili effetti avversi sono inclusi:

  • lieve diarrea
  • nausea
  • vomito

È importante contattare subito un medico in caso di:

  • rash cutaneo
  • orticaria
  • prurito
  • difficoltà respiratorie o di deglutizione
  • sensazione di oppressione al petto o alla gola
  • gonfiore di bocca, volto, labbra o lingua
  • sangue nelle feci
  • febbre
  • dolori muscolari
  • dolore, arrossamento o gonfiore al sito di iniezione
  • grave diarrea
  • dolori o crampi allo stomaco
  • irritazione o perdite vaginali

Avvertenze

La nafcillina non deve essere assunta in caso di trattamento con una tetraciclina. Inoltre è importante ricordare che la sua assunzione può compromettere l’efficacia dei contraccettivi ormonali.

Prima di assumere il farmaco è bene informare il medico:

  • di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, ad altri medicinali (in particolare a una cefalosporina o ad altri antibiotici beta-lattamici), ad alimenti o a qualsiasi altra sostanza
  • dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori assunti, in particolare tetracicline, anticoagulanti, eparina, metotressato, aminoglicosidi o contraccettivi orali
  • se si soffre (o si ha sofferto) di asma
  • in caso di gravidanza o allattamento

Nilotinib

Nilotinib

 

Il Nilotinib può essere utilizzato nel trattamento di alcuni tipi di leucemia, ad esempio la leucemia mieloide acuta.

Che cos’è il Nilotinib?

Il Nilotinib previene la crescita delle cellule tumorali. Agisce inibendo l’attività dell’enzima tirosinasi.

Come si assume il Nilotinib?

Il Nilotinib viene somministrato per via orale, in genere sotto forma di capsule da assumere a stomaco vuoto (almeno un’ora prima o 2 ore dopo i pasti).

Effetti collaterali del Nilotinib

L’assunzione di Nilotinib può essere associata a gravi alterazioni del battito cardiaco. Sono stati segnalati casi di morte improvvisa. Il trattamento può aumentare la sensibilità alle infezioni, ridurre il numero di piastrine nel sangue o aumentare la formazione di trombi.

Fra gli altri possibili effetti avversi del farmaco sono inclusi:

  • mal di schiena
  • dolori a ossa, articolazioni o muscoli
  • costipazione
  • diarrea
  • capogiri
  • pelle secca
  • arrossamenti
  • gas
  • perdita dei capelli
  • mal di testa
  • perdita dell’appetito
  • prurito lieve
  • lievi crampi o spasmi muscolari
  • lievi fastidi allo stomaco
  • nausea
  • sudorazioni notturne
  • naso chiuso o che cola
  • starnuti
  • stanchezza
  • difficoltà a dormire
  • vomito
  • debolezza

È importante contattare subito un medico in caso di:

  • rash cutaneo
  • orticaria
  • prurito
  • difficoltà respiratorie o di deglutizione
  • sensazione di oppressione al petto o alla gola
  • gonfiore di bocca, volto, labbra o lingua
  • bruciore, intorpidimento o pizzicore
  • variazioni nella quantità di urina prodotta
  • dolori al torace
  • confusione
  • svenimenti
  • battito cardiaco rallentato, accelerato o irregolare
  • sensazione di avere la testa leggera
  • problemi psicologici o cambiamenti d’umore
  • intorpidimento o debolezza a un braccio o a una gamba
  • debolezza a un lato del corpo
  • convulsioni
  • capogiri, mal di testa, stanchezza o debolezza gravi o persistenti
  • mal di stomaco, nausea o vomito forti o persistenti
  • fiato corto
  • difficoltà a parlare
  • aumento improvviso di peso
  • gonfiore di mani, piedi, caviglie o occhi
  • emorragie
  • infezioni
  • problemi epatici
  • pancreatite
  • problemi alla vista

Avvertenze

Il trattamento con Nilotinib può compromettere le capacità di guidare e di manovrare macchinari pericolosi. L’effetto può essere aggravato dall’alcol o da altri medicinali.

Il Nilotinib non deve essere assunto in caso di sindrome del QT lungo, prolungamento dell’intervallo QT, bassi livelli ematici di potassio o di magnesio, intolleranza al galattosio, grave carenza di lattasi, problemi di assorbimento del glucosio o del galattosio o gravi intolleranze al lattosio.

Il trattamento con Nilotinib è inoltre controindicato in caso di assunzione di amiodarone, disopiramide, procainamide, chinidina, sotalolo o altri antiaritmici, carbamazepina, clorochina, claritromicina, dexametasone, aloperidolo, itraconazolo, ketoconazolo, metadone, moxifloxacina, nefazodone, fenobarbital, fenitoina, pimozide, inibitori delle proteasi, PPI, rifabutina, rifampicina, rifapentina, iperico, telitromicina, voriconazolo o farmaci che possono portare a un prolungamento dell’intervallo QT.

Infine, durante il trattamento è necessario evitare l’assunzione di pompelmo e del suo succo.

Prima di assumere il farmaco è bene informare il medico:

  • di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, ad altri medicinali, ad alimenti o a qualsiasi altra sostanza
  • di un’eventuale intolleranza al lattosio
  • dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori assunti, in particolare amiodarone, disopiramide, procainamide, chinidina, sotalolo o altri antiaritmici, clorochina, claritromicina, aloperidolo, itraconazolo, ketoconazolo, metadone, moxifloxacina, nefazodone, pimozide, inibitori delle proteasi, telitromicina, voriconazolo, alfentanil, ciclosproine, diidroergotamina, ergotamina, fentanile, midazolam (per via orale), sirolimus, tacrolimus, carbamazepina, dexametasone, fenobarbital, fenitoina, PPI, rifabutina, rifampicina, rifapentina e iperico
  • se si soffre (o si ha sofferto) di altre forme tumorali oltre alla leucemia, problemi cardiaci, epatici, renali, pancreatici o al midollo osseo, globuli bianchi o piastrine bassi, anemia o anomalie nei livelli di elettroliti nel sangue (ad esempio fosforo, calcio o sodio)
  • in caso di casi di prolungamento dell’intervallo QT in famiglia
  • in caso di gastrectomia totale
  • in caso di gravidanza o allattamento

È inoltre importante informare medici, chirurghi e dentisti dell’assunzione di Nilotinib e parlare con un medico prima di sottoporsi a qualunque vaccino, in particolare a quelli vivi.

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